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Marsiglia: il fratello dell’attentatore ha indottrinato il killer, poi la fuga in Italia

Anis Hanachi, arrestato a Ferrara, avrebbe avuto un “ruolo attivo” nell’attacco costato la vita a due ragazze a Marsiglia. Per gli inquirenti è stato lui ad indottrinare il fratello Ahmed e a provocarne la radicalizzazione.
A cura di Antonio Palma
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Non solo una funzione  di contorno o semplicemente logistica, Anis Hanachi, il fratello dell'attentatore di Marsiglia fermato sabato pomeriggio dalla polizia italiana a Ferrara, avrebbe avuto un "ruolo attivo" nell'attacco costato la vita a due cugine di 17 e 21 anni in Francia. Ne sono convinti gli inquirenti italiani che ora annunciano "interessanti sviluppi" dall'inchiesta parallela sui fatti di Marsiglia avviata in Italia dalla Procura antiterrorismo dopo la scoperta del passato nel nostro Paese di Ahmed Hanachi. Come ha spiegato in conferenza stampa il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, illustrando le operazioni che hanno portato alla cattura dell'uomo, Anis Hanachi sarebbe stato il vero indottrinato del killer di Marsiglia.

Anis avrebbe diretto l'attacco del fratello avvenuto lo scorso 1 ottobre nei pressi della stazione della città francese, ma lo avrebbe fatto dall'Italia, dove si trovava da pochissimi giorni. "Secondo l’ipotesi investigativa fu Anis Hannachi ad indottrinare il fratello, Ahmed, e provocarne la radicalizzazione fino all’attentato di Marsiglia", hanno spiegato infatti gli inquirenti italiani che hanno ricostruito il passato dell'uomo.

Per l'antiterrorismo italiano il tunisino Anis è un foreign fighters. Sbarcato la prima volta in Italia, a Favignana, nel 2014, era stato respinto  ma aveva deciso di andare in Siria ad addestrarsi, tornando poi in Europa. La prima traccia in Francia, poi il ritorno in Italia dove si hanno tracce certe della sua presenza in Liguria pochi giorni dopo l'attacco. Per i francesi però era già in Italia da poco prima dell'attacco, intorno al 27 settembre dove sarebbe rimasto in costante contatto col fratello. Non risulta sicuramente  la sua presenza a Marsiglia il giorno dell'attacco ma non è escluso che abbia potuto partecipare alla fase preliminare dell'attentato.

"Non avevamo evidenza della presenza di Anis in precedenza se non un respingimento nel 2014 quando è stato rimandato in Tunisia perché irregolare. Proprio da Tunisi ci è arrivata la conferma che si tratta di Anis, che ha combattuto in territorio siro-iracheno come foreign fighter, e che era un soggetto pericoloso", ha spiegato Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale Antiterrorismo, aggiungendo però che "la sua presenza a Ferrara sembra essere però estemporanea, senza basi logistiche precedenti". "All'individuazione si è giunti grazie a un rapporto intenso tra centro e territorio: avevamo una traccia di Rimini, poi lo abbiamo localizzato a Ferrara. Decisivi sono stati gli apporti della Digos di Bologna e Ferrara", ha raccontato il direttore dell'antiterrorismo, concludendo: "Al momento del fermo non aveva documenti, ha dichiarato un nome di fantasia e ha affermato, mentendo, di essere un algerino. Solo con l'identificazione abbiamo scoperto che nell'ottobre 2014 era stato respinto: in quell'occasione aveva detto di essere libico".

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