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Perché gli esseri umani non hanno la coda

L’essere umano e le grandi scimmie antropomorfe non hanno una coda, pur essendo presente nello sviluppo embrionale. Ecco come e quando è stata perduta.
A cura di Andrea Centini
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L'essere umano è un mammifero appartenente all'ordine dei primati, del quale fanno parte i lemuri, i tarsi e le scimmie. Molti primati hanno una lunga coda, mentre nella famiglia degli ominidi – che oltre all'Homo sapiens comprende anche le grandi scimmie antropomorfe come gorilla, scimpanzé e oranghi – questo organo non è presente. In realtà tutti noi sviluppiamo una coda durante lo sviluppo embrionale, che conta fino a una dozzina di vertebre come spiegato da Sciencealert. Questa minuscola coda si manifesta attorno al mese e mezzo di gestazione ma viene quasi completamente riassorbita nel giro di un paio di settimane (le vertebre superstiti si fondono nel coccige). In alcune persone, tuttavia, difetti genetici fanno in modo che questa piccola coda resti al suo posto fino alla nascita. Si tratta delle vestigia di un organo che l'evoluzione della nostra e di altre specie di primati ha deciso di eliminare, evidentemente perché siamo stati ampiamente avvantaggiati da questa perdita. Ma perché e quando abbiamo perduto la coda?

I primi antenati dei primati hanno fatto la loro comparsa circa 56 milioni di anni fa, dieci milioni di anni dopo la caduta dell'asteroide Chicxulub che determinò l'estinzione dei dinosauri non aviani. È possibile che se i “lucertoloni” non fossero stati spazzati via dal mostruoso sasso spaziale (da ben 14 chilometri di diametro), l'essere umano non sarebbe mai nato. Senza dinosauri in circolazione, i mammiferi superstiti hanno potuto occupare le nicchie ecologiche lasciate libere e diversificarsi in molteplici gruppi tassonomici, tra i quali appunto quello dei primati di cui facciamo parte. I nostri antenati primati avevano tutti la coda, uno “strumento” preziosissimo per tenersi in equilibrio sui rami degli alberi e in alcuni casi anche per afferrarli e aiutarsi nella locomozione. Poi, all'improvviso, circa 20 milioni di anni fa è originato un gruppo di primati privi di coda, dai quali derivano le grandi scimmie antropomorfe e la nostra specie. Secondo il recente studio “The genetic basis of tail-loss evolution in humans and apes” pubblicato su BiorXiv da scienziati dell'Institute for Computational Medicine del Langone Health dell'Università di New York, la perdita delle code è stata guidata dalla diffusione di una sequenza genomica chiamata “Alu” all'interno del gene TBXT (noto anche come T o Brachyury), che è quello deputato alla formazione di questo organo. Esperimenti su topi geneticamente modificati con questa specifica sequenza hanno dimostrato che nascono senza coda o con una coda accorciata.

Non è chiaro come la perdita improvvisa della coda in un nostro lontano antenato sia stata vantaggiosa nell'immediato, ma la sua assenza è stata ampiamente premiata dalla selezione naturale; non a caso manca nell'animale che domina la Terra (e almeno il Sistema solare). Naturalmente la gestione di una coda richiede formazioni muscolo-scheletriche specializzate, che nell'uomo e nelle altre specie prive di coda non sarebbero andate completamente perdute, ma si ritiene che siano state “riassegnate” dall'evoluzione ad altri compiti, come ad esempio il supporto dei visceri. L'assenza di una coda ha ovviamente favorito l'andatura bipede e ci ha allontanati dalla vita tra gli alberi, contribuendo così a far sviluppare le caratteristiche che hanno reso le grandi scimmie – noi compresi – le creature più intelligenti del pianeta (assieme ai cetacei che hanno seguito un'altra strada).

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