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Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico di Benedetta Pilato, sintomi e come incide sulle prestazioni sportive

La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo ormonale che colpisce le ovaie e causa diversi sintomi, come ciclo irregolare o assente, acne, aumento di peso e disturbi metabolici. Benedetta Pilato ha raccontato di conviverci, spiegando come la condizione incida su energia, allenamenti e rendimento in gara.
A cura di Valeria Aiello
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Benedetta Pilato, 20 anni, ha raccontato pubblicamente di convivere con la sindrome dell’ovaio policistico, una condizione endocrina colpisce le ovaie
Benedetta Pilato, 20 anni, ha raccontato pubblicamente di convivere con la sindrome dell’ovaio policistico, una condizione endocrina colpisce le ovaie

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una condizione endocrina ampiamente diffusa, che riguarda più di una donna su dieci in tutto il mondo: caratterizzata dalla presenza di cisti multiple in una o entrambe le ovaie e squilibri ormonali legati all’eccessiva produzione di androgeni (ormoni maschili), la sindrome dell’ovaio policistico causa diversi sintomi, come mestruazioni irregolari o assenti, acne, eccessiva crescita di peli e disturbi metabolici (insulino-resistenza, che aumenta il rischio di obesità e diabete di tipo 2).

La nuotatrice Benedetta Pilato ha raccontato pubblicamente di convivere con questa condizione, spiegando come influisca su energie, allenamenti e prestazioni in gara. “Mi fa sentire diversa, non riesco a calibrare la forza e ho sensazioni fuorvianti” ha detto la primatista italiana nella rana, oro mondiale a Budapest 2019. “Purtroppo i giorni sballati si presentano a sorpresa, ovviamente sono seguita ma, se mi trovo in questa condizione durante una competizione, mi sento impotente e mi è sempre più complicato spiegarlo” ha ammesso in una recente intervista a La Stampa.

La sua qualificazione nei 50 rana ai prossimi Mondiali di Singapore si deciderà al Trofeo Settecolli del 26-28 giugno a Roma, dove potrà riscattarsi dal forfait di Riccione. “Se adesso sto bene? Meglio, a tratti. Dipende – ha aggiunto Pilato – . Capisco che da fuori sembri un male immaginario, ma è lunga e io non ho pazienza”.

Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo endocrino che ha impatto sulla salute riproduttiva e sul benessere generale: comporta iperandrogenismo, alterazioni metaboliche come l’insulino–resistenza e aumento del rischio cardiovascolare (a differenza dell’ovaio policistico o micropolicistico, con cui la sindrome viene spesso confusa, essendo entrambe condizioni caratterizzate dalla