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Cambiamenti climatici

Le correnti oceaniche intorno all’Antartide sono sull’orlo del collasso

Lo rileva una nuova ricerca pubblicata su Nature che mette in luce l’impatto dello scioglimento dei ghiacciai sulla circolazione antartica: “Potrebbe quasi dimezzare, con conseguenze catastrofiche su oceani e clima”.
A cura di Valeria Aiello
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Il riscaldamento globale legato all’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera sta gravemente segnando il destino dell’Antartide, i cui cambiamenti glaciologici hanno conseguenze devastanti su più fronti, a partire dall’innalzamento del livello dei mari alle caratteristiche di salinità degli oceani fino all’albedo terrestre. Una conseguenza indiretta dello scioglimento dei ghiacciai risiede nel declino della circolazione oceanica profonda, un regolatore chiave del clima del nostro pianeta che agisce immagazzinando e trasportando calore, carbonio, ossigeno e sostanze nutritive in tutto il mondo.

Tali correnti sono in gran parte determinate dalla densità dell’acqua, che è funzione della temperatura e della salinità della stessa, ma l’aumento delle acque disgelo in ingresso sta determinando un rallentamento di un processo noto come downwelling (ribaltamento) antartico, per cui le masse d’acqua più fredde e salate (quindi più dense) sprofondano al di sotto di quelle meno dense, portando a un declino della circolazione oceanica profonda che si forma intorno all’Antartide. Secondo il nuovo studio “Abyssal ocean overturning slowdown and warming driven by Antarctic meltwater” appena pubblicato su Nature, la circolazione antartica potrebbe dimezzarsi nei prossimi tre decenni, con implicazioni significative sul clima e gli ecosistemi marini.

Secondo gli scienziati, coordinati al professor Matthew England, vicedirettore dell’ARC Center for Excellence in Antarctic Science (ACEAS) dell’Università del New South Wales di Sydney, in Australia, se le emissioni globali di carbonio continueranno a crescere al ritmo attuale, il ribaltamento antartico “rallenterà di oltre il 40% nei prossimi 30 anni e su una traiettoria che sembra diretta verso il collasso”.

Le correnti oceaniche intorno all'Antartide

Ogni anno circa 250 trilioni di tonnellate di acqua fredda, salata e ricca di ossigeno sprofondano vicino all’Antartide. Quest’acqua si diffonde verso Nord, trasportando ossigeno nelle profondità degli oceani Indiano, Pacifico e Atlantico. “Se gli oceani avessero i polmoni, questo sarebbe uno” spiega il professor England che, nell’ambito della ricerca, insieme a un team internazionale di scienziati ha modellato la quantità di acque profonde antartiche prodotte secondo lo scenario ad alte emissioni dell’IPCC, prevedendo in che modo l’acqua di fusione dei ghiacciai influenzerà la circolazione oceanica profonda.

Le principali correnti oceaniche / Credit: Michael Pidwirny, Wikipedia
Le principali correnti oceaniche / Credit: Michael Pidwirny, Wikipedia

Le conseguenze della riduzione del downwelling antartico

Con il collasso di questa corrente oceanica profonda, gli oceani al di sotto dei 4.000 metri ristagnerebbero. “Ciò intrappolerebbe i nutrienti nell’oceano profondo, riducendone le quantità disponibili per sostenere la vita marina vicino alla superficie” precisa il professor England.

Il declino del downwelling antartico comporterebbe inoltre un rapido riscaldamento delle profondità oceaniche. “Le misurazioni dirette – aggiunge il co-autore dello studio, il dottor Steve Rintoul del CSIRO Oceans & Atmosphere e dell’Australian Antarctic Program Partnership dell’Università della Tasmania – confermano che tale riscaldamento è effettivamente già in corso. Lo studio ha scoperto che l’acqua di disgelo antartica rende meno dense le vicine acque oceaniche, il che rallenta la circolazione antartica”.

Con l’aumento delle emissioni di serra e il conseguente riscaldamento globale, lo scioglimento delle calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia continuerà ad accelerare, con impatti drammatici sulle correnti oceaniche profonde che regolano il clima terrestre. “Stiamo parlando della possibile estinzione a lungo termine di un’iconica massa d'acqua – afferma il professor England – . Questi profondi cambiamenti nel ribaltamento del calore, dell’acqua dolce, dell’ossigeno, del carbonio e dei nutrienti avranno un significativo impatto negativo sugli oceani per i secoli a venire”.

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