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Strage di Ustica

Le carte segrete sulla strage di Ustica

Il Ministro degli Esteri ha reso pubbliche le indagini sull’abbattimento del Dc-9 Itavia. Dalle presunte responsabilità della Libia di Gheddafi al caso del casco del militare americano “fatto sparire”, il mistero resta fitto.
A cura di Biagio Chiariello
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27 giugno 1980 Accade il disastro aereo di Ustica, una strage, 81 persone erano a bordo. Chi ha abbattuto il Dc9 di Ustica? La Libia di Gheddafi? Gli Stati Uniti? Sono passati 34 anni da una delle stragi più angoscianti che il nostro Paese ricordi. Anni di inchieste e di ipotesi, che non hanno però mai dato una risposta chiara a quanto successo quella serata sui cieli del Mar Tirreno. Da ieri, però, gli italiani hanno il diritto di saperne qualcosa in più. Come scrive La Repubblica, il decreto Renzi sulle stragi ha portato il ministero degli Affari Esteri a desecretare  le carte sulle indagini riguardanti quando accaduto ad Ustica quel 27 giugno. Per quanto il mistero resti ancora tale, sono venuti fuori alcuni risvolti inediti della diplomazia segreta internazionale sviluppatasi attorno al caso. Innanzitutto le dichiarazioni di Abdel Hamid Baccouch, primo ministro libico durante il regime di Gheddafi, che nel 1992 ha attribuito la responsabilità al dittatore, ritenendo l'abbattimento dell'aereo un “atto anti italiano in reazione all'azione italiana di garanzia sulla neutralità di Malta”.

Il memorandum sulla strage di Ustica

Tra le carte c’è anche un memorandum del 2000 preparato per D’Alema e Amato. Secondo Repubblica, nel documento emergerebbe “balletto di verità e smentite su un'intensa attività militare nel Tirreno, la notte del 27 giugno 1980”. Sempre dal Memorandum sarebbero deducibili anche le falsità degli Stati Uniti. Washington ha sempre sostenuto che nella zona dell'incidente non c'erano né navi, né aerei americani. Una posizione smentita sia dalle rilevazioni radar dell'epoca, con aerei non identificati decollati da portaerei americane e francesi, che dalle dichiarazioni del comandante della nave Saratoga, che ha ammesso di aver ravvisato sul radar un traffico aereo molto intenso “nell'area di Napoli, soprattutto in quella meridionale”. E un punto interrogativo sulla vicenda è anche quello relativo ad un casco da aviatore con la scritta ‘John Drake’: era stato rinvenuto in mare, nei pressi del Dc-9 abbattuto, e sarebbe stato di un militare americano che, decollato con il suo aereo da un mezzo navale, era stato costretto ad abbandonarlo e lanciarsi in mare. Il casco, insieme agli altri reperti dell’incidente, era stato portato all'aeroporto Boccadifalco di Palermo. Poi, quando tutti gli oggetti sono stati trasportati da Palermo a Napoli, “è andato smarrito o con più probabilità è stato fatto sparire”.

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