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Mai più “Free Willy”: Sea World interrompe lo sfruttamento delle orche

“Dobbiamo rispondere al cambiamento di atteggiamento che abbiamo contribuito a creare”, ha spiegato Joel Manby, presidente e amministratore delegato di SeaWorld Parks and Entertainment.
A cura di Davide Falcioni
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La catena di acquari Sea World dice stop agli spettacoli e agli allevamenti di orche. Replicando alle crescenti critiche arrivate non solo dal mondo animalista, ma anche da agenzie governative e legislazioni statali, la società a cui fanno capo i parchi di Orlando, San Diego (nella foto Reuters) e San Antonio ha fatto sapere che l’attuale generazione di orche in suo possesso sarà l’ultima a vivere in cattività. “Dobbiamo rispondere al cambiamento di atteggiamento che abbiamo contribuito a creare”, ha spiegato  Joel Manby, presidente e amministratore delegato di SeaWorld Parks and Entertainment, in un articolo pubblicato sul Los Angeles Times. La catena di parchi era finita sotto i riflettori dopo un libro del 2012, “Morte a SeaWorld: Shamu e il lato oscuro delle orche in cattività” di David Kirby e il documentario del 2013 “Blackfish”, il cui protagonista Tilikum, un maschio di orca di 35 anni catturato in Islanda e responsabile della morte di tre persone , è oggi in pericolo di vita a causa di un virus che i veterinari non sono sicuri di poter curare.

L'ad di Sea World ha osservato che “sono quattro decenni che SeaWorld non cattura più un’orca”, e che quindi quelle in suo possesso saranno le ultime in cattività. L’attuale popolazione di mammiferi marini dei suoi acquari non verrà tuttavia rimessa in libertà, dal momento che si tratta di animali “che o sono nati li’, o li’ hanno vissuto per la maggio parte delle loro vite”, ha spiegato Manby. D'altro canto un precedente del 2002 si è rivelato disastroso: Keiko, la celebre orca protagonista del film del 1993 “Free Willy”, venne rimessa in mare aperto ma, non avendo la capacità di trattenere il respiro, nuotare vigorosamente e catturare il cibo, fu trovata morta di polmonite un anno dopo il “rilascio” in un fiordo della Norvegia.

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