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Twitter userà la “pillola avvelenata” per difendersi da Elon Musk: come funziona la poison pill

Il CdA di Twitter ha deciso di prendere una “poison pill”, cioè una manovra per contrastare una scalata ostile come quello di Elon Musk. Ecco come funziona.
A cura di Marco Paretti
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Twitter ha deciso di scendere in guerra contro Elon Musk e la sua offerta di acquisizione del social network. Niente da fare quindi per il CEO di Tesla e SpaceX, che si sta vedendo rifiutata l'offerta di 54,20 dollari per azione espressa negli ultimi giorni tramite una lettera recapitata al consiglio di amministrazione dell'azienda americana. Per contrastare questo tentativo di scalata ostile, il board ha deciso di prendere una "poison pill", una pillola avvelenata che nel mondo finanziario rappresenta una delle manovre che un'azienda può compiere per evitare un takeover di questo tipo. Ecco come funziona.

Il piano è stato annunciato attraverso una nota firmata dal CdA di Twitter, nella quale viene spiegato che questo piano punta a evitare che "un'entità, persona o gruppo prenda il controllo di Twitter accumulando azioni senza pagare a tutti gli azionisti un prezzo appropriato e senza fornire al board un tempo sufficiente per effettuare una scelta informata". Questa poison pill prevede che gli azionisti di Twitter possano acquisire nuove azioni a un prezzo favorevole, elemento che diluisce le azioni sul mercato e rende più difficile e costoso un processo come quello iniziato da Musk.

Il piano di Twitter scatta nel momento in cui qualcuno prova a prendere il controllo di più del 15% delle azioni aziendali e resta valido fino al 23 aprile 2023. Solitamente questo tentativo di scoraggiare un potenziale acquirente prende la forma di un aumento di capitale concretizzato tramite l'offerta a prezzo vantaggioso di nuove azioni agli attuali soci, elemento che aumenta il numero di azioni in circolazione diluendo la quota in mano a Musk. Il nome "pillola avvelenata" viene dagli aspetti negativi legati a questa pratica: il valore delle azioni si abbassa e viene diluito sul mercato, anche se spesso gli effetti colpiscono l'azienda solo sul breve termine. Non è la prima volta che Twitter utilizza questo metodo di protezione, che inevitabilmente risulta essere uno dei pochi mezzi a disposizione di Twitter per difendersi da scalate ostili. A differenza di Facebook, Google e altre aziende, infatti, quella fondata da Jack Dorsey non prevede super azioni di voto come quelle in mano a Mark Zuckerberg, che di fatto rendono lui e l'azienda intoccabili.

Ora resta però da capire cosa succederà nel futuro di Twitter. Anche se Musk dovesse fallire nel suo tentativo, solitamente queste offerte comportano comunque una serie di manovre che, paradossalmente, spesso portano comunque a una vendita. Il CdA di un'azienda deve infatti chiudere una trattativa di questo tipo con l'interesse degli azionisti in mente, cioè accettando l'offerta più alta in circolazione. Ora che un'offerta formale esiste, non è detto che altre aziende non si facciano avanti con ulteriori offerte. In realtà è già successo: il fondo di private equity Thoma Bravo avrebbe già contattato il CdA per fare un'ulteriore offerta. Senza contare l'interesse espresso più volte negli ultimi anni nei confronti di Twitter da parte di altre grandi aziende. Insomma, la mossa di Musk ha gettato il social nella vasca degli squali e ora bisognerà vedere se e come ne uscirà. Senza considerare il piano B di Musk, che l'imprenditore avrebbe pronto in caso di rifiuto.

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