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Perché Elon Musk è entrato con un lavandino nel quartier generale di Twitter (di cui è Chief Twit)

Tra poco nel portafoglio dell’uomo più ricco del mondo ci sarà anche uno dei primi social network ad aver conquistato il web.
A cura di Valerio Berra
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Sembrava fosse deciso. Poi l’operazione sembrava sfumata. Poi sembrava di nuovo che fosse fatta. Poi sfumata. Poi fatta. Poi sfumata. E via così per mesi. Fino ad arrivare a questi giorni, quando finalmente i giornali possono pubblicare articoli il cui titolo è una variazione di “Elon Musk ha comprato Twitter”. L'ufficialità dovrebbe arrivare domani, venerdì 28 ottobre, insieme a un discorso rivolto ai dipendenti. Costo dell’operazione: 44 miliardi di dollari. Ma ormai è fatta. E ora si apre tutta una nuova fase per uno dei primi social ad aver superato il milione di iscritti.

Nelle ultime ore Musk aveva già chiarito da che parte stavano andando gli eventi. Il fondatore di Tesla ha cambiato la sua bio su Twitter con un chiarissimo Chief Twit, gioco di parole tra "Chief" (capo) e "Twit" (idiota). Non solo. Ha pubblicato una clip video di otto secondi in cui riprendeva il suo ingresso nel quartier generale del social network a San Francisco con un lavandino in mano. Commento a corredo: “Ho incontrato un sacco di persone interessanti oggi!”. La scelta di presentarsi nel quartier generale del social con un lavandino nasce da un gioco di parole.

Musk ha pubblicato il tweet con il commento: "Let's that sink in". Letteralmente vuol dire "Lascia che affondi dentro", meno letteralmente questo modo di dire si utilizza per ribadire un concetto e nel caso di Musk può essere tradotto in italiano con frasi come "Fatevene una ragione". A chiarire il senso della frase è il blog Terminologia etc.: "Il verbo è sink in nell’accezione in cui il soggetto è rappresentato da informazioni, fatti, eventi. Significa che vengono compresi in pieno, a fondo, afferrati (“penetrano in testa” come un liquido che percola in una massa solida).  Esempio: it took some time for the implications to sink in". Il termine "Sink" vuol dire però anche lavandino ed è questo il motivo per cui il patron di Tesla ha scelto di presentarsi dentro l'azienda con in mano l'oggetto da arredamento.

I piani di Musk per il futuro di Twitter

Le ultime notizie sulle intenzioni di Musk non sono molto confortanti. O meglio, lo sono per gli investitori e meno per i dipendenti. Lo scorso 21 ottobre il Washington Post ha pubblicato un’inchiesta in cui ha dimostrato come il piano di Musk per aumentare le entrate di Twitter passi attraverso un taglio dei dipendenti. Il 75% di per essere precisi.

Al momento tutta la struttura del social conta circa 7.500 dipendenti, la cura dimagrante potrebbe portare il numero a meno di 2.000. Una scelta che rischia di compromettere prima di tutto la capacità di moderazione della piattaforma. In questa prospettiva i primi ad andarsene sarebbero proprio i lavoratori che si occupano di verificare i contenuti pubblicati dagli utenti.

Una storia iniziata con un piccolo pacchetto di azioni

Il primo passo dell’accidentato processo che ha portato l’uomo con il patrimonio più grande del mondo all’acquisto di Twitter risale al 4 aprile 2022. È qui che Musk ha deciso ufficialmente di entrare in partita acquistando il 9,2% delle azioni del social network. Una mossa costata tre miliardi di dollari che gli ha permesso di diventare azionista di maggioranza.

Dopo l’acquisto aveva chiesto ai suoi follower di votare un sondaggio sull’Edit Button, l’opzione che permette la modifica del tweet una volta pubblicato. È stata la prima azione che ha portato a una modifica concreta sull’assetto del social network: allora il 73,6% degli utenti aveva votato a favore dell’opzione yse (versione volutamente storpiata di “yes”). Il 30 settembre Twitter ha cominciato a introdurre ufficialmente l’Edit Button.

Il processo (evitato)

Il tentativo di Musk di acquistare Twitter era finito anche in tribunale. Dopo aver messo nel suo portafogli la prima quota di azioni, Musk aveva alzato la posta. L’uomo più ricco del mondo non voleva più solo partecipare al processo di trasformazione di Twitter: voleva gestire tutto il prossimo capitolo della sua storia. È per questo che al consiglio di amministrazione è arrivata una proposta da 44 miliardi di euro. Un’offerta che è stata approvata il 25 aprile.

Da qui è partito un gioco di mosse in cui prima Musk ha cercato di tirarsi indietro. Per l’imprenditore i dati forniti dalla piattaforma non erano abbastanza completi, mancavano informazioni sul numero di account fake. Twitter non ha accettato il passo indietro, e le conseguenti ricadute in Borsa. Così ha citato Musk il tribunale. Il processo era anche cominciato ma la scelta di finalizzare l’acquisizione ha fermato tutto. Ormai i giochi sono fatti. Musk ha comprato Twitter e adesso sarà il suo capo. Anzi, il suo Chief Twit.

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