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Cambiamenti climatici

Identikit dei nuovi complottisti: chi sono e cosa vogliono i No Clima

Siamo entrati nei gruppi Telegram per capire chi sono e cosa vogliono i complottisti che negano il cambiamento climatico. Dentro abbiamo trovato madri che si lamentano dell’istruzione dei figli costretti a leggere i libri di “gretina” e santoni che propongono diete per disintossicarsi dalle scie chimiche.
A cura di Elisabetta Rosso
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“Dove vivono e che aria respirano quelli che danno gli ordini di avvelenare la popolazione?”. “Hanno residenze immense situate in posti isolati”. “Sento il sapore di metallo in bocca”. “Vedi anche se ti trasferisci non cambierà mai nulla”. Non è un dialogo di Samuel Beckett anche se assomiglia all’ultimo capitolo di Finale di Partita, ma quello che scrivono i No Clima dentro le loro chat. Siamo entrati nei gruppi Telegram per capire chi sono e cosa vogliono i complottisti che negano il cambiamento climatico. Il negazionismo del Ventunesimo secolo non è solo una teoria ma uno stile di vita, non valgono le singole battaglie, è una guerra totale che usa il prefisso NO per opporsi al sistema. E infatti i gruppi sono nati dalle ceneri dei canali No Vax. Ancora compaiono nelle chat messaggi e video testimonianze di persone “distrutte dai vaccini”. Il tema dominante ora è il clima, poi arriverà qualcos’altro. Non importa. L’unico obiettivo è opporsi a quelli che chiamano “poteri forti” e per farlo servono narrazioni folkloristiche che decostruircono la realtà e la ricompongono in modo grottesco.

L’identikit del complottista medio è stato oggetto di diversi studi, e il profilo che restituiscono l’abbiamo ritrovato anche all’interno delle chat. Di solito sono persone con una bassa autostima, disturbi d’ansia, senso di impotenza e una rete sociale scarna, che a un certo punto si imbattono in verità proibite. Ed ecco il cocktail perfetto. Le teorie complottiste diventano risposte facili a problemi difficilissimi. L’ansia viene sedata da ipotesi irrealistiche capaci di restituire una forma di potere. La rabbia dovuta all’incapacità di entrare a far parte del tessuto sociale si trasforma in un sentimento costruttivo per combattere le élite. L'accesso privilegiato a una conoscenza esclusiva è una scarica di fiducia per l’autostima ferita. E poi c’è l’ultimo ingrediente, internet, capace di tenere tutto insieme.

In realtà le teorie del complotto esistevano ben prima di internet, proliferano da secoli, basta pensare ai cristiani che accusavano gli ebrei di avvelenare i pozzi, eppure con il web il fenomeno si rinforza. Le teorie diventano più accessibili, la platea di spettatori si amplia, e soprattutto internet è il terreno dove attecchiscono nicchie solide. In altre parole con un movimento quasi incontrollato emergono nuove comunità virtuali dove scambiarsi routine di disintossicazione quotidiana a base di coriandolo e collane d’argento e organizzare la guerra perpetua. A tenere l’impalcatura in piedi al di là di ogni improbabile credo, c’è un eccezionale denominatore comune: la verità dei pochi. 

L’identikit complottista medio

Due psichiatri britannici, Daniel Freeman dell’università di Oxford e Richard P. Bentall dell’università di Liverpool, in uno studio intitolato “The concomitants of conspiracy concerns” hanno costruito l’identikit del complottista medio. Sono prevalentemente maschi, single, con un livello socio-economico basso, soffrono di disturbi dell’ansia e di deficit dell’attenzione, e possono abusare di alcol e di droghe. Aspetti che contribuiscono a innescare un livello di autostima basso. 

A questi tratti si aggiungono i network sociali deboli, come spiegano Freeman e Bentall “spesso, per esempio, dicono di non potersi affidare ad amici e familiari nei momenti difficili e faticano maggiormente a mantenere delle relazioni umane”. Alla radice spesso c’è un’infanzia difficile segnata dai conflitti con le figure genitoriali. “La nostra opinione è che la bassa autostima, la dimensione ridotta dei network sociali e la marginalizzazione che abbiamo osservato in gran parte del campione americano crea un terreno fertile per la mancanza di fiducia nei confronti dell’autorità: sentendo che la società le ha rifiutate, queste persone imparano a respingere i convincimenti che la società condivide”.

Chi è più incline a credere nelle teorie del complotto

Una ricerca pubblicata dall'Associazione Psicologica Americana sulla rivista Psychological Bulletin, e condotta da Shauna Bowes, psicologa clinica presso la Emory University, ha analizzato i dati di 170 studi con oltre 158.000 partecipanti per comprendere chi è più incline a credere nelle teorie del complotto. I tratti coincidono con quelli identificati nello studio di Freeman e Bentall, ma vengono sottolineati i movimenti emotivi che avvicinano alle teorie del complotto. "Molti si rivolgono a queste teorie per soddisfare bisogni motivazionali privati ​​e dare un senso all'angoscia e alla menomazione", si legge nello studio. Non solo, “le persone che hanno bisogno di sentirsi uniche hanno maggiori probabilità di credere nelle teorie generali del complotto e comprendere come funziona il mondo”.

