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Entro il 2100 molte città USA rischiano temperature da Medio Oriente per i cambiamenti climatici

Gli scienziati di Climate Central hanno calcolato che diverse città degli Stati Uniti rischiano temperature roventi se non si fermeranno le emissioni di CO2.
A cura di Andrea Centini
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Entro la fine del secolo diverse città degli Stati Uniti raggiungeranno temperature estive roventi, paragonabili a quelle delle città del Medio Oriente. Per fare un paio di esempi, Yuma, in Arizona, dove attualmente la temperatura è di 40,1° C, entro un'ottantina di anni si ritroverà a 44,5° C, mentre Phoenix (anch'essa in Arizona) passerà dagli attuali 40,2° C a 44,3° C. Un aumento di circa 4° C in un lasso di tempo brevissimo, che si concretizzerà se non faremo nulla per ostacolare le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e di altri gas a effetto serra in atmosfera, principali responsabili della “febbre” del pianeta.

Sono giunti a queste conclusioni gli scienziati dell'organizzazione Climate Central, che hanno effettuato varie simulazioni con modelli climatici in diversi scenari, compreso il peggiore, ovvero quello in cui lasceremo tutto com'è adesso, senza porre un taglio o perlomeno un freno alle emissioni di gas serra legati alle nostre attività. Quest'estate stiamo già avendo un assaggio di caldo “iperestremo” come quello del 2003, ad oggi l'anno più caldo in assoluto da quando si tiene traccia delle temperature globali. Le ondate di caldo rovente sono fenomeni possibili anche in condizioni climatiche normali, ma il riscaldamento globale li rende da eccezionali a ordinari, aumentandone sensibilmente la frequenza e l'intensità. Quest'anno negli Stati Uniti sono stati frantumati diversi record di temperature massime, con 46° C nell'area delle Grandi Pianure, i 37° C di Boston e i 38,9° C di Portland. Tutto questo diventerà la norma e peggiorerà entro la fine del secolo, secondo i calcoli degli scienziati.

Attualmente la temperatura media globale è di circa 1,3° C superiore rispetto all'epoca preindustriale, da quando sono iniziate le costanti e sempre più massicce immissioni di gas a effetto serra in atmosfera. I ricercatori sottolineano che dobbiamo fare il possibile per contenere entro 1,5° C l'aumento della temperature, una soglia oltre la quale gli effetti dei cambiamenti climatici saranno sempre più disastrosi e in molti casi irreversibili. Negli scenari climatici peggiori, senza politiche di contenimento delle emissioni, si potrebbe arrivare a oltre 3° C rispetto alla media dell'epoca preindustriale.

I ricercatori di Climate Central sono partiti dalle temperature medie attuali delle varie città americane e hanno calcolato le previsioni per il 2100 tenendo presente una temperatura globale di 3,6° C superiore rispetto alla media di oltre 160 anni fa. In questo scenario, molte città del nord raggiungeranno temperature analoghe a quelle di città poste centinaia di chilometri più a sud; Washington DC, ad esempio, avrà estati simili ad Austin, in Texas; Boston diventerà come Filadelfia, mentre Los Angeles potrebbe diventare come Tuxpan in Messico. Las Vegas avrà invece estati come Kuwait City, passando da 36,3° C a quasi 41° C, mentre El Paso in Texas diventerà come Dubai, con 38,5° C.

“I veri rischi saranno nelle ondate di caldo che ora sono estremi occasionali che inizieranno a durare più a lungo”, ha dichiarato il portavoce di Climate Central Peter Girard. “Questo tipo di ondate di calore diventeranno la norma e i pericoli saranno molto più presenti. Ci saranno persone che non hanno mai avuto bisogno dell'aria condizionata che affronteranno questa necessità. Si passerà rapidamente da fastidioso a pericoloso”, ha chiosato l'esperto. La speranza è che con l'impiego delle energie rinnovabili e gli sforzi per ridurre le emissioni di CO2 non si arrivi davvero agli scenari più catastrofici, che rappresentano una minaccia esistenziale per la civiltà e l'umanità intera, oltre che per la biodiversità.

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