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In Danimarca c’è una città che ha dichiarato guerra a Google

A Helsingør è stato sospeso l’uso dei Chromebook nelle scuole: alla base di questa decisione c’è un problema sul trattamento dei dati degli studenti.
A cura di Elisabetta Rosso
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Helsingør dichiara guerra a Google. Inizia una resistenza analogica in Danimarca. In questa cittadina danese da poco più di 47.000 abitanti è stato sospeso l'uso del Chromebook, il laptop prodotto da Google. Gli insegnanti hanno tirato fuori dalle cantine scatoloni di libri, penne e fogli di carta. Come sempre c'entrano i dati, Google e la privacy. Quella dei minorenni.

“Tutto ciò che i bambini fanno a scuola è nel cloud, tramite Workspace, tutto ciò che scrivono sui loro computer viene inviato a Google. Gli abbiamo dato l'accesso a un'intera generazione", ha spiegato Jesper Graugaard, l’uomo che ha iniziato questa battaglia. Più o meno la metà delle scuole in Danimarca utilizza Google per la didattica. Gli studenti ricevono il loro primo Chromebook all'età di 6 anni. La maggior parte delle lezioni è tutta digitale.

Il caso Jesper Graugaard

Tutto inizia tre anni fa. Un bambino che frequenta la scuola a Helsingør torna a casa, angosciato. Dice al padre che un suo compagno aveva scritto un commento “molto maleducato”, usando il suo account di YouTube. Ha paura di diventare la vittima di una vendetta online. Il padre, Jesper Graugaard, ascolta confuso. Non aveva creato un account YouTube per suo figlio, non aveva nemmeno dato il permesso alla scuola di crearne uno. Eppure apre la pagina e trova sulla piattaforma un profilo con il nome di suo figlio. Sotto è indicata anche la sua scuola e la sua classe.

Cerca chiarimenti a scuola, dicono chè è un problema legato ai filtri. Google sceglie di non rilasciare commenti, dice solo che la colpa spesso è del personale informatico della scuola. Jesper Graugaard non demorde. Parte da qui una campagna di tre anni, per dimostrare le storture di Google. A dicembre 2019 invia un reclamo ufficiale all'autorità danese per la protezione dei dati, Datatilsynet. Parla con i politici e i media locali. Crea una rete e innesca dibattiti su come proteggere i dati dei ragazzi. E poi scatta il provvedimento dell’autorità danese: sono vietati i Chromebook a Helsingør.

"Stiamo lavorando con il comune di Helsingør per rispondere alle domande, migliorare le impostazioni tecniche e condividere le migliori pratiche di altre scuole europee che hanno effettuato valutazioni del rischio e utilizzano i nostri prodotti", afferma Alexandra Ahtiainen, responsabile di Google for Education per il Nord Europa.

La negoziazione tra Helsingør e Google

Le trattative tra Helsingør e Google sono ancora in corso. Se non si trovasse un punto di incontro il divieto verrebbe protratto a tempo indeterminato. Non solo, potrebbe essere applicato a tutte le scuole danesi. Helsingør è stato un caso zero che ha innescato un effetto domino. Altri 45 comuni hanno infatti contattato Datasilynet per rivedere il trattamento dei dati degli studenti su Google.

"Spero che il divieto, si diffonda, perché stiamo dando troppe informazioni alle multinazionali, che per loro stessa natura non sono affidabili", ha comunicato Jan Gronemann, uno dei genitori dei ragazzi, a Wired UK. Gronemann, come tanti, ha paura che i dati raccolti da Google sul comportamento online dei giovani vengano manipolati, o usati per fini pubblicitari o politici.

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