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La lettera di Equitalia ai suoi funzionari: “Situazione critica, lavorare con sensibilità”

La missiva è stata scritta dal direttore generale della società di riscossione a seguito dell’annuncio di un imprenditore pugliese di volersi suicidare.
A cura di Davide Falcioni
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In una lettera inviata a tutte le strutture periferiche, il direttore di Equitalia Benedetto Mineo sembra rendersi conto della drammatica situazione nella quale versano i cittadini italiani, e nelle operazioni di riscossione chiede di "valutare caso per caso, persona per persona. Non possiamo permetterci – spiega – un comportamento non adeguatamente orientato alla sensibilità". L'indicazione dei vertici di Equitalia arriva dopo una serie di fatti di cronaca legati alle difficoltà di numerosi piccoli imprenditori nel pagare le imposte. In ultimo, la lettera inviata alla Gazzetta del Mezzogiorno da parte di un piccolo imprenditore pugliese, che minacciava un mese fa di togliersi la vita perché sommerso dai debiti verso lo Stato, che Equitalia è tenuta a riscuotere.

Mineo scrive che la società prende atto di "un disagio esteso, conseguenza diretta del perdurare della crisi" e chiede a tutte le strutture di fare un lavoro capillare, tenendo conto, nel lavoro di contestazione dei debiti fiscali e di riscossione, delle situazioni in cui si trovano le persone. "Abbiamo chiamato il giornale – scrive il direttore di Equitalia – e siamo risaliti all'indirizzo, un nostro funzionario si è messo subito in viaggio e ha raggiunto in casa l'autore della missiva. La cosa che più ci interessava, in quel momento, era stare vicino a quell'uomo affinché non si sentisse abbandonato dalle Istituzioni". Una storia finita bene. Ma "l'episodio – fa presente Mineo – non costituisce, purtroppo, un caso isolato. Riflette anzi un disagio esteso, conseguenza diretta del perdurare della crisi". E allora se "rapidità di risposta e attenzione al contribuente hanno fatto la differenza nel caso dell'imprenditore pugliese, questo dimostra che, come sempre, il migliore sinonimo di servizio è proprio la relazione con le persone".

"Siamo consapevoli – continua – che l'arrivo di una richiesta all'agente della riscossione, in un momento come quello che stiamo vivendo, possa infrangere equilibri già instabili. Di fronte a queste situazioni non possiamo permetterci di commettere errori o di avere un comportamento non adeguatamente orientato alla sensibilità che queste circostanze richiedono". In questo modo – conclude la lettera – "possiamo vedere riconosciuto il nostro lavoro al servizio di un Paese che vogliamo più giusto, la nostra professionalità, l'imparzialità nel rispetto delle leggi e, non ultima, la nostra umanità".

Vedremo nei prossimi mesi in che modo i buoni propositi del direttore di Equitalia diventeranno realtà. E vedremo anche se – di fatto – chi ha ricevuto una visita di un agente potrà quantomeno beneficiare di una distensione dei tempi di pagamento. E di seguito riportiamo la lettera dell'imprenditore pugliese, pubblicata su "La Gazzetta del Mezzogiorno", che ha innescato l'importante decisione di Equitalia:

Sono un piccolo ma proprio piccolo imprenditore edile. Vivo a Bari. Lavoro come un cane dalla mattina alla sera e questo perché devo lavorare in continuazione per prendere lavori in continuazione, per prendere soldi in continuazione per pagare in continuazione tasse, spese, contributi, benzina, sub appaltatori, fornitori multe, luce, gas, acqua, condominio e decine di eccetera. In media ogni due giorni ci sono pagamenti da fare. Oggi alle 15.30 sono tornato a casa e dal vetro della cassetta postale ho visto una cosa bianca che mi sembrava il solito rollino della raccomandata della posta (adesso li fanno con la macchinetta ed esce una specie di scontrino lungo che si arrotola su di sé). 

Già mi è venuto il terrore (e non è una parola ad effetto, è quello che sento dentro di me da qualche anno), ho aperto la cassetta ed era il rollino della posta, una raccomandata di Equitalia. Questa volta, mai successo, era intestata a mia moglie. Mai accaduto, sono sempre intestate a me. Quindi doppia paura, doppia angoscia. 

Mi è venuto un momento così forte di scoramento che stavo decidendo di uscire dal portone e buttarmi sotto una macchina e farla finita con questa vita che è solo una persecuzione. Sono sceso dai cinque scalini dell’androne, ho aperto il portone, mi sono fermato sul marciapiede. Poi mi sono mosso nuovamente e sono andato sul ciglio della strada, mi sono appoggiato ad un’auto: guardavo la strada e le auto che passavano da sinistra a destra, da destra a sinistra. 

Purtroppo io non ho il coraggio di fare gesti eclatanti tipo impiccarsi, bruciarsi, buttarsi sotto una macchina, spararsi. Spesso penso di farlo con un gesto non violento perché sono una persona sensibile e tra l’altro sono cristiano. Ho pensato ad esempio che ingerire una dose massiccia di pillole ha bisogno solo di un gesto veloce e poi una volta fatto non puoi tornare indietro e così si potrebbe morire diciamo in maniera tranquilla, come ero io un tempo. Ora non più, non dormo più la notte, sono sempre di cattivo umore, non rido, trascuro la famiglia, gli amici, sto sempre a pensare a come cercare di lavorare, prendere soldi, per evitare il crac economico e il fallimento della mia vita. 

Penso di uccidermi e già muoio dentro all’idea di lasciare la mia famiglia, i miei fraterni amici, i miei operai. E oggi mi è arrivata questa raccomanda, l’altro giorno due, ancora qualche giorno prima altre due e poi decine e decine e decine, centinaia di avvisi. Diversi mesi fa ho ricevute 11 raccomandate tutte in una volta. Un rollino di posta che non finiva mai, tenete conto che un rollino di una raccomanda misura 30-35 centimetri, ho ricevuto un rollino di tre metri e mezzo. Equitalia, Agenzia delle Entrate, Inps, tasse, cartelle, sanzioni, ingiunzioni. Negli ultimi 5, 6, 7 anni non riesco più a pagare tutto, non ce la faccio, non è possibile, e cosi si sono accumulate spese su spese, interessi su interessi, aggio su aggio, more su more, sanzioni su sanzioni. 

Ci sono errori da parte di Equitalia? Chi lo sa. Come si fa a saperlo? Bisognerebbe andare da un tributarista, ma da chi? E poi questo mica ti fa il servizio gratis. Nel frattempo chissà, da 10 mila euro diventano 100mila e poi 200mila. Sto provando alcune strade ma il debito è altissimo e non ce la farò. L’unica soluzione è che facciano un condono o che facciano altre leggi per far respirare gli italiani. Ho comprato una casa nel 1980, l’ho pagata, dopo un primo mutuo sto pagando un secondo mutuo per lasciarla a mio figlio. Il mio terrore quotidiano è che me la pignorino. Spero che passi la legge sull’impossibilità di pignorare la prima casa, sempre che non me la tolgano prima. Ecco perché alla fine penso solo a suicidarmi. Prima di farlo lascerò una lettera per spiegare come è stato possibile ridurmi così, indicherò enti e persone, tanto una volta morto non credo che mi possano querelare, ma si deve sapere che la mia è stata un’istigazione al suicidio.

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