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Elezioni politiche 2018

M5S annuncia le coperture: “Taglieremo la spesa pubblica. Meno tasse per cittadini e imprese”

Con un posto pubblicato sul Blog delle Stelle, il Movimento 5 Stelle ha spiegato dove troverà le coperture finanziarie per realizzare il programma elettorale proposto: attraverso la spending review, M5S mira a liberare risorse improduttive da impiegare e investire in altre misure, come il reddito di cittadinanza.
A cura di Charlotte Matteini
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Con un post pubblicato sul Blog delle Stelle, il Movimento 5 Stelle spiega da dove prenderà i soldi, ovvero le coperture finanziarie necessarie a realizzare il programma elettorale proposto: "I 20 punti per la qualità della vita degli italiani liberano nuove energie e ci proiettano verso un’altra idea di Paese. Tutti ci chiedono: da dove prenderete i soldi? I soldi ci sono, eccome, in un bilancio da 800 miliardi. Basta avere lungimiranza e, appunto, le mani libere da condizionamenti di lobby e gruppi di interesse che finora hanno sempre prosperato in modo parassitario, attaccati alle gonne dello Stato", si legge nell'introduzione.

In sostanza, le coperture si troverebbero attraverso la cosiddetta "spending review", dunque attraverso il taglio della spesa pubblica:

"Per far contenti gli scettici, partiamo proprio dalle cosiddette coperture. Fondamentalmente sono tre:

1) circa 30 miliardi annui, a regime, di spending review in senso stretto (compreso 1 miliardo di tagli ai costi della politica e senza considerare la foresta di agevolazioni fiscali) che sono stati già individuati da una sequela di commissari alla spesa, con in testa Carlo Cottarelli (ma i partiti preferiscono tagliare i commissari piuttosto che la spesa);

2) 40 miliardi l’anno, a regime, di tax expenditures (agevolazioni fiscali) che si possono ripensare e spostare da obiettivi dannosi o improduttivi verso finalità ad alto moltiplicatore (in totale l’erosione fiscale dovuta ad esenzioni, detrazioni e deduzioni supera i 300 miliardi);

3) infine il MoVimento 5 Stelle farà una riflessione politico-economica su 10-15 miliardi di maggiore deficit annuo che comunque, partendo da una base programmatica dell’1,6 di deficit/Pil 2018, ci terrebbe ancora abbondantemente sotto il vetusto e stupido parametro del 3%.

Tirando una prima somma, dunque, stiamo parlando di 70 miliardi di coperture annue a regime derivanti da tagli agli sprechi, più una quota di maggiore deficit da decidere (anche in base al ciclo economico). Con l’obiettivo, però, di ridurre del 40% il debito/Pil in 10 anni".


"Il cuore della nostra visione per il rilancio del Paese
è il piano da 50 miliardi in cinque anni di investimenti pubblici produttivi. La spesa buona che i governi hanno tagliato per fare austerity e che serve a rilanciare la domanda aggregata: green economy, bonifiche, rete idrica, rete elettrica, adeguamento sismico, mobilità pulita e sostenibile, dissesto idrogeologico, riqualificazione urbanistica, edilizia scolastica e sanitaria, banda ultra larga, infrastrutture immateriali. Settori che, a differenza delle grandi opere inutili, creano centinaia di migliaia di posti di lavoro e non offendono il territorio. Per la digitalizzazione della Pa, invece, ci sono già 5,7 miliardi dell’agenda digitale. Ma non esiste una “smart nation” senza un rilancio forte di formazione, università e ricerca. Entro la legislatura, riportiamo la spesa in media con l’Unione europea: al 5% del Pil per la formazione e al 3% per la ricerca. Servono 25 miliardi che però hanno un moltiplicatore altissimo e darebbero ingenti entrate allo Stato. Gli investimenti possono essere coperti in parte con i piani di spending review e in parte con maggiore deficit. Ma il MoVimento conta pure di ricavare 5-9 miliardi nel corso della legislatura dal taglio delle già citate grandi opere inutili"
, proseguono i 5 Stelle.

Il Movimento presieduto da Luigi Di Maio punterà sostanzialmente sul cosiddetto shock fiscale in favore di imprese e cittadini: taglio delle tasse per le imprese, con il dimezzamento dell'Irap, e sul fronte dell'Irpef un rimaneggiamento dell'attuale sistema di imposizione fiscale. Pur non sacrificando il principio della progressività fiscale sancito in Costituzione, il Movimento 5 Stelle prevede un taglio di due aliquote e dunque l'introduzione di un Irpef a sole 3 aliquote: 23%, 27% e 41% con una no tax area pari a 10.000 euro: "L’impianto sarà a tre aliquote, ogni cittadino pagherà meno di quanto paga oggi, il risparmio per il ceto medio è oltre mille euro all’anno. La no tax area sale a 10mila euro (con benefici che si ripercuotono fino a 55mila euro di reddito) e in relazione al nucleo familiare la stessa no tax area arriva fino a 26mila euro. La riforma costerebbe oltre 13 miliardi (un intervento di rilievo), ma in essa inglobiamo gli 80 euro e ne utilizziamo le coperture: rifiutiamo infatti la logica del bonus del tutto regressivo (senza quoziente familiare e per giunta “flat”, nel senso che è uguale per tutte le categorie di reddito che lo percepiscono) e preferiamo una riforma organica dell'Irpef che distribuisce in modo più esteso e progressivo i benefici fiscali (a partire dai ceti medio-bassi). Dunque, restano poi poco meno di 4 miliardi scoperti che compensiamo con le tax expenditures".

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, "è vero che 5 miliardi di agevolazioni e 2,5 miliardi di tagli agli sprechi (pescando dai serbatoi già citati) ci serviranno, all’inizio, per mettere in piedi il Reddito di cittadinanza (già contemplati nelle coperture della misura). Ma il Reddito di cittadinanza tende a ripagarsi da solo sia in ragione degli spazi che apre ai consumi sia perché ci sosterrebbe nel dibattito con la Ue circa una revisione del nostro Pil potenziale, dell’output gap e dunque in merito ai più ampi margini finanziari utilizzabili persino a regole invariate. Senza dimenticare che la riforma dei centri per l’impiego darà forza lavoro qualificata a sostegno della competitività delle imprese".

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