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Kenya, il capo della polizia: “Silvia Romano è viva”

Noah Mwivanda, capo della polizia kenyana per i distretti costieri, ha rivelato che “Silvia Romano è viva”: il sequestro sarebbe stato compiuto da otto uomini, che avrebbero poi consegnato la volontaria milanese a tre complici. Continuano le ricerche a tappeto anche nella foresta.
A cura di Davide Falcioni
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Silvia Romano (foto Facebook)
Silvia Romano (foto Facebook)

"Silvia Romano è viva". A rivelarlo è Noah Mwivanda, capo della polizia kenyana per i distretti costieri, che interpellato da Repubblica ha per la prima volta rassicurato i familiari e gli amici della volontaria milanese rapita martedì scorso. Il funzionario di polizia ha spiegato che il sequestro sarebbe stato compiuto da un commando di otto uomini, che dopo aver sequestrato la 23enne si sarebbero divisi consegnandola a un gruppo di altre tre persone. Le autorità kenyane si starebbero avvalendo nelle loro ricerche delle più sofisticate tecnologie, e probabilmente proprio grazie a dei visori termici – in grado di rilevare il calore dei corpi anche nella foresta – sarebbe stato individuato il luogo in cui i rapinatori nascondono la cooperante. "Questi strumenti – spiega Repubblica – avrebbero confermato le indicazioni raccolte dagli inquirenti kenyani con gli interrogatori di alcune persone sospettate di avere aiutato il commando nel rapimento".

Quelle di Noah Mwivanda sono le prime dichiarazioni rassicuranti dopo giorni di silenzio e grande apprensione. Silvia Romano è stata rapita in seguito a un blitz di un gruppo di malviventi – probabilmente criminali comuni – a Chakama, nella contea di Kilifi, a un'ottantina di chilometri da Malindi, dove la giovane assisteva bambini orfani per conto della onlus marchigiana Africa Milele. I rapitori, armati di kalashnikov, hanno fatto irruzione nel villaggio, sparando aprendo il fuoco e ferendo cinque persone, tra i quali due bambini. Stando a quanto trapelato, i malviventi stavano cercando proprio l'italiana: in un primo momento si è temuto che il sequestro fosse stato pianificato da una banda di somali, probabilmente terroristi, ma nelle ultime ore ha preso maggior vigore la tesi che i responsabili possano essere stati criminali comuni.

Quel che è certo è che il governo kenyano non ha lesinato risorse né uomini per le ricerche, dispiegando sul campo reparti speciali della polizia e dell'esercito con il sostegno di elicotteri e droni. Fondamentale sarebbe poi l'apporto dato dalla popolazione locale, che ha permesso di arrestare nella giornata di ieri una ventina di persone, tutte sospettate di essere state complici dei sequestratori. La Farnesina segue "molto, molto da vicino" le ricerche, come ha dichiarato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero: "E' un episodio terribile. Le autorità del Kenya si stanno impegnando, naturalmente c'è il massimo riserbo".

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