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“Meglio morta che lesbica”, picchiata dalla madre e abusata dal padre per punizione

La ragazza aveva 15 anni quando i genitori hanno scoperto che era lesbica e l’hanno segregata in casa costringendola a subire abusi fisici e verbali quotidiani. Quando è diventata maggiorenne, dopo l’ennesimo abuso sessuale, è riuscita a scappare denunciando tutto e trascinando in tribunale i genitori che però ora negano tutto.
A cura di Antonio Palma
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Aveva solo 15 anni quando i genitori, a cui lei aveva tenuto nascosto tutto, hanno scoperto per caso, tramite alcuni sms, che era lesbica. Da quel momento per lei è iniziato un lunghissimo calvario fatto di violenze fisiche e abusi quotidiani da parte del padre e della madre al grido di "meglio morta che lesbica", sfociati poi anche in violenze sessuali in casa da parte del genitore. È la terribile storia di abusi che arriva dalla Sicilia dove la vittima, che ora ha 23 anni, ha deciso di denunciare tutto e trascinare i genitori in tribunale appena è riuscita a scappare da quella casa degli orrori dove veniva tenuta segregata.

"Ho tentato il suicidio tre volte  ma dopo l'ennesimo abuso sessuale sono scappata e li ho denunciati, ero appena diventa maggiorenne" ha rivelato la ragazza a La Repubblica che ha raccontato la sua storia. “Mi tagliavo i capelli e vestivo maschile. La mia famiglia aveva già capito qualcosa delle mie scelte. Poi, una mattina ho lasciato il cellulare a casa, mia sorella ha letto i messaggi e li ha fatti vedere a mio padre. Quel giorno, sono corsi a scuola a prendermi. Tutti. Mio padre, mia madre, mia sorella e il suo fidanzato. E mentre eravamo in macchina, mi davano botte in testa, nelle gambe, mi davano botte dappertutto”, ha ricostruito la 23enne che ora si è costituita parte civile contro i genitori, che però negano tutto, in un processo per maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori.

Dopo la scoperta dei genitori, l'adolescente era stata segregata in casa e sottoposta a violenze fisiche e verbali tutti i giorni. Il padre e la madre prima di distruggerle il telefono hanno inviato un messaggio a tutte le sue amiche che recitava: “Buttana, lascia stare a mia figlia”. La ragazza più volte ha provato a scappare ma, anche grazie alla complicità di vicini e concittadini che avvertivano i genitori, è stata sempre ripresa e riportata a forza nell'abitazione del Palermitano dove riceveva l'ennesima razione di percosse. Infine le violenze fisiche col padre che, spogliandosi per violentarla, le gridava "Tu queste cose devi guardare, non le donne”.

"Ero ormai a un bivio o la vita o la morte. E ho scelto di vivere e di denunciare i miei genitori. Non è stato facile ma ho avuto accanto a me tante belle persone che mi hanno aiutato a superare i momenti difficili" ha spiegato la ragazza che per lungo tempo stata trasferita in una comunità protetta. Ora che si sta rifacendo una vita ha voluto parlare della sua vicenda perché "è importante raccontare questa storia, perché tante altre ragazze che vivono situazioni simili alla mia non si scoraggino, non pensino mai di farla finita, perché anche loro trovino il coraggio di denunciare”.

"Francesca ha manifestato grande coraggio nel denunciare anni di abusi. Dopo le violenze subite dal padre da quando aveva 7 anni, a 12 scopre di essere gay e a quel punto il padre la punisce per la sua scelta con ulteriori violenze, di cui la madre era al corrente" ha dichiarato il suo legale. Per i genitori il pm Annadomenica Gallucci ha chiesto il rinvio a giudizio ma la decisione del Gup è slittata al prossimo 9 maggio. Gli imputati, che sono stati arrestati e portati in carcere nel giugno 2018, a seguito dell'interrogatorio di garanzia sono stati scarcerati dallo stesso gip che aveva ordinato la custodia cautelare. I due infatti si professano innocenti sostenendo che la ragazza si è inventata tutto.

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