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Melissa P.: ancora pochi i controlli efficaci contro la misoginia su Facebook

Melissa P. non molla: alla terza chiusura del suo account per la presenza di foto di uomini e donne nudi, la scrittrice denuncia lo scarso controllo di Facebook verso quei gruppi, pagine o utenti che nascondono parole piene di violenza, sessismo e misoginia.
A cura di Laura Murino
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Melissa Panarello, conosciuta anche con lo pseudonimo di Melissa P., è stata bannata per la terza volta da Facebook a causa di alcune immagini che ritraevano nudi artistici femminili e maschili. La scrittrice si dice meravigliata di come venga messa in atto una censura a quanto esprima eros, mentre tutto quello che rappresenta un attacco alla donna in quanto donna venga ignorato e lasciato aperto. Melissa avrebbe più volte denunciato al gruppo di Zuckerberg una pagina chiamata “Infibuliamo Melissa P. con il cicatrene”, inneggiante alla violenza e piena di insulti gratuiti, che è però stata chiusa solamente molto tempo dopo le sue rimostranze. Ora Facebook ha dichiarato che porrà maggior controllo contro la misoginia che gira in rete e che talvolta si autoalimenta con gruppi e pagine create sul social network.

L’autrice del libro che al tempo della pubblicazione fece scandalo per il tema altamente erotico e per la giovane età della protagonista, “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”, riscontra come gli insulti sessisti siano qualcosa di normale in Italia verso chiunque. Cita ad esempio l’ex Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e l'attuale Presidente della Camera Laura Boldrini. L’accusa non troppo velata della Panarello nei confronti di Facebook è quella di effettuare un controllo ancora troppo superficiale verso i contenuti omofobi, misogini e violenti, permettendo così a coloro che realmente compiono atti di discriminazione o violano la privacy, di continuare a scrivere indisturbati.

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