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Rivoluzionario vaccino anti invecchiamento allunga la vita dei topi e riduce i segni dell’età

Ricercatori giapponesi hanno sviluppato un vaccino sperimentale “anti età” in grado di allungare la vita ai topi ed eliminare diversi segni dell’invecchiamento.
A cura di Andrea Centini
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Creato un rivoluzionario vaccino sperimentale contro l'invecchiamento che ha allungato la vita dei modelli murini (topi) trattati, oltre ad aver attenuato i segni tipici delle patologie legate all'età e aver reso i roditori più attivi. Il principio di funzionamento del vaccino è estremamente promettente e, sebbene debbano esserne valutate la sicurezza e la tollerabilità sia in altri test preclinici che ovviamente in quelli clinici (cioè sull'uomo), non si può escludere che possano essere state gettati le basi per l'agognato elisir di lunga vita, vero e proprio Sacro Graal per la ricerca scientifica.

A mettere a punto il vaccino sperimentale anti invecchiamento è stato un team di ricerca giapponese guidato da scienziati della Scuola di Medinca dell'Università Juntendo di Tokyo, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Biochimica – Scuola di Farmacia dell'Iwate Medical University, della Scuola di specializzazione in Scienze Mediche e Odontoiatriche dell'Università di Niigata, del Centro nazionale di geriatria e gerontologia di Aichi e di numerosi altri centri di ricerca nipponici. Gli scienziati, coordinati dal professor Tohru Minamino, docente presso il Dipartimento di Biologia e Medicina Cardiovascolare dell'ateneo di Tokyo, hanno sviluppato il “vaccino anti aging” basandosi su un meccanismo d'azione affine a quello dei farmaci senolitici. Cosa significa esattamente?

Col passare degli anni si accumulano nell'organismo le cosiddette “cellule senescenti”, ovvero cellule danneggiate – a causa di stress e danni di vario tipo – che non vengono eliminate (come dovrebbe accadere) dal sistema immunitario. Ciò si verifica proprio a causa dell'invecchiamento, che rende le nostre difese immunitarie meno brave a intervenire. L'accumulo di queste cellule può catalizzare il rischio di cancro, patologie neurodegenerative (come il morbo di Alzheimer) e cardiovascolari alla stregua dell'aterosclerosi, tutte malattie generalmente legate all'età. Eliminarle vorrebbe dire donare più anni di vita e in salute. Per raggiungere questo obiettivo sono in sperimentazione da anni diversi farmaci senolitici, che puntano proprio a eliminare le cellule senescenti. Tuttavia una terapia di questo tipo ha dei limiti: innanzitutto, poiché le cellule di questo tipo continuano ad accumularsi, per contenerle sarebbe necessario “bersagliarle” continuamente con i farmaci; in secondo luogo, come specificato dal professor Minamino e colleghi nell'abstract dello studio, “la maggior parte degli agenti senolitici inibisce le vie antiapoptotiche, aumentando la possibilità di effetti fuori bersaglio nei tessuti normali”. In parole semplici, i farmaci senolitici (almeno al momento) non sembrano la soluzione migliore per un elisir di lunga vita. Dunque perché non progettare un vaccino che istruisce il sistema immunitario a riconoscere le cellule senescenti e a eliminarle non appena le vede comparire?

È proprio ciò che hanno fatto i ricercatori giapponesi, dopo aver identificato uno specifico tipo di cellula senescente – chiamata glicoproteina non metastatica del melanoma proteina B (GPNMB) – e averla utilizzata come bersaglio molecolare per la terapia senolitica. Si tratta di una proteina che si accumula nei tessuti (come quelli dei vasi) e può catalizzare il rischio di alcune patologie, compreso il cancro. Dopo aver sviluppato un vaccino peptidico in grado di colpirla, gli scienziati hanno testato il siero su topi geneticamente modificati per verificarne gli effetti, ottenendo risultati molto promettenti. Rispetto a quelli trattati col placebo, non solo hanno osservato una riduzione significativa nel numero di cellule senescenti GPNMB positive, ma anche quello delle placche arteriose e delle molecole infiammatorie associate all'invecchiamento. I topi trattati col vaccino, inoltre, rimanevano più agili rispetto al gruppo di controllo (della stessa età) e soprattutto vivevano più a lungo. “Abbiamo immunizzato i topi contro Gpnmb e abbiamo riscontrato una riduzione delle cellule Gpnmb-positive. La vaccinazione senolitica ha anche migliorato i fenotipi normali e patologici associati all'invecchiamento e ha esteso la durata della vita maschile dei topi progeroidi. I nostri risultati suggeriscono che la vaccinazione mirata contro i seno-antigeni potrebbe essere una potenziale strategia per nuove terapie senolitiche”, hanno chiosato i ricercatori. Naturalmente ci vorrà molto tempo prima che una terapia sperimentale di questo tipo possa essere commercializzata; dovranno infatti esserne approfonditamente dimostrate la sicurezza e l'efficacia sull'uomo. I dettagli della ricerca “Senolytic vaccination improves normal and pathological age-related phenotypes and increases lifespan in progeroid mice” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Aging.

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