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Covid 19

Quali sono i sintomi della variante Omicron nei bambini

Con la diffusione esplosiva della variante Omicron sempre più bambini si contagiano, con conseguente aumento dei ricoveri. Ecco i sintomi cui fare attenzione.
A cura di Andrea Centini
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Come evidenziato dallo studio  ZOE COVID Symptom Study condotto nel Regno Unito, oltre il 50 percento dei contagiati dalla variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 sviluppa sintomi assimilabili a quelli di un raffreddore, presentando mediamente una malattia più lieve rispetto ai positivi infettati da altri ceppi. Naso che cola (rinorrea); starnuti; gola irritata; affaticamento; cefalea (mal di testa) e mal di schiena sono i sintomi più comuni segnalati dai pazienti che partecipano allo studio britannico, seguiti dai dolori muscolari, dalla famigerata “nebbia mentale” (un insieme di disturbi cognitivi che spaziano dalla perdita di memoria alla scarsa concentrazione) e da un'elevata sudorazione notturna. Sebbene presenti ancora in molti casi, la febbre, la tosse e la perdita dell'olfatto (anosmia) dunque non sarebbero più i sintomi principali della COVID-19 legata alla variante Omicron, pur essendo ancora in corso le indagini epidemiologiche per le conferme del caso. Questa sintomatologia assimilabile a un raffreddore naturalmente non viene rilevata solo negli adulti, ma anche nei bambini e negli adolescenti, sempre più coinvolti dall'ultima ondata di contagi.

La diffusione della variante Omicron è infatti esplosiva, facendo schizzare alle stelle le curve relative ai contagi in molti Paesi; basti pensare che lunedì 3 gennaio negli Stati Uniti è stato riscontrato oltre un milione di nuovi positivi. In Italia circa il 25 percento dei contagi rilevati nell'ultimo bollettino dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) riguarda gli under 20, con il 50 percento dei casi concentrati nella fascia di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. La ragione per cui le fasce più giovani risultano sempre più colpite risiede nel fatto che sono anche le meno coperte dalla vaccinazione; del resto le somministrazioni per i piccoli tra i 5 e gli 11 anni sono iniziate soltanto dalla metà di dicembre, inoltre stenta a decollare la partecipazione. Ad oggi circa il 90 percento dei piccoli deve essere ancora vaccinato, mentre per gli adolescenti non è ancora disponibile la terza dose (il richiamo o booster), che si è dimostrata efficace nel contenere anche il contagio da variante omicron.

L'aumento delle infezioni sta portando anche a una inevitabile crescita anche dei bambini ricoverati in ospedale, che in sole quattro settimane nel nostro Paese sono aumentati di 791 unità, passando da 8.632 a 9.423. Sono aumentati anche i bimbi ricoverati in terapia intensiva, 11 in più nell'ultimo bollettino dell'ISS rispetto al rilevamento di novembre. Ma tali incrementi sono un riflesso dell'estrema diffusione della variante Omicron e non della sua virulenza, se si fanno le dovute proporzioni con le precedenti ondate. Come specificato al Corriere della Sera dalla professoressa Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria e docente di Pediatria presso l’Università di Napoli Federico II, “i bambini entrano più numerosi, ma vengono dimessi più rapidamente proprio perché le manifestazioni cliniche che richiedono l’ospedalizzazione sono meno severe rispetto alle precedenti fasi del COVID-19”. L'esperta aggiunge che si osserva un ridotto coinvolgimento delle basse vie respiratorie  (i polmoni) e uno maggiore di quelle alte, faringee. “I bambini si presentano soprattutto con naso che cola, laringite, mal di gola e febbricola”, ha chiosato la professoressa Staiano, specificando tuttavia che in alcuni casi questi sintomi possono seguire tosse e febbre importante. Confondere la COVID-19 con un raffreddore è infatti un grave errore; i casi gravi possono sempre manifestarsi, anche se verosimilmente in percentuale minore rispetto alle altre varianti.

È fortunatamente raro che i bambini sviluppino la forma grave della COVID-19, come specificato a Fortune dalla dottoressa Jennifer Lighter, specialista in malattie infettive pediatriche presso il New York University Langone Hospital di New York. L'aumento delle infezioni nei bambini è legato anche al fatto che molti piccoli entrano in ospedale per altre condizioni e risultano positivi a seguito del tampone di routine, segnale dell'estrema contagiosità e diffusione della variante Omicron, più trasmissibile della Delta di oltre cinque volte. Nonostante i bambini si ammalino meno degli adulti, come indicato possono comunque andare in contro alla forma grave e potenzialmente letale dell'infezione, oltre a sviluppare complicazioni significative come la MIS-C – una sindrome infiammatoria multisistemica – e la Long Covid (sintomi persistenti). Queste condizioni possono manifestarsi anche se i sintomi iniziali sono lievi, ha spiegato a Fortune il dottor Scott Hadland, che dirige il Dipartimento di Medicina per adolescenti e giovani adulti al Massachusetts General Hospital.

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