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Dove finiscono gli iPhone rubati: la teoria del palazzo cinese

Nel cuore di Shenzhen, il Feiyang Times Building ospita un mercato fiorente dove iPhone rubati dall’Occidente vengono sbloccati, riciclati e rivenduti, alimentando una complessa rete globale di traffici illegali.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il Feiyang Times Building, nel cuore di Huaqiangbei, Shenzhen, sembra un palazzo normale. Al quarto piano del grattacielo però si concentra una delle attività più redditizie del distretto: il commercio di iPhone usati. Alcuni dispositivi arrivano da compravendite legittime, in molti casi però si tratta di telefoni rubati, smarriti o bloccati da remoto. Il viaggio degli smartphone inizia in Occidente, segue una catena logistica sofisticata diretta verso i mercati iper-specializzati di Shenzhen, passando per Hong Kong. La rete illegale è stata raccontata in un'inchiesta del Financial Times, che ha ricostruito la catena di approvvigionamento.

Il Feiyang Times Building non è l’unico centro per telefoni di seconda mano a Shenzhen. Il palazzo però è specializzato nella compravendita di dispositivi provenienti dall’Occidente. Questi iPhone offrono due vantaggi chiave per gli acquirenti cinesi: la possibilità di accedere agli app store e ai servizi digitali non disponibili in Cina, e l’opportunità di utilizzare modelli americani a prezzi molto più bassi.

Il mercato nero degli smartphone rubati

Nel Regno Unito, il furto di smartphone è diventato un business da 50 milioni di sterline l’anno, con oltre mille dispositivi recuperati e centinaia di arresti in una sola settimana. Ma il problema è globale: anche Parigi e New York segnalano un’escalation. Il viaggio degli smartphone rubati parte dall'Occidente e arriva ad Hong Kong, la prima tappa.

Hong Kong è uno snodo cruciale nella catena di approvvigionamento, è infatti un porto di libero scambio, i controlli sono meno stringenti, ed è privo di dazi doganali all'importazione e all'esportazione. Questo consente ai commercianti di eludere le tasse d'importazione imposte sui prodotti elettronici in Cina continentale. La polizia di Hong Kong ha dichiarato che "prenderà le misure appropriate ove necessario, in base alle circostanze effettive e in conformità con la legge".

Una volta arrivati in Cina, questi dispositivi o le loro componenti vengono rivendute nei mercati emergenti, dal Pakistan al Sud America, passando per il Sud-est asiatico e l’Africa.

Il lato oscuro della logistica tech

Gli smartphone che arrivano a Shenzen possono avere due etichette: "No ID" o "Con ID". I primi non sono stati bloccati, quindi possono essere facilmente ripuliti e riveduti come nuovi. Quelli "Con ID" invece sono quello bloccati o segnalati come smarriti, non possono essere utilizzati, e spesso vengono smontati per rivendere i componenti.

I commercianti locali hanno spiegato che a Shenzhen ogni componente di un iPhone ha un mercato: dallo schermo ai circuiti stampati, fino al rame. Persino la plastica di scarto trova un mercato, grazie a chi la acquista per fonderla e riutilizzarla, ad esempio, nella produzione di bottiglie. I telefoni bloccati rischiano però di perdere valore, fino al 70% rispetto ai modelli sbloccati. Per questo i rivenditori prima di smontare gli iPhone fanno un ultimo tentativo: ricattano i legittimi proprietari.

Molti utenti occidentali hanno ricevuto messaggi da contatti cinesi che li spingono – spesso con minacce – a rimuovere “Trova il mio iPhone”, o sbloccare lo smartphone. Le tattiche vanno dall’inganno al ricatto psicologico.

Secondo Kevin Li, rivenditore di Shenzhen che ha chiesto al Finantial Times di rimanere anonimo, questi dispositivi vengono rivenduti a prezzi competitivi: “Ci sono pochi posti dove si possono vendere telefoni bloccati, ma qui a Shenzhen la domanda c’è. È un mercato enorme.”

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