La variante della dieta mediterranea che migliora il microbiota, l’esperta: “Ora abbiamo la prova scientifica”

La dieta mediterranea è da tempo studiata e apprezzata per i suoi numerosi benefici sulla salute, tanto che nel 2010 è stata inclusa nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell'UNESCO. Gli studi condotti finora hanno infatti dimostrato come seguire sul lungo periodo questo stile alimentare contrasta l'infiammazione sistemica e ridurre il rischio di numerose patologie, tra cui malattie cardiovascolari, neurodegenerative e perfino di oltre dieci forme di cancro: "La dieta mediterranea – spiega la Fondazione AIRC – è la migliore strategia che possiamo adottare a tavola anche per ridurre il rischio di ammalarci di cancro".
Ma a fronte dei suoi numerosi benefici c'è ancora parecchia confusione su cosa significhi davvero "dieta mediterranea" e quali siano gli alimenti che la compongono. Proprio perché, come all'interno di ogni alimentazione sana, la qualità del cibo con cui nutriamo il nostro corpo è fondamentale, un team di ricercatori italiani, guidato dall’Università di Roma Tor Vergata, ha voluto studiare per la prima volta cosa succede nel nostro corpo, soprattutto nel nostro microbiota intestinale, se seguiamo una dieta mediterranea composta solo da cibi biologici. Lo studio fa parte della campagna "Il Bio dentro Di Noi", promossa da FederBio, AssoBio e Consorzio il Biologico, e i risultati sono stati da poco pubblicati sulla rivista scientifica Microorganisms.
"Siamo partiti dall'ipotesi che gli alimenti biologici, in quanto coltivati senza fertilizzanti o antibiotici, avessero una qualità nutrizionale migliore e in quanto tale potessero modificare anche gli effetti sul microbiota e quindi sulla nostra salute". A Fanpage.it Laura Di Renzo, professoressa ordinaria e direttrice della Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica dell’Università degli Studi di Roma di Tor Vergata, ha spiegato cosa è emerso dal loro studio.
Cosa significa davvero dieta mediterranea?
Molti credono che la dieta mediterranea sia solo pane, pizza, pasta. Insomma, i famosi carboidrati tanto temuti. In realtà, gli alimenti propriamente mediterranei sono altri. Parliamo di cereali, legumi, ortaggi, verdure a foglia verde, tuberi, frutta secca e pesce. Il tutto condito con olio extravergine d’oliva, anche abbondante: due o tre cucchiai al giorno. E, per chi può e vuole, un bicchiere di vino rosso al giorno.
E cosa non fa parte della dieta mediterranea tradizionale?
La carne rossa, per esempio, che andrebbe consumata al massimo una volta ogni quindici giorni. E poi gli altri prodotti di origine animale, formaggi, uova, latticini, che andrebbero consumati con moderazione. Ma soprattutto gli zuccheri semplici e i cibi ultraprocessati, cioè quegli alimenti che di naturale non hanno quasi più nulla.
Come avete elaborato la dieta usata nel vostro studio?
Abbiamo elaborato un paniere alimentare con Indice di Adeguatezza Mediterranea superiore a 15 e un approccio sostenibile, cioè con meno proteine animali e più vegetali. Si tratta di un parametro che misura quanto una dieta rispecchia il modello mediterraneo, per essere tale deve essere superiore a 5.
Cosa prevedeva?
Abbiamo tenuto il pesce, ma escluso completamente la carne rossa. Il pollo era ammesso ma solo una volta a settimana, formaggi con moderazione, e abbiamo tenuto lo yogurt per i suoi effetti positivi sul microbiota.
Tutti i partecipanti hanno seguito per quattro settimane una dieta settimanale identica. Poi, nella seconda fase, hanno seguito la stessa dieta ma fatta da alimenti esclusivamente biologici. I risultati sono stati confrontati con lo stato di partenza, ovvero una dieta libera che includeva vari alimenti, inclusi carne rossa e cibi ultraprocessati.
Quali differenze avete osservato?
In altri studi avevamo già visto che la dieta mediterranea convenzionale produce miglioramenti nello stato metabolico, nella risposta insulinica, nello stress ossidativo e nell’infiammazione.
Ma questa volta abbiamo visto che la dieta biologica, rispetto a quella convenzionale, ha prodotto un ulteriore miglioramento nello stress ossidativo ematico e nella composizione corporea. In particolare, abbiamo osservato un aumento del 20-30% della capacità antiossidante totale plasmatica.
Cosa significa per la salute del corpo?
Studiando l’espressione dei geni, ho visto che i geni legati all’infiammazione si "spengono", mentre quelli associati ai meccanismi di difesa e riparazione cellulare aumentano. Questo ci ha spinto a guardare cosa succede dentro l'intestino, più nello specifico nel microbiota, cioè l’insieme di batteri, virus e parassiti che lo popolano e regolano molti processi metabolici.
Perché avete studiato il microbiota?
Le specie e le famiglie di batteri che formano il microbiota producono delle sostanze, i metaboliti, che attraverso la barriera intestinale possono favorire o contrastare l’infiammazione di tutto l'organismo. Se si rompe l’equilibrio tra le specie batteriche, può innescarsi uno stato di disbiosi, con effetti sulla nostra salute. Per questo, tutto quello che noi mangiamo diventa nutrimento o veleno per le specie batteriche che vivono il nostro intestino.
Com’è cambiato dopo le quattro settimane?
Con l’alimentazione biologica abbiamo osservato un aumento di specie batteriche benefiche, che, oltre ai metaboliti che controllano il metabolismo di grassi e zuccheri, rilasciano gli acidi grassi a catena corta come il butirrato.
Cosa sono gli acidi grassi a catena corta?
Si tratta di molecole centrali per il benessere dell’organismo, con effetti sull’immunità, sul metabolismo e sulla salute della barriera intestinale, ma che il corpo da solo produce solo in piccole quantità. Il butirrato, in particolare, ha la straordinaria capacità di spegnere l’infiammazione sistemica.
Quali effetti può avere sulla salute generale?
Spegnere l’infiammazione sistemica significa aiutare il sistema immunitario e ridurre lo stress ossidativo, che può ossidare anche il colesterolo e le proteine. Se il colesterolo LDL si ossida, aumenta il rischio cardiovascolare. Inoltre, il butirrato sostiene anche i cicli epigenetici, cioè quei meccanismi che proteggono e riparano il DNA.
L’effetto è più forte con una dieta mediterranea biologica quindi?
Rispetto a quella convenzionale, che resta valida, una dieta mediterranea biologica è più efficace nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative. Oggi abbiamo le evidenze scientifiche per dirlo perché abbiamo osservato il miglioramento della qualità nutrizionale porta al maggiore miglioramento delle specie batteriche che vivono nell'intestino. Questo significa una situazione di equilibrio che, se mantenuta nel tempo, riduce il rischio delle malattie cronico-degenerative non trasmissibili, come obesità, diabete, malattie cardiovascolari, neurodegenerative e persino alcuni tumori.
Con questo non voglio dire che l'alimentazione sia l’unica medicina, ma che in un’ottica di prevenzione una dieta di qualità deve diventare la nostra abitudine alimentare.