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L’esposizione allo smog aumenta immediatamente rischio di aritmie cardiache

Un team di ricerca cinese ha determinato che l’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta immediatamente la probabilità di sviluppare un’aritmia sintomatica.
A cura di Andrea Centini
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L'esposizione all'inquinamento atmosferico può scatenare aritmie sintomatiche immediate. In parole semplici, se si passa da una zona “salubre” – con aria pulita – a una inquinata c'è il rischio che entro 24 ore si sviluppino fibrillazione atriale, tachicardia sopraventricolare e altre alterazioni del battito cardiaco. Non è dunque necessaria l'esposizione cronica allo smog, ma è sufficiente quella acuta. Si tratta di una scoperta significativa che dovrebbe porre ulteriormente l'accento sui rischi derivati dallo smog e portare a nuove pratiche per tutelare la salute dei pazienti più a rischio (ad esempio i cardiopatici).

A determinare che l'inquinamento atmosferico può scatenare aritmie sintomatiche immediate è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell'NHC Key Lab of Health Technology Assessment dell'Università di Fudan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del National Clinical Research Center for Interventional Medicine di Shanghai, del Department of Environmental Health della Scuola di Salute Pubblica "T.H. Chan" dell'Università di Harvard, dell'Accademia Cinese delle Scienze e di molti altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Renjie Chen, docente presso la Scuola di Salute Pubblica dell'ateneo di Shanghai, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto i dati sulle concentrazioni orarie dello smog in oltre 300 città cinesi (rilevati da stazioni con sensori ad hoc) con quelli di pazienti finiti al pronto soccorso in circa 2.000 ospedali per aritmia cardiaca. Nello studio sono stati coinvolti circa 200mila partecipanti.

I dati sono stati raccolti tra il 2015 e il 2021 e hanno riguardato sei inquinanti atmosferici specifici: particolato sottile PM 2,5; particolato PM 2,5-10; biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO) e ozono. Incrociando tutte le informazioni attraverso metodi statistici – come modelli di regressione logistica – è emersa un'associazione tra l'aumento dello smog e il rischio di sviluppare l'aritmia cardiaca entro le prime ore dall'esposizione alle sostanze inquinanti. Come indicato nell'abstract dello studio, particolato sottile, NO2 , SO2 e CO sono stati associati a una probabilità sensibilmente più elevata di sviluppare fibrillazione atriale (tra 1,7 percento e 3,4 percento), flutter (tra 8,1 percento e 11,4 percento) e tachicardia sopraventricolare (tra 3,4 percento e 8,9 percento) entro le 24 ore dall'esposizione agli inquinanti. L'esposizione al particolato sottile con particelle entro i 10 micrometri di diametro era invece associata a una probabilità significativamente più elevata di flutter atriale (8,7 percento) e tachicardia sopraventricolare (5,4 percento). L'esposizione all'ozono era invece associata a probabilità più elevate di tachicardia sopraventricolare (3,4 percento). Il biossido di azoto era l'inquinante maggiormente associato a quattro tipologie diverse di aritmia cardiaca, compresi i batti prematuri in atri e ventricoli, con rischio crescente in proporzione alla concentrazione

“Sebbene i meccanismi esatti non siano ancora del tutto chiari, l'associazione tra inquinamento atmosferico e insorgenza acuta di aritmia che abbiamo osservato è biologicamente plausibile”, hanno scritto gli autori dello studio in un comunicato stampa. “Alcune prove hanno indicato che l'inquinamento atmosferico altera le attività elettrofisiologiche cardiache inducendo stress ossidativo e infiammazione sistemica, colpendo più canali di membrana, oltre a compromettere la funzione nervosa autonomica”, hanno aggiunto gli studiosi. Un recente studio italiano ha dimostrato che lo smog aumenta il rischio di aritmie cardiache pericolose per la vita.

È noto che in Cina i livelli di smog in alcune città sono talmente elevati che i bambini sviluppano patologie respiratorie normalmente riscontrate negli adulti; in molti casi il cielo è completamente oscurato da una cappa grigia di inquinanti. I risultati del nuovo studio suggeriscono la necessità di proteggere la popolazione più fragile (ma non solo) dal rischio di aritmie, che possono sfociare in malattie potenzialmente fatali. I dettagli della ricerca “Hourly air pollution exposure and the onset of symptomatic arrhythmia: an individual-level case–crossover study in 322 Chinese cities” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica CMAJ (Canadian Medical Association Journal).

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