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Donna guarita dall’HIV, la stessa tecnica potrebbe curare più persone

Dopo la paziente di New York, la terza persona in assoluto ad essere stata curata dall’HIV, il nuovo metodo di trapianto potrebbe aiutare più persone nella cura dell’HIV.
A cura di Valeria Aiello
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Un nuovo metodo di trapianto, basato sulle staminali del sangue del cordone ombelicale, apre alla possibilità di curare l’HIV più di quanto si pensasse in precedenza. La tecnica, usata per curare la paziente di New York, la terza persona al mondo ad essere guarita dall’HIV, potrebbe essere presto estesa a più persone.

Le staminali del cordone ombelicale

Il sangue del cordone ombelicale è ampiamente disponibile rispetto alle cellule staminali adulte utilizzate nei trapianti di midollo osseo che hanno curato i due pazienti precedenti, e non è necessario che sia strettamente abbinato con il ricevente. La maggior parte dei donatori presenti nei registri è di origine caucasica, per cui anche una corrispondenza solo parziale ha il potenziale per curare più persone che hanno sia l’HIV sia il cancro ogni anno, hanno affermato i ricercatori.

La donna, che aveva la leucemia, ha ricevuto il sangue del cordone ombelicale per la cura del suo cancro, proveniente da un donatore parzialmente abbinato, e il sangue da un parente stretto per fornire al suo corpo le difese immunitarie temporanee durante il trapianto. Alcuni nuovi dettagli sul suo caso sono stati comunicati martedì alla Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche (CROI), a Denver, in Colorado.

I ricercatori ritengono che l’infezione da HIV progredisca in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini, ma mentre le donne rappresentano più della metà dei casi nel mondo di HIV, nelle sperimentazioni di cura costituiscono solo l’11% dei partecipanti. Gli altri due casi noti di pazienti curati dall’HIV, sono il paziente di Berlino, che ha eliminato il virus per 12 anni, fino alla sua morte nel 2020 di cancro, e un altro paziente, guarito dall’HIV nel 2019 e successivamente identificato come Adam Castillejo, il paziente di Londra, che ha confermato che il caso precedente non era stato un colpo di fortuna.

Il paziente di Berlino e il paziente di Londra

Entrambi hanno ricevuto un trapianto di midollo osseo che ha sostituito tutto il loro sistema immunitario, per cui hanno sofferto di effetti collaterali anche gravi, inclusa una condizione chiamata la malattia del trapianto contro l’ospite, in cui le cellule del donatore attaccano l’organismo ricevente. Il paziente di Berlino è stato molto male dopo il trapianto.

Il trattamento del signor Castillejo è stato meno intenso, ma nell’anno successivo al suo trapianto ha perso quasi 30 kg, ha sviluppato una perdita dell’udito ed è sopravvissuto a molteplici infezioni, dicono i suoi medici. Al contrario, la donna dell’ultimo caso ha lasciato l’ospedale 17 giorni dopo il trapianto e non ha sviluppato la malattia del trapianto contro l’ospite, ha spiegato il dottor Jing Mei Hsu, medico della paziente del Weill Cornell Medical Center di New York, che ha potuto certificare che l’infezione da Hiv della paziente era in remissione.

La donna curata a New York

La donna, che ora ha superato la mezza età (non ha voluto rivelare la sua età esatta per motivi di privacy), aveva ricevuto una diagnosi di HIV nel 2013 e, attraverso i farmaci antiretrovirali, aveva mantenuto bassi i livelli di virus. Nel marzo 2017 le era stata è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta, e nell’agosto dello stesso anno aveva ricevuto il sangue del cordone ombelicale da un donatore con una mutazione che blocca l’ingresso dell’HIV nelle cellule.

Possono essere necessarie circa sei settimane per l’innesto delle cellule del cordone ombelicale, per cui alla donna sono state somministrate trasfusioni di sangue, parzialmente abbinate da un parente di primo grado. "La combinazione del sangue del cordone ombelicale e delle cellule del suo parente potrebbe averle risparmiato molti dei brutali effetti collaterali di un tipico trapianto di midollo osseo" ha spiegato il dottor Hsu.

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