É quindi molto probabile che persone con determinati tratti, come un alto senso di antagonismo verso gli altri e alti livelli di paranoia, siano più esposte. I teorici del complotto analizzati nello studio hanno caratteristiche comuni, sono spesso persone insicure, paranoiche emotivamente instabili, impulsive, sospettose, manipolatrici, egocentriche ed eccentriche.

Cosa si raccontano all'interno dei gruppi

Chiedo aiuto: sono schifata dalla narrazione che viene imposta nelle scuole in merito ai cambiamenti climatici (ma negano le scie chimiche): mio figlio prima ha dovuto leggere il libro della gretina (la mia casa è in fiamme) ora mi tocca acquistare "possiamo salvare il mondo, prima di cena" BASTA!!! è possibile che devono sottostare a tutto questo senza mai poter sentire un'altra campana???

Io e la mia famiglia viviamo qui mi sono trasferita perché ho l’asma ma questo ultimo anno tutti i giorni con le scie da che c’era il sole in breve tempo diventa nuvoloso e piove molto. Poi si sente un sapore metallico in bocca per non parlare del dolore alla testa.

Non solo testimonianze ma anche consigli per diffondere il verbo. La guerra “agli altri” (tutti quelli che non credono nelle teorie delle scie chimiche o della geoingegneria) è il collante del gruppo, e i più esperti insegnano come difendersi e rispondere a chi cerca di smontare le teorie complottiste. Scrivono:

POST PER RISPONDERE A UNA DOMANDA CHE VIENE FATTA MOLTO FREQUENTEMENTE: Mi spieghi per favore dove vivono e che aria respirano quelli che danno gli ordini di avvelenare la popolazione?

RISPOSTA: Quelli che comandano veramente saranno forse 1 migliaio in tutto il mondo; hanno residenze immense situate in posti isolati: alta montagna, isole, tenute in campagne etc etc sulle quali vi è divieto assoluto di sorvolo. Residenze con sistema di climatizzazione e filtraggio dell'aria speciale. Il vento è praticamente ininfluente perché le sostanze metalliche nel 90% e oltre precipitano immediatamente verso il suolo

Una comunità che si scambia consigli

Si scambiano libri, articoli, video, studi "scientifici che avvalorano le loro tesi”, e propongono anche diete a base di coriandolo e collane d’argento per contrastare gli effetti collaterali della geoigegneria. Riportiamo qualche esempio.

“A grande richiesta: Routine di disintossicazione quotidiana CHEMTRAILS
Se vogliamo proteggerci da questo bombardamento tossico, alcuni dei seguenti integratori e alimenti selezionati possono aiutarci:

  • La clorella depura i tessuti dai metalli pesanti e incapsula le tossine per impedirne il riassorbimento nel tratto digestivo
  • La pectina assorbe i metalli pesanti nell'intestino e ne facilita l'eliminazione
  • Il coriandolo elimina dall'organismo mercurio, piombo e alluminio
  • Alga Kombu, ricca di alginato, che assorbe i metalli pesanti
  •  Argento ossigenato, distrugge batteri, virus e funghi

Quali strategie comunicative usano

La narrazione complottista ha i suoi codici. Le teorie sono surreali, ma le tecniche di diffusione seguono regole ben precise per screditare la ricerca scientifica. La maggior parte degli utenti le trascinano avanti per imitazione, ripostano, ripetono, riproducono gli stessi contenuti seguendo inconsapevolmente schemi ben consolidati. Possiamo riassumere le strategie comunicative in:

  • Falsi esperti: pubblicano video o commenti di una persona o un’istituzione non qualificava come fonte attendibile. “Una nota scienziata”, “Dottore premiato”, “Fisico di fama internazionale” questi sono solo alcuni degli appellativi che abbiamo letto sui gruppi. Nessuno di solito è competente in climatologia.
  • Errori logici: portano avanti argomentazioni che non hanno una struttura logica ma si basano su frasi slogan ad effetto. Un esempio è il mantra dei negazionisti: “Ha sempre fatto caldo d’estate”.
  • Aspettative irrealizzabili: caricano la scienza di interrogativi impossibili, chiedere per esempio come fanno i climatologi a conoscere gli effetti a lungo termine quando si fatica ancora a prevedere il meteo del mese successivo.
  • Cherry picking: tradotto “selezionare le ciliegie” ovvero comporre le teorie selezionando elementi disparati e mettendoli a sistema, per esempio negare il riscaldamento globale quando le temperature scendono sotto zero.
  • Teorie del complotto: la creazione di ipotesi assurde che puntano sui sentimenti forti e le paure collettive per far presa sulla massa.
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