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I dipendenti Tesla accusano Elon Musk: “Le nostre tastiere vengono controllate per capire quanto lavoriamo”

L’azienda di Elon Musk è celebre per aver adottato politiche sul lavoro discutibili. I dipendenti ora stanno alzando la voce e chiedono un sindacato, ma il Ceo licenzia chi protesta.
A cura di Elisabetta Rosso
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Monitorati attraverso una tastiera. Basta calcolare quante volte vengono schiacciati i tasti e tenere traccia delle sequenze per capire come e quanto lavora un dipendente. Sembra un estratto di 1984, il romanzo distopico di George Orwell e invece succede dentro gli stabilimenti Tesla di Buffalo, New York. I lavoratori dell’azienda hanno spiegato a Bloomberg di essere spiati dai loro manager, sei dipendenti hanno ammesso di aver saltato persino le pause in bagno per evitare di essere richiamati. Il sistema di monitoraggio è tanto semplice quanto efficace, tracciando ogni movimento sulla tastiera di un computer è possibile scoprire chi lavora di più, per quanto tempo, e a che velocità.

Non è la prima volta per Tesla. Aveva già introdotto un sistema per controllare le entrate e le uscite dei lavoratori dai loro uffici. D’altronde l’azienda capitanata da Elon Musk è celebre per essere una pompa a pressione che spreme la produttività dei suoi dipendenti. Così martedì, 14 febbraio, i lavoratori hanno inviato una mail a Elon Musk. Lo hanno informato che si rivolgeranno ai sindacati per garantire stipendi e benefit adeguati e frenare il sistema di monitoraggio da parte dell’azienda. La risposta dell’azienda arriva il giorno dopo: licenzia chi protesta. Una tattica che ormai è diventata un timbro certificato del Ceo.

I licenziamenti illegali di Tesla

I dipendenti dello stabilimento di Buffalo etichettano i dati raccolti dai beta tester sul software di guida autonoma di Tesla e guadagnano 19 dollari l’ora. Hanno deciso di alzare la voce e soprattutto di rivolgersi ai sindacati per tutelare i loro diritti. L’idea a Musk non è piaciuta, e infatti il giorno dopo sono scattati i licenziamenti. La tattica del terrore, però non funziona sempre, e come spiega Sara Costantino, che lavora nel team di Autopilot e membro del comitato organizzatore, a Bloomberg “i licenziamenti di mercoledì stanno stimolando più lavoratori a sostenere lo sforzo sindacale. È abbastanza chiaro il messaggio che stanno inviando. Stanno cercando di spaventarci. E penso davvero che si ritorcerà contro di loro".

Secondo Costantino l’ultima azione dispotica del Ceo "ha davvero aperto gli occhi della gente sul fatto che questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di un sindacato". Il sindacato Workers United ha spiegato che i licenziamenti di Tesla non sono legali, dato che sono stati fatti "per scoraggiare l'attività sindacale". Jaz Brisack, di Workers United ha dichiarato: “Questa è una forma di ritorsione collettiva contro il gruppo di lavoratori che ha avviato questo sforzo organizzativo. I licenziamenti sono progettati per terrorizzare tutti sulle potenziali conseguenze della loro organizzazione, nonché per tentare di abbattere il gregge".

Come si sta diffondendo il monitoraggio dei dipendenti

Tesla ha le spalle larghe sul tema. L’anno scorso era già stata accusata di monitorare la presenza dei dipendenti in ufficio controllando la frequenza con cui i lavoratori utilizzavano i loro badge per accedere. Tutte queste tattiche del terrore sono state istituite per incentivare il lavoro dei dipendenti. Musk infatti aveva dichiarato: "In America le persone stanno cercando di evitare di andare a lavorare". Poi aveva informato i dipendenti che avrebbero dovuto lavorare 40 ore settimanali inviandogli ogni settimana aggiornamenti del lavoro svolto.

L’azienda di Musk non è l’unica, il monitoraggio sul posto di lavoro sembra una pratica ormai comune. Il New York Times nel 2022 aveva infatti spiegato che otto grandi aziende private su dieci controllano la produttività dei loro dipendenti. I metodi sono vari, dal tracciamento del mouse, all’accumulo di punti su tabelloni elettronici, oppure computer che scattano foto a sorpresa durante l’orario di lavoro. La pena per chi non sta al passo è sempre la stessa: perdere il lavoro.

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