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Esami di Maturità 2025

Il filosofo Pievani spiega il senso del suo brano scelto per i temi della maturità 2025: “È un passo difficile”

Abbiamo intervistato il filosofo Telmo Pievani, autore del brano “Un quarto d’ora (geologica) di celebrità”, scelto per una delle tracce della prima prova della Maturità 2025: “I ragazzi si stanno preparando a cambiare le cose”.
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Telmo Pievani
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Come ogni anno, la prima prova segna ufficialmente l'avvio degli esami di Maturità, l'ultima avventura che i ragazzi e le ragazze delle superiori vivranno seduti a un banco di scuola. Oltre a questo, però, la prova di italiano è anche uno specchio dei temi che sono stati centrali nell'ultimo anno. Quest'anno, come aveva previsto anche ChatGPT, una traccia è stata dedicata anche alla crisi climatica. Ma in una chiave insolita, più filosofica.

La traccia in questione, una di quelle della tipologia B (testo argomentativo), presentava un estratto dal brano "Un quarto d'ora (geologica) di celebrità", in cui l'autore, il filosofo e saggista Telmo Pievani, riflette sull'impronta – enorme – lasciata dall'uomo e tutte le cose umane sull'evoluzione del Pianeta, nonostante la sua presenza sulla Terra sia minima rispetto alla sua storia: "un quarto d'ora di celebrità", per l'appunto. Fanpage.it lo ha intervistato per capire meglio il significato del suo brano

Com'è stato leggere un suo brano nelle tracce della prima prova?

È molto bello che questo tema sia stato scelto, anche perché in questo momento storico è passato in secondo piano: parliamo di tutt'altro, il dibattito pubblico si concentra su altri temi, le guerre, i conflitti. Invece, oggi, i ragazzi hanno avuto modo di riflettere su questo tema, che riguarda la loro vita, l'ambiente in cui vivranno nei prossimi decenni.

Qual è il messaggio del suo brano?

In quel passo semplicemente rifletto che, anche se noi abbiamo invaso il mondo con la nostra presenza e le nostre cose, non siamo i padroni. Anzi, siamo appena arrivati. In quel senso parlo di "quarto d'ora geologico di celebrità". È un passo difficile anche perché ti obbliga a vedere l'umanità come qualcosa di giovane, appena arrivata in un mondo che è molto più antico di noi e che ci sopravviverà comunque.

Secondo lei, i ragazzi hanno gli strumenti per affrontare un brano come il suo?

Vediamo che si stanno preparando. Abbiamo tantissimi ragazzi che si iscrivono alle lauree di sostenibilità, scienza ambientale e altri indirizzi che riguardano le tematiche ambientali. Soprattutto dalla pandemia in poi, le cose stanno cambiando molto velocemente.

Io vado spesso nelle scuole e vedo come i ragazzi si interessino davvero a queste tematiche. Anche se non fanno atti dirompenti, la loro è una presa di coscienza silenziosa ma molto forte. Lo vediamo nei loro gesti quotidiani e nelle loro scelte di vita: pensate che il 40% dei ragazzi che diventano maggiorenni decide di non prendere la patente: questa è una spia di un cambiamento importante, una cosa così non si era mai vista.

Spesso però i ragazzi vengono isolati in questo percorso, come se la coscienza climatica delle nuove generazioni fosse diventata motivo di conflitto generazionale. Come mai?

Secondo me è un conflitto che sta nelle cose, nel senso che è un conflitto oggettivo. Non era mai successo prima che una generazione trasferisse alla successiva un debito ecologico. Finora le generazioni precedenti lasciavano una dote positiva di progresso e di sviluppo. Invece, per la prima volta, lasciamo ai giovani una situazione peggiore di quella che avevamo: un Pianeta più caldo e con meno biodiversità.

Se non l'hanno causata loro, ma le generazioni passate, è giusto far riflettere i ragazzi su questi temi oppure dovrebbero farlo di più gli adulti?

Dobbiamo farlo assolutamente. Anche noi adulti dobbiamo farlo, ma loro sono la prima generazione di nativi climatici, nel senso che sono nati dentro la crisi ambientale e quindi hanno anche un punto di vista diverso da noi che l'abbiamo causata.

Come dovrebbero comportarsi gli adulti?

È un conflitto inedito: non possiamo essere paternalisti o moralisti e prenderci il diritto di dire noi cosa devono fare per affrontare questo problema, perché in realtà sono loro che dovranno risolverlo.

Ha detto che spera che suo figlio non faccia la sua traccia. Perché?

Era una battuta, un po' di imbarazzo paterno. Poi so che lui preferisce i temi umanistici, quelli scientifici appassionano più mia figlia. Credo che abbia fatto una traccia più affine alle sue corde.

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