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La tundra siberiana sparirà per sempre se non fermeremo le emissioni di gas serra

La tundra siberiana sarà spazzata via se non fermeremo il riscaldamento globale, ma anche un taglio netto alle emissioni non salverà larga parte dell’ecosistema.
A cura di Andrea Centini
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Credit: wikipedia
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Se non fermeremo le emissioni di gas a effetto serra – come anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) – la meravigliosa tundra siberiana sarà destinata a sparire per sempre dal nostro pianeta. Un intero, vasto e preziosissimo ecosistema subpolare totalmente cancellato a causa delle attività umane. Anche se riusciremo a limitare in modo netto e drastico il riscaldamento globale, col taglio delle emissioni, sopravvivrà comunque solo una parte del bioma della Russia settentrionale, che abbraccia la penisola del Tajmyr e una vastissima area paleartica. Basti pensare che dimezzando le attuali emissioni di gas serra entro il 2100 solo il 5,7 percento della tundra siberiana sarebbe ancora presente nel 2500.

A tratteggiare il drammatico destino del bioma sono stati i due scienziati tedeschi Stefan Kruse e Ulrike Herzschuh, rispettivamente del Centro per la ricerca polare e marina dell'Istituto Alfred Wegener Helmholtz – Istituto di Scienze Ambientali e dell'Istituto di Biochimica e Biologia dell'Università di Potsdam. I due scienziati sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto un modello climatico (chiamato LAVESI) espressamente progettato per prevedere l'evoluzione del rapporto tra tundra e taiga siberiane. La prima è un bioma “affacciato” a nord sui ghiacci polari, caratterizzato da piante basse, erbe, arbusti, muschi e licheni, a causa della temperatura media estremamente rigida che non permette agli alberi di crescere (se non salici e betulle di un paio di metri al massimo); la seconda è la foresta boreale, sita a sud della tundra e composta principalmente da grandi conifere come i larici.

L'aumento delle temperature determinato dal riscaldamento globale permette l'avanzata degli alberi della taiga verso nord, rosicchiando terreno prezioso alla tundra, l'habitat principale delle renne. Qui vivono anche volpi polari, orsi, lupi e lemming, inoltre si tratta di un centro nevralgico per la nidificazione di moltissime specie di uccelli. Se dovesse sparire, come teorizzato dai ricercatori tedeschi, l'impatto sarebbe catastrofico non solo per la biodiversità, ma anche per le popolazioni indigene umane che vivono delle risorse naturali offerte da queste terre, come i Nenets. I due scienziati tedeschi hanno sviluppato un modello climatico in grado di calcolare le sorti di tutta la tundra siberiana, che si estende per circa 4mila chilometri. Hanno previsto che se non sarà fatto nulla per contenere le emissioni di gas serra la tundra siberiana sparirà entro il 2500, totalmente sostituita dalla foresta boreale. Ma anche se riusciremo ad abbattere le emissioni di carbonio, la tundra dei prossimi secoli non sarà più quella che conosciamo oggi. Ad esempio, azzerando le emissioni entro il 2100 si salverebbe soltanto il 32,7 percento del bioma, che risulterebbe diviso in due regioni lontanissime fra di esse, la Chukotka e la penisola di Taymyr. Ciò avrebbe un effetto devastante sulla fauna. Se invece riusciremo a dimezzare le emissioni entro la fine del secolo, poco meno del 6 percento della tundra siberiana sarebbe ancora presente nel 2500.

Uno dei problemi principali che deve affrontare la tundra risiede nel fatto che l'avanzamento della taiga è praticamente inarrestabile, anche in presenza di un successivo raffreddamento del clima. Una volta cresciuti, infatti, gli alberi adulti sono molto più resistenti di quelli in crescita e possono “arroccarsi” sui terreni strappati alla tundra. Se ciò non bastasse, l'eliminazione dell'ecosistema comporterebbe un ulteriore incremento del riscaldamento globale, dovuto al maggior assorbimento del calore da parte della foresta boreale e dallo scioglimento del permafrost della tundra, che riverserebbe in atmosfera enormi quantità di CO2 intrappolata, oltre a liberare potenziali agenti patogeni preistorici. I dettagli della ricerca “Regional opportunities for tundra conservation in the next 1000 years” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica eLIFE.

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