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M5s verso addio a regola del doppio mandato: Di Maio e gli altri potrebbero essere ricandidati

Il MoVimento 5 Stelle potrebbe considerare l’ipotesi di mettere da parte la regola del doppio mandato, almeno nel caso in cui non si formi un governo e si ritorni preso al voto. È una “possibilità”, ha detto il portavoce del M5s Rocco Casalino al New York Times.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il MoVimento 5 Stelle potrebbe dire addio alla regola del doppio mandato, quella secondo cui tutti i portavoce del M5s non possono essere eletti nelle istituzioni per più di due mandati. Una regola che sembra essere suscettibile di diverse interpretazioni e che finora non ha una chiara applicazione: la regola vale se il mandato viene completato (cinque anni interi) o anche se si interrompe prima della sua fine? Il problema riguarderebbe da vicino anche Luigi Di Maio: nel caso in cui non si formi un governo e si torni al voto, il capo politico del M5s rischierebbe di non essere ricandidabile. E con lui tanti altri parlamentari di spicco come Roberto Fico, Paola Taverna, Carla Ruocco. Ma una deroga a questa regola sembra in arrivo. Almeno stando a quanto detto da Rocco Casalino, portavoce del MoVimento, e riportato dal New York Times: una deroga a questa regola è una “possibilità”, secondo Casalino, anche se finora questa iptoesi “non è mai stata discussa”.

In caso di nuove elezioni, quindi, Di Maio e tutti gli altri eletti, anche quelli al secondo mandato, potrebbero essere ricandidati contravvenendo così alla regola del doppio mandato. Si tratta di una opzione non ancora discussa, ma che partirebbe dal presupposto che questa legislatura non verrebbe mai avviata e che quindi il secondo mandato non potrebbe essere considerato tale in quanto mai esercitato. Finora, sottolinea però il New York Times, Di Maio ha sempre detto che onorerà la regola, di cui si definisce “orgoglioso” e che secondo lui è “fondamentale” e “sacrosanta”.

Il giornalista del New York Times ragiona però su come il MoVimento abbia perso alcune delle regole ferree che aveva in passato, come quelle riguardanti il divieto di andare in tv, l’intransigenza sugli indagati, il no alle coalizioni. Eppure queste stesse regole ferree vengono contestate dagli ex esponenti M5s, secondo cui rischiano di rovinare promettenti politici. L’esempio citato dal Nyt è quello del sindaco di Pomezia Fabio Fucci, che ha rivestito il ruolo di consigliere per meno di un intero mandato e poi quello di primo cittadino dal 2013. Dopo che Di Maio lo ha acclamato, definendo un modello di buon governo, il M5s lo ha escluso dopo il suo annuncio di correre a nuove elezioni comunali.

Il Nyt richiama un'intervista di Fucci in cui sostiene che la regola del doppio mandato aveva senso dieci anni fa, ma ora è “illogica”. Questo limite impedisce la formazione di una classe dirigente con le necessarie competenze, secondo Fucci. Se la legislatura dovesse concludersi ora “non solo a Di Maio ma a dozzine di nuovi eletti in Parlamento” sarebbe impedito di correre di nuovo. “Questo indebolirebbe immensamente il MoVimento”, ha detto ancora Fucci, secondo il Nyt. Secondo il sindaco di Pomezia potrebbe essere corretta una interpretazione data dalla stampa italiana a questa regola: per due mandati si considerano dieci anni. “Sfortunatamente – conclude Fucci – cambiano le regole perché è conveniente. In questo caso per salvare Di Maio e gli altri parlamentari”.

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