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Negare l’aborto può aumentare il numero di suicidi nelle giovani donne

Lo evidenzia un nuovo studio che ha esaminato la correlazione tra le difficoltà d’accesso all’aborto e i tassi di suicidio tra le donne in età riproduttiva.
A cura di Valeria Aiello
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In Italia, l’aborto è un diritto riconosciuto dalla legge. Ma l’obiezione di coscienza e, più in generale, le difficoltà di accesso alla procedura, così come le leggi che in altri Paesi vietano l’interruzione della gravidanza, possono far salire vertiginosamente i tassi di suicidio tra le donne in età riproduttiva. Lo evidenziano i risultati di un nuovo studio condotto da un team interdisciplinare dell’Università della Pennsylvania e del Children’s Hospital of Philadelphia (CHOP), negli Stati Uniti, che ha esaminato la correlazione tra le limitazioni all’accesso all’aborto e l’aumento del rischio di suicido nelle donne. Tale correlazione, valutata con uno dei metodi più rigorosi per stimare l’inferenza causale, è stata verificata in un periodo di oltre 40 anni utilizzando i dati americani dell’interna popolazione di donne adulte dal 1974 al 2016.

Abbiamo elaborato tre indici che misurano l’accesso alle cure riproduttive osservando l’applicazione della legislazione a livello statale – ha spiegato Jonathan Zandberg, coordinatore l’analisi e dottore di ricerca presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania – . Ogni volta che uno Stato ha applicato una legge relativa all’assistenza sanitaria riproduttiva, l'abbiamo incorporata nell’indice”. Analizzando poi la distribuzione dei suicidi per fasce di età, prima e dopo l’entrata in vigore delle leggi anti-aborto, e confrontando tali dati con le tendenze generali di suicidi e i tassi registrati negli Stati senza restrizioni, è emerso che la limitazione dell’accesso all’aborto è collegata a aumento del rischio di suicidio per le donne in età riproduttiva. Questa stessa associazione non è stata riscontrata nelle donne anziane.

Per accertare se la tendenza fosse specifica per le giovani donne, a titolo di confronto gli studiosi hanno esaminato un’altra causa comune di morte, utilizzando i dati relativi ai tassi di mortalità per incidenti stradali, senza tuttavia riscontrare alcuna correlazione. Né il controllo statistico per i potenziali fattori di confusione, come lo stato economico e il clima politico, ha cambiato i risultati, come dettagliato in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Jama Psychiatry.

Come tutti gli studi di correlazione, i risultati non possono tuttavia dimostrare che le limitazioni all’aborto causino effettivamente un aumento dei casi di suicidio. Ma l’accuratezza dell’approccio analitico ha comunque dato prova di “un’associazione solida, che non ha nulla a che fare con la politica – ha aggiunto Barzilay – . È tutto supportato dai dati” che, pur con le loro limitazioni, hanno implicazioni di vasta portata per gli operatori sanitari. “Lo stress è un fattore chiave per il carico di salute mentale e uno dei principali fattori di aumento del rischio di suicidio. Abbiamo scoperto che questo particolare fattore di stress – la restrizione all’aborto – colpisce le donne di un’età specifica per una determinata causa di morte, che è il suicidio”.

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