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Una sonda della NASA sta per schiantarsi su un asteroide: è la prima missione di difesa planetaria

Il 26 settembre la sonda DART della NASA si schianterà contro l’asteroide Dimorphos a 25mila chilometri orari per modificarne l’orbita.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA
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La prima missione di difesa planetaria sta per entrare nel vivo. Nella notte tra il 26 e il 27 settembre di quest'anno, infatti, è previsto lo schianto da parte della sonda DART (Double Asteroid Redirection Test) contro il piccolo asteroide Dimorphos, che orbita nel sistema binario di “rocce spaziali” Didymos. L'obiettivo della NASA è comprendere se attraverso un impatto cinetico di questo genere – alla mostruosa velocità di 6,7 chilometri al secondo, pari a 24mila chilometri orari – sia possibile deviare un asteroide in rotta di collisione con la Terra.

Dimorphos non rappresenta alcun pericolo per noi, ma è un eccellente banco di prova per testare La tecnica: il piccolo sasso spaziale, con un diametro di appena 170 metri, orbita infatti attorno a un asteroide decisamente più grande (Didymos) a una distanza di 1,18 chilometri. Dopo lo schianto la velocità con la quale ruota attorno al compagno dovrebbe essere ridotta; dai calcoli ottenuti gli ingegneri capiranno se e quanto si può deviare un asteroide grazie a un impatto cinetico.

La deviazione / distruzione di un asteroide (o di una cometa) diretto verso la Terra è un tema al centro di molti film apocalittici, come Armageddon e il recente Don't Look Up con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, rispettivamente interpreti dell'astrofisico Randal Mindy e della dottoranda Kate Dibiasky. Fortunatamente fino ad oggi non abbiamo ancora dovuto mettere in pratica gli stratagemmi visti nei blockbuster hollywoodiani, alla stregua del bombardamento nucleare, ma secondo gli scienziati l'eventualità di un impatto catastrofico è questione di quando, non di se. Per questo motivo una missione come DART è fondamentale per verificare le nostre capacità di difesa, perlomeno contro piccoli corpi celesti.

Quando un oggetto in rotta di collisione è ancora molto lontano dalla Terra potrebbe bastare una piccola deviazione della sua traiettoria per evitare l'impatto: la NASA vuol capire proprio questo. “Un team investigativo misurerà quanto l'impatto ha cambiato il movimento dell'asteroide nello spazio usando i telescopi sulla Terra. Questa missione coinvolge la comunità scientifica planetaria internazionale e abbraccia la cooperazione mondiale per affrontare la questione globale della difesa planetaria”, ha specificato l'agenzia aerospaziale statunitense.

La sonda DART è stata lanciata nel novembre 2021 dalla base dell'aeronautica di Vandenberg (California) a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX; ora, a 10 mesi dal lift-off e circa 11 milioni di chilometri di viaggio è pronta a incontrare l'obiettivo per colpirlo. Grazie al sistema di imaging chiamato DRACO (acronimo di Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Optical Navigation) la navicella spaziale – delle dimensioni di un frigorifero – sarà sottoposta a una serie di correzioni orbitali nei prossimi giorni, per mettere Dimorphos esattamente nel mirino.

I dati vengono raccolti ogni cinque ore e aiutano gli ingegneri della NASA a migliorare i dati di puntamento. L'ultima di queste manovre è prevista per il 25 settembre, a circa 24 ore dallo schianto. In quel momento gli esperti conosceranno la posizione dell'asteroide con una precisione di un paio di chilometri. Da quel momento in poi, tuttavia, sarà un sistema di autoguida ad agganciare il bersaglio e portare il veicolo spaziale a schiantarsi contro di esso.

L'evento sarà seguito grazie a un piccolo satellite italiano realizzato da Argotec e Agenzia Spaziale Italiana (ASI) chiamato LICIACube, che proprio nella notte tra l'11 e il 12 settembre ha eseguito con successo lo sgancio dalla sonda madre. È diventato la prima sonda interplanetaria costruita in Italia. Quando la coppia arriverà nei pressi del bersaglio il minisatellite si metterà in posizione di sicurezza e raccoglierà i preziosissimi dati dell'impatto, come ad esempio quelli sul cratere formatosi dopo lo schianto. “La missione è, quindi, nel momento più ‘caldo’ con le operazioni di calibrazione in volo e navigazione verso la traiettoria di avvicinamento ottimale da cui osservare, da vicino ma in sicurezza, l’impatto di DART sull’asteroide Dimorphos e i fenomeni successivi, primo tra tutti la generazione del getto di materiali espulsi dalla superficie”, ha scritto l'ASI. Non resta che attendere le due settimane che mancano alla conclusione di questa avvincente fase della missione.

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