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Trapiantato orecchio stampato in 3D con cellule umane: il rivoluzionario intervento

Negli USA una ragazza affetta da microtia ha ricevuto il trapianto di un orecchio stampato in 3D e creato con le sue stesse cellule.
A cura di Andrea Centini
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Una ragazza americana di 20 anni ha ricevuto un trapianto di orecchio stampato in 3D, progettato in laboratorio a partire dalle sue stesse cellule. Il rivoluzionario impianto auricolare, chiamato “AuriNovo™”, è stato messo a punto dagli scienziati della società specializzata in medicina rigenerativa 3DBio Therapeutics (3DBio), che hanno lavorato in stretta collaborazione con gli esperti del Microtia-Congenital Ear Deformity Institute. La giovane, infatti, è affetta da microtia o microzia, una difetto congenito dell'orecchio esterno in cui uno o entrambi i padiglioni (generalmente è monolaterale) risultano malformati o assenti; negli USA la condizione genetica, che determina difficoltà nell'udito, colpisce 1.500 bambini ogni anno. Il portale Orphanet riporta un'incidenza di 1-5 casi ogni 10mila nati, con i maschi più colpiti delle femmine. La malformazione spazia dal grado I al IV, dove il primo consiste in un orecchio più piccolo del normale e l'ultimo nella sua totale assenza (oltre a quella del condotto uditivo). AuriNovo™ è progettato per il trattamento della microtia di grado II – IV.

L'intervento sulla ragazza è stato eseguito dall'equipe medica guidata dal dottor Arturo Bonilla, un chirurgo di fama internazionale specializzato proprio in microtia e nella ricostruzione dell'orecchio pediatrico. È inoltre direttore del Microtia-Congenital Ear Deformity Institute di San Antonio, in Texas. L'intervento è stato eseguito a marzo ed è perfettamente riuscito, tanto che la paziente, come riportato dal New York Times, non vede l'ora di poter sciogliere i suoi capelli e fare una treccia. L'intervento è stato eseguito nel cuore del primo trial clinico di questo genere (in Occidente) e al momento sta coinvolgendo 11 pazienti dai 6 ai 25 anni. Dopo l'impianto auricolare saranno tutti seguiti per 5 anni, per valutare sia la sicurezza a lungo termine che gli effetti estetici. Prima della rivoluzione introdotta dalla stampa 3D, la microtia veniva trattata con orecchie ricostruite con la cartilagine costale o materiali sintetici, ma i risultati erano approssimativi. Grazie alla nuova tecnologia è invece possibile far crescere le cellule dei pazienti in uno stampo dell'orecchio sano; il risultato non solo è molto più naturale, ma si abbatte anche il rischio di rigetto.

“Come medico che ha curato migliaia di bambini con microtia da tutto il Paese e in tutto il mondo, sono ispirato da ciò che questa tecnologia può significare per i pazienti con microtia e le loro famiglie”, ha dichiarato il dottor Bonilla in un comunicato stampa. “Questo studio ci consentirà di studiare la sicurezza e le proprietà estetiche di questa nuova procedura per la ricostruzione dell'orecchio utilizzando le cellule della cartilagine del paziente. La mia speranza è che AuriNovo™ un giorno diventi lo standard di cura in sostituzione degli attuali metodi chirurgici per la ricostruzione dell'orecchio, che richiedono il prelievo di cartilagine costale o l'uso di impianti in polietilene poroso (PPE)”, ha aggiunto l'esperto, sottolineando che la procedura è anche meno invasiva. L'orecchio creato con la stampa 3D è inoltre più flessibile ed in grado di migliorare aspetto, fiducia e autostima nei pazienti. I dettagli della crescita cellulare e dell'impianto non sono stati resi noti per proteggere i brevetti dietro la tecnologia, ma al termine degli studi clinici i risultati saranno pubblicati su una rivista scientifica.

Credit: EBIOMedicine
Credit: EBIOMedicine

Sebbene in molti hanno riportato che si è trattato del primo intervento al mondo di questo genere, in realtà già nel 2018 gli scienziati cinesi dell'Università Jiao Tong (Shanghai) e del Tissue Engineering Research Key Laboratory hanno impiantato orecchie stampate in 3D basate su cellule umane in diversi bambini tra i 6 e i 9 anni, tutti colpiti da microtia. All'epoca la scienziata americana Tessa Hadlock del Massachusetts Eye and Ear (Boston) disse in un'intervista alla CNN che si trattò di un "intervento azzardato", poiché basato su cellule ottenute da un orecchio malformato e dunque con conseguenze imprevedibili sulla salute. Lo stesso problema dovrebbe essere presente anche nell'intervento statunitense, anche se, come indicato, al momento non sono stati rilasciati dettagli sulla tecnologia impiegata. La speranza è che non emergano problemi nel periodo di follow-up e che la soluzione possa essere valida e definitiva per tutti i pazienti affetti da microtia.

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