Perché 3I/ATLAS sarebbe ostile, se fosse davvero un’astronave aliena: la teoria della Foresta Oscura

In questi giorni sta facendo molto discutere un nuovo studio del fisico teorico e astronomo israeliano Abraham Avi Loeb, in base al quale non possiamo escludere del tutto che l'oggetto interstellare 3I/ATLAS possa essere un'astronave aliena. Come abbiamo spiegato in questo articolo, infatti, allineamenti della traiettoria poco probabili, possibili manovre di occultamento e dimensioni generose, secondo il famoso scienziato del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard sono dettagli sufficienti per instillare il dubbio sulla possibile tecnologia aliena. Perlomeno fino a quando i dati astronomici non confermeranno con ragionevole certezza che siamo innanzi a un oggetto naturale.
Molto probabilmente, come sostengono lo stesso Avi Loeb e i due colleghi dell'Initiative for Interstellar Studies, 3I/ATLAS è una “semplice” cometa interstellare, la seconda mai scoperta dopo 2I/Borisov; ciò nonostante, esplorare ipotesi alternative – sulla base delle sopracitate anomalie – non solo è affascinante e “divertente”, ma anche doveroso. Non farlo, sghignazzando su ipotesi ardite ma sostenute da dati comunque interessanti, denoterebbe solo chiusura mentale e una sana dose di arroganza. Tutti noi scommetteremmo senza problemi sulla natura non artificiale dell'oggetto interstellare scoperto all'inizio di luglio, il terzo della storia, ma dare per scontata l'inesistenza di civiltà extraterrestri tecnologicamente avanzate sarebbe quantomeno miope. Del resto, la stragrande maggioranza degli scienziati ritiene che non siamo soli nella vastità dell'Universo; è stato addirittura fatto un calcolo sulla presenza di civiltà aliene nella nostra galassia (la Via Lattea), stimate in 36 da scienziati britannici.
Cos'è il Paradosso di Fermi
Ora, presumendo che 3I/ATLAS sia effettivamente un'astronave aliena, perché dovrebbe essere ostile come suggerito dallo stesso Avi Loeb? Tutto ruota attorno al famoso Paradosso di Fermi, formulato dallo scienziato italiano negli anni '50 del secolo scorso: “Se l’Universo è così vasto e pieno di stelle e pianeti, dove sono tutti?”. Questa domanda è una profonda riflessione sulla presunta solitudine dell'umanità, che ad oggi non ha trovato le prove nemmeno della vita microbica (presente o passata che sia) sui corpi celesti del Sistema solare. Molte ricerche in corso e in progettazione, probabilmente, daranno una risposta a questa domanda entro i prossimi decenni, magari da Marte, oppure dalle lune Europa di Giove ed Encelado di Saturno. Il Paradosso di Fermi si riferisce tuttavia alle civiltà intelligenti: se ci sono, perché non abbiamo ancora captato i loro segnali radio o non ci sono stati i “contatti” come quelli narrati in molti libri e film di fantascienza?
Cos'è la teoria della Foresta Oscura
Una risposta a questa domanda è l'inquietante teoria della Foresta Oscura, resa famosa dallo scrittore di fantascienza cinese Liu Cixin, autore della famosa trilogia “Il problema dei tre corpi”. L'Universo viene immaginato come una foresta buia, dietro i cui alberi e anfratti si nascondono i cacciatori, le civiltà tecnologicamente avanzate. Tutte si celano agli occhi delle altre per paura di essere identificate e distrutte. Di fatto, è un gioco a nascondino per la sopravvivenza, in un vasto mondo in cui i cacciatori non sono affatto amichevoli, ma assetati di risorse e nuovi territori da colonizzare. Insomma, il motivo per cui il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence – Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), secondo la teoria della Foresta Oscura, non avrebbe scovato gli alieni sarebbe proprio questo; non è che non ci sono, ma non vogliono farsi trovare per paura degli altri “cacciatori”, o magari per predisporre invasioni senza essere identificati per tempo.
Perché 3I/ATLAS sarebbe ostile
Ora, cosa ci farebbe una gigantesca astronave nel Sistema solare, con una traiettoria praticamente parallela all'eclittica – il piano orbitale della Terra attorno al Sole – e che intercetta tre pianeti durante il suo passaggio, con una probabilità appena dello 0,005 percento? Avi Loeb ha sottolineato che il perielio, il punto di avvicinamento massimo al Sole e il migliore in assoluto per studiare un oggetto dalla Terra, 3I/ATLAS lo raggiungerà quando sarà dalla parte opposta della stella. In pratica, il Sole si troverà esattamente in mezzo tra noi e l'oggetto, rendendoci particolarmente difficile un'analisi esaustiva. Secondo Avi Loeb questa potrebbe essere una manovra di occultamento deliberata della presunta astronave aliena, per non farsi analizzare dai nostri telescopi. E come abbiamo detto in merito alla teoria della Foresta Oscura, chi si nasconde e non si manifesta non lo farebbe per intenzioni pacifiche.
Lo scienziato israeliano ha spiegato in un blog che se realmente 3I/ATLAS fosse un artefatto alieno, le conseguenze "potrebbero essere potenzialmente disastrose per l'umanità", richiedendo "l'adozione di misure difensive", che potrebbero comunque rivelarsi inutili. Non esclude del tutto che questa potenziale astronave aliena possa avere intenzioni benevole, ma teoricamente sarebbe meglio farsi trovare preparati innanzi a una potenziale minaccia, sulla falsariga di quelle raccontante ne “La Guerra dei Mondi” o in “Indipendence Day”. "In una foresta oscura l'incertezza sulla propria forza relativa potrebbe giustificare la scelta di nascondersi come meccanismo di sopravvivenza, soprattutto se una civiltà è stata colpita in passato. Inoltre, il dominio potrebbe dipendere dal tempo, poiché potrebbe sempre esserci una giovane civiltà tecnologica emergente che diventa potente rapidamente, richiedendo missioni di ricognizione su traiettorie simili a quella di 3I/ATLAS", ha chiosato Avi Loeb. Chiaramente, non tutti gli scienziati ritengono che ogni forma di vita intelligente si comporterebbe come un "cacciatore" mentre esplora l'Universo.
Paradossalmente gli unici – a nostra conoscenza – che mandano segnali nello spazio nella speranza che vengano rilevati da qualche forma di vita intelligente siamo proprio noi; al di là del famoso segnale di Arecibo inviato decenni fa verso l'ammasso stellare di Ercole, recentemente è stato predisposto un nuovo messaggio (in codice binario) chiamato Beacon in the Galaxy (BITG). Al suo interno c'è anche la posizione esatta della Terra all'interno del Sistema solare, un'idea sbagliatissima secondo diversi esperti, proprio alla luce delle minacce che ci potrebbero essere là fuori, nella foresta oscura. "Se si guarda alla storia, il contatto tra umani e organismi meno intelligenti è stato spesso disastroso dal loro punto di vista e gli incontri tra civiltà con tecnologie avanzate e primitive sono andati male per i meno avanzati", diceva il compianto astrofisico Stephen Hawking, uno degli scienziati che non avrebbe mai lanciato segnali nello spazio con la posizione del nostro pianeta.