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La NASA teme che la Cina possa rivendicare territori sulla Luna: rischio “guerre stellari”?

L’amministratore della NASA ha affermato che la Cina potrebbe rivendicare la proprietà di territori ricchi di giacimenti preziosi sulla Luna, con la “scusa” della ricerca scientifica.
A cura di Andrea Centini
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Luna. Credit: Andrea Centini
Luna. Credit: Andrea Centini

Bill Nelson, l'amministratore della NASA, ha affermato che la Cina potrebbe rivendicare la proprietà di alcuni territori sulla Luna, dopo averli raggiunti con la “scusa” della ricerca scientifica. In altri termini, Pechino potrebbe attuare una vera e propria conquista del satellite della Terra, in particolar modo delle regioni ricche di risorse preziose. L'ex astronauta e politico statunitense, a capo della prestigiosa agenzia aerospaziale dal 2021 dopo la nomina di Joe Biden, ha annunciato le preoccupazioni della NASA in un'intervista a Politico, sottolineando che attualmente è in atto una significativa “corsa alla spazio” col grande Paese asiatico.

La Cina è arrivata sulla Luna solo negli ultimi anni, ma sta facendo passi da gigante e ha già raggiunto importanti traguardi. Ad esempio, è stata la prima nazione a inviare un rover sulla faccia nascosta del satellite, inoltre ha anche riportato materiale lunare sulla Terra nel 2020 con la missione Chang'e 5, a mezzo secolo dagli ultimi “prelievi” fatti dagli Stati Uniti con l'Apollo 17 e dalla Russia (o meglio, dall'ex Unione Sovietica) con Luna 24. Le analisi di queste campioni hanno rilevato una roccia vulcanica completamente nuova, come evidenziato dallo studio “Exotic clasts in Chang’e-5 regolith indicative of unexplored terrane on the Moon” pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Nature Astronomy. Fra i minerali lunari vi sono diversi composti che possono favorire i lanci spaziali e la costruzione di basi in loco, o addirittura si ipotizza un utilizzo nella fusione nucleare. La NASA, in parole semplici, teme che Pechino possa mettere la sua bandiera su questi giacimenti e imporsi come superpotenza spaziale.

“È un dato di fatto: siamo in una corsa allo spazio. Ed è vero che faremmo bene a stare attenti che non arrivino in un posto sulla Luna con il pretesto della ricerca scientifica. E non è oltre il regno delle possibilità che possano dire: ‘State fuori, siamo qui, questo è il nostro territorio'”, ha dichiarato Bill Nelson a Politico. A suffragio delle sue parole, il dirigente americano ha detto di guardare a come si sta comportando la Cina sulla Terra, riferendosi alle Isole Spratly nel Mar Meridionale Cinese, contese proprio tra Cina, Vietnam, Malesia, Taiwan e altri Paesi. Qui ha costruito basi militari e ha rivendicato come proprio il territorio, noto per essere ricco di giacimenti petroliferi. Gli Stati Uniti ritengono che Pechino, qualora dovesse vincere questa corsa allo spazio, potrebbe "tagliarli fuori" dai territori lunari più preziosi, utili anche per arrivare su Marte (la Cina ha recentemente fotografato l'intero territorio del Pianeta Rosso).

La crescita del programma spaziale cinese negli ultimi anni è stata impressionante; il Paese asiatico ha già una propria stazione in orbita terrestre – il famoso palazzo celeste “Tiangong” – dove ha condotto alcune missioni con equipaggio umano. I razzi lanciatori per portarne i moduli sono balzati agli onori della cronaca internazionale a causa del rischio di caduta sulla terraferma. Pechino ha anche annunciato che farà sbarcare i primi taikonauti (astronauti cinesi) entro la fine del decennio sulla regolite lunare. La NASA dovrebbe arrivarci prima, nel 2025, grazie alla missione Artemis 3, durante la quale sbarcheranno sulla Luna la prima donna e la prima persona nera. Ma alcuni dirigenti americani temono anche una militarizzazione dello spazio da parte della Cina, con lo sviluppo di armamenti che potrebbero mettere a repentaglio i satelliti.

Ma i timori della NASA sono fondati o si vuole solo gettare discredito sul Paese rivale, con il quale in è in corso una sfida tra superpotenze mondiali? Il portavoce dell'ambasciata cinese negli USA Liu Pengyu ha affermato a Politico che “lo spazio non è un campo di battaglia”, e che alcuni funzionari statunitensi hanno “parlato in modo irresponsabile per travisare i normali e legittimi sforzi spaziali della Cina”. “La Cina sostiene sempre l'uso pacifico dello spazio, si oppone all'armamento e alla corsa agli armamenti nello spazio e lavora attivamente per costruire una comunità con un futuro condiviso per l'umanità nel dominio spaziale”, ha chiosato Pengyu.

Ciò che è certo è che la supremazia nello spazio è un obiettivo ambizioso per entrambi i Paesi; stiamo vivendo una sorta di replica di ciò che è avvenuto negli anni '60 del secolo scorso tra gli USA e l'ex Unione Sovietica. Con la differenza che stavolta la Cina ha tutte le carte in regola per poter superare gli Stati Uniti nella corsa allo spazio, con un vincitore che potrebbe essere decretato entro un paio di anni, come affermato da Bill Nelson. La Terra, vista da lassù, non ha confini, ma per essi sono morti milioni di esseri umani, incapaci di vivere in pace col prossimo. Non ci sarebbe da stupirsi se tutta la superbia, l'arroganza e la scarsa lungimiranza della nostra specie riescano a trovare terreno fertile anche “fra le stelle”, alimentando odio e violenza in nome della sete di potere.

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