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Ora sappiamo come la Covid provoca danni al cervello

Scienziati svizzeri hanno dimostrato che la reazione immunitaria esagerata nei pazienti Covid può innescare eventi in grado di provocare danni al cervello.
A cura di Andrea Centini
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Sin dall'inizio della pandemia di COVID-19 è noto che il coronavirus SARS-CoV-2 provoca una lunga serie di danni neurologici, che spaziano dalla perdita dell'olfatto e del gusto fino agli ictus, passando per la famigerata nebbia mentale – una serie di disturbi cognitivi – e altre condizioni. Da anni gli esperti discutono sui meccanismi che determinano il danno al tessuto cerebrale, come la possibile azione diretta del virus oppure la risposta immunitaria all'invasione virale, in grado di innescare la famigerata tempesta di citochine. Un nuovo studio ha rilevato che la scintilla del cosiddetto “neuro-COVID” sarebbe proprio la reazione immunitaria spropositata.

A determinare che i danni neurologici della COVID-19 vengono scatenati dalla tempesta di citochine è stato un team di ricerca svizzero guidato da scienziati del Brain Tumor Immunotherapy Lab dell'Università di Basilea, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro di ricerca per la neuroimmunologia e le neuroscienze dell'Ospedale universitario di Basilea, dello sciCORE Center for Scientific Computing, del Dipartimento di neurochirurgia e Istituto di medicina intensiva dell'Ospedale universitario di Zurigo e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Gregor Hutter, docente presso il Dipartimento di Biomedicina dell'ateneo svizzero, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato il liquido cerebrospinale (CSF) e il plasma sanguigno di quaranta pazienti Covid colpiti da infezioni di varia gravità e con vari sintomi neurologici. Alcuni sono stati intervistati e visitati più di un anno dopo per rilevare le condizioni durature.

Attraverso uno studio clinico trasversale basato sull'analisi di dati clinici e tecniche di imaging, i ricercatori svizzeri hanno osservato che i segnali più significativi del Neuro-COVID grave sono “la compromissione della barriera emato-encefalica (BBB), elevati marcatori di attivazione della microglia e una risposta delle cellule B policlonali mirata agli antigeni self e non self”, come indicato nell'abstract dello studio. Gli autori dello studio sospettano che la compromissione della barriera emato-encefalica sia causata dalla sopracitata tempesta di citochine che la rende permeabile, aprendo così le porte a potenziali danni cerebrali. Questi sarebbero provocati da auto-anticorpi sviluppati a seguito della risposta immunitaria esagerata. “Sospettiamo che questi anticorpi attraversino la barriera emato-encefalica porosa nel cervello, dove causano danni”, ha spiegato il professor Hutter in un comunicato stampa.

Dalle scansioni cerebrali gli scienziati hanno inoltre scoperto che i pazienti con Neuro-Covid grave presentano una riduzione del volume cerebrale in specifiche aree, in particolar modo nella corteccia olfattiva responsabile dell'olfatto. “Siamo stati in grado di collegare la firma di alcune molecole nel sangue e nel liquido cerebrospinale a una schiacciante risposta immunitaria nel cervello e alla riduzione del volume cerebrale in alcune aree, nonché ai sintomi neurologici”, ha sottolineato l'autore principale dello studio, aggiungendo che “il virus innesca una risposta infiammatoria così forte nel corpo che si riversa nel sistema nervoso centrale” e che questo “può rompere l'integrità cellulare del cervello”.

La presenza di alcuni biomarcatori nel sangue dei pazienti – come il fattore MCP-3 – suggerisce che essi giochino un ruolo nella risposta immunitaria anomala, pertanto potrebbero diventare un bersaglio per innovative terapie farmacologiche. I dettagli della ricerca “Severe Neuro-COVID is associated with peripheral immune signatures, autoimmunity and neurodegeneration: a prospective cross-sectional study” sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

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