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L’esercito di utenti fake che sponsorizza gli Emirati Arabi in vista della Cop28

Gli account non servono solo per spingere la Cop28 ma anche altri obiettivi politici del Paese. Ora hanno cominciato a difendere la nomina di Sultan Ahmed Al-Jaber, presidente della Conferenza sul clima, ma anche Ceo del gigante petrolifero ADOC.
A cura di Elisabetta Rosso
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Su Twitter un esercito di ragazze bionde e avvenenti hanno pubblicato post strani. Difendono gli Emirati Arabi Uniti, "un Paese leader" per il cambiamento climatico ed elogiano Sultan Ahmed Al-Jaber "l'alleato perfetto", dicono per la Cop28. Un po' di contesto. La ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite si terrà tra novembre e dicembre 2023 a Dubai, e Al-Jaber è stato nominato presidente dei colloqui. Ma è anche il ministro dell’Industria degli Emirati, Ceo del gigante petrolifero Abu Dhabi Oil Company, e il suo team è accusato di greenwashing. Per questo la sua nomina non è passata inosservata.

L'eurodeputato Manon Aubry ha detto: "È come avere una multinazionale del tabacco che sovrintende al lavoro interno dell'Organizzazione mondiale della sanità", l'ex capo del clima delle Nazioni Unite Christiana Figueres ha definito il suo approccio "pericoloso", più di 2000 Ong ambientaliste hanno chiesto le dimissioni o almeno di limitare l’influenza del presidente della Cop28, e oltre cento deputati europei e americani hanno proposto la rimozione di Al Jaber. Ed ecco che per rispondere a tutte le critiche serve un esercito di utenti falsi.

Gli utenti fake su Twitter

"L'impegno degli Emirati Arabi Uniti ad essere l'ospite perfetto per Cop28 è una testimonianza della sua leadership nell'affrontare il cambiamento climatico, Al Jaber è l'alleato di cui il movimento per il clima ha bisogno", scrive un utente. Altri si sono limitati a ritwittare i post del governo degli Emirati Arabi, ma c'è anche chi si è schierato per difendere Al Jaber dagli attacchi o da chi lo criticava. Gli account falsi sono stati individuati da Marc Owen Jones, dell'Università Hamad Bin Khalifa in Qatar, esperto di disinformazione sui social media e Medio Oriente. Lo ha descritto come "un grande sforzo di astroturfing multilingue" sarebbero più di 100 gli account falsi con oltre 30.000 tweet. L'astroturfine citato da Jones è una propaganda marketing degli anni '80 che crea a tavolino un consenso dal basso per promuovere cose, persone, eventi.

La "cosa" in questione da promuovere sono gli Emirati Arabi. Come spiega Jons al Guardian: “È una rete di account falsi che cercano di promuovere la politica estera degli Emirati Arabi Uniti. Si stanno concentrando sulla promozione, o greenwashing, della Cop28 difendendo e deviando le critiche sull'avere la Cop28 negli Emirati Arabi Uniti." Jones ha identificato gli account falsi e ha scoperto che una prima tranche è stata creata ad agosto 2021, una seconda più consistente a febbraio 2022. Ha spiegato che non vengono utilizzato solo per spingere la Cop28 ma anche altri obiettivi politici degli Emirati Arabi, come il Sudan, la tecnologia, la cultura e l'alimentazione.

Le operazioni di influenza dell'Arabia Saudita

Un portavoce della Cop28 ha spiegato che questi account falsi "sono stati generati da attori esterni non collegati alla Cop28 e sono chiaramente progettati per screditare la Cop28 e il processo climatico", ha poi aggiunto di aver segnalato il problema a Twitter chiedendo di eliminare gli account. Lui dice screditare, eppure i profili difendono con le unghie e con i denti gli Emirati Arabi. Jones ha sottolineato che "l'attribuzione è molto difficile. Ma in base all'esperienza passata, è quasi certamente una società di comunicazioni strategiche che lavora per conto degli Emirati Arabi Uniti. Questo è il rasoio di Occam : la spiegazione più probabile"

E dati confermano questa ipotesi. Infatti come ha scritto Jones, in un lungo documento sul "Numero di account per Paese sospesi da Twitter a causa di operazioni di influenza sostenute dallo Stato" tra il 2018 e il 2021 gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia saudita sono sul podio, al secondo posto dopo la Cina.

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