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Legambiente: “Un sacchetto biodegradabile su due è falso”

Inquinano, sottraggono allo stato 30 milioni di tasse e agli imprenditori in regola 160 milioni di utili: sono gli shopper bio “taroccati”.
A cura di Redazione
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Sembrano biodegradabili, ma non lo sono; vorrebbero essere ecologici, ma inquinano: sono gli shopper falsi che, secondo un'indagine di Legambiente, rappresentano circa il 50% di quelli circolanti. Un'economia sommersa che causa più di un danno: alle imprese che producono a norma di legge gli shopper, allo stato che vede evase le tasse, all'ambiente coperto una volta di più di plastica. Le buste "false", infatti, contengono polietilene, la più comune materia plastica. La campagna di Legambiente "Io sono legale" è finalizzata proprio ad informare il consumatore e ad istruirlo sul riconoscimento del falso. Stefano Ciafani, direttore nazionale di Legambiente, ha osservato che nel 2011 l'Italia era il paese in cui si consumavano più buste di plastica in Europa. Grazie ad apposite leggi e all'informazione, il consumo è sceso del 55%. Merito delle buste di tela, quelle non usa e getta, e, successivamente, degli shopper bio, minacciato però dal parallelo mercato del falso.

Un falso che costa tanto. Le buste di finto materiale biodegradabile, fa sapere l'associazione ambientalista, stanno contribuendo con un'immondizia di materiale plastico equivalente a 40mila tonnellate. Il giro d'affari perso dalle imprese che agiscono a norma di legge è di 160 milioni di euro, mentre lo stato vede evasi 30 milioni di euro. E non poteva mancare in questo business la criminalità: "I clan – spiega ancora Ciafani – hanno dato vita a un nuovo tipo di racket. Impongono agli ambulanti l'acquisto di quantitativi di shopper che magari al commerciante non servono, ma che diventano una specie di pizzo. E così rubano mercato alle aziende locali in regola".

I controlli da parte delle forze dell'ordine, osserva Legambiente, devono essere più serrati. Un anno fa le autorità hanno sequestrato a Rovigo 18.000 sacchetti non a norma. Nel 2016, invece, i controlli avevano interessato Sicilia, Liguria, Piemonte, Calabria, Molise e Campania. L'anno prima ancora, "Chinatown" di Milano. Anche il consumatore, però, può fare la sua parte. Le buste di plastica vanno rifiutate, mentre degli ecoshopper bisogna sempre controllare la presenza dei simboli che ne attestano l'autenticità. Infine bisogna affidarsi al tatto, poiché, ricorda ancora l'associazione ambientalista: "Le bioplastiche sono piuttosto morbide, ma sono resistenti se fatte del giusto spessore".

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