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L’analisi dei capelli rivela che l’assunzione di droghe potrebbe risalire ad almeno 3.000 anni fa

Lo mostrano i risultati di una recente analisi di alcune ciocche di cappelli appartenute a sciamani dell’età del bronzo che vivevano a Minorca, in Spagna.
A cura di Valeria Aiello
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Ciocche di capelli umani trovate nella grotta di Es Càrritx, Minorca / Credit: P. Witte
Ciocche di capelli umani trovate nella grotta di Es Càrritx, Minorca / Credit: P. Witte

Ciocche di capelli che si ritiene appartenessero a sciamani dell’età del bronzo che vivevano a Minorca, in Spagna, dimostrano che l’assunzione di droghe derivate da piante o arbusti risale almeno a 3.000 anni fa. Lo indicano i risultati delle analisi condotte da un team di ricerca guidato da Elisa Guerra-Doce dell’Università di Valladolid, in Spagna, che forniscono la più antica prova dell’assunzione di droghe nell’antica Europa. Secondo gli studiosi, le sostanze identificate nelle ciocche avrebbero indotto delirio e allucinazioni.

In particolare, i risultati delle analisi, dettagliati in uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, hanno mostrato che le ciocche di capelli sono risultate positive agli alcaloidi scopolamina e atropina, oltre che allo stimolante efedrina. La singolare scoperta è stata fatta nella grotta di Es Càrritx, sul versante sud-occidentale dell’isola delle Baleari. Questa grotta ospita più di 200 tombe e si ritiene fosse un luogo dove per circa 600 anni si sono svolti riturali funerari.

Secondo gli studiosi, le sostanze identificate erano probabilmente usate come parte dei rituali che si svolgevano all’interno della grotta, che potrebbero aver coinvolto sciamani “in grado di controllare gli effetti collaterali delle droghe vegetali”.

I ricercatori hanno anche messo in risalto che nella grotta sono stati trovati dei contenitori con motivi a spirale scolpiti sui coperchi. Alcuni studiosi, afferma lo studio, hanno ritenuto che questi motivi rappresentassero gli “stati alterati di coscienza” di una persona sotto l’influenza degli allucinogeni. “La recente scoperta che due contenitori di ceramica del tardo precolombiano provenienti dalla Central Arkansas River Valley, risultati positivi all’atropina, erano decorati con motivi a spirale supporta questa interpretazione” hanno precisato gli autori dello studio.

Finora, le prove del consumo di droghe nell’Europa dell’era preistorica si erano basate su informazioni indirette, come le riproduzione di piante medicinali nelle rappresentazioni artistiche. “I nostri risultati – hanno concluso gli studiosi – indicano che diverse piante contenenti alcaloidi venivano consumate da persone dell’età del bronzo di Minorca. Considerando la potenziale tossicità di queste sostanze, la loro manipolazione, l’utilizzo e le applicazioni rappresentavano conoscenze altamente specializzate”.

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