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Fratelli d’Italia rinuncia a mandare in carcere giornalisti per diffamazione: ritirati gli emendamenti

Troppo pesanti le polemiche delle opposizioni ma anche le critiche degli altri partiti del centrodestra: Fratelli d’Italia ha ritirato gli emendamenti al ddl Diffamazione che avrebbe introdotto il carcere per i giornalisti condannati. Sollievo da Forza Italia, Pd e M5s attaccano: “Inquietante anche solo averci provato”.
A cura di Luca Pons
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"La necessità di procedere con celerità all'approvazione del ddl sulla diffamazione, così come originariamente scritto, mi ha convinto a ritirare gli emendamenti presentati". Con questa nota Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Giustizia al Senato, ha annunciato che è saltato il tentativo di introdurre il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Gli emendamenti firmati da Berrino avevano sollevato non solo le proteste delle opposizioni, ma anche una reazione perlomeno scettica degli altri partiti della maggioranza.

Oggi, la norma sulla diffamazione per mezzo stampa prevedeva la possibilità del carcere, ma si tratta di una pena che non viene mai applicata, perché nel 2021 la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo che la conteneva. Fratelli d'Italia avrebbe sostituito l'articolo in questione, nella norma sulla stampa risalente al 1948, e avrebbe introdotto che nei casi in cui una persona pubblicava informazioni che sapeva essere false, soprattutto per attaccare un "corpo politico, amministrativo o giudiziario o una sua rappresentanza", sarebbe scattato il carcere.

"Avevo presentato due emendamenti per garantire la piena tutela delle persone offese da meccanismi di ‘macchina del fango', che ben poco hanno a che fare con la libertà di stampa", ha commentato Berrino annunciando il ritiro degli emendamenti: "Procediamo spediti per superare le pene detentive per il reato di diffamazione, immaginando altre tutele per l'eventuale vittima innocente. Coniugare libertà di stampa con tutela della persona offesa nella sua onorabilità sociale rimane la stella polare di FdI".

Non si sono fatte attendere le risposte sollevate della maggioranza. Da Forza Italia, Maurizio Gasparri e il capogruppo in commissione Giustizia al Senato, hanno commentato: "Bene che si sia chiarito che la maggioranza non ha mai inteso ripristinare il carcere per i giornalisti che si rendano colpevoli del reato di diffamazione. Forza Italia è sempre e innanzitutto per la libertà, che però non deve in alcun modo essere confusa con una ‘licenza di diffamare'". Noi Moderati, che si era opposto apertamente all'emendamento, ha parlato di una "vittoria del buon senso".

Per il Pd ha commentato il senatore Filippo Sensi: "Resta un provvedimento orrendo, una vendetta che penalizza e punisce il lavoro dell'informazione e sul quale dobbiamo fare una opposizione durissima, senza sconti". Il Movimento 5 stelle è intervenuto con la capogruppo in commissione Giustizia Ada Lopreiato e la componente della commissione di Vigilanza Rai Dolores Bevilacqua: "Possono provare a giustificare il ritiro di quei vergognosi emendamenti con le esigenze di procedere spediti sul ddl diffamazione, ma la verità è che il partito di Giorgia Meloni si è ritrovato isolato. Resta comunque inquietante anche solo il tentativo che è stato messo in campo".

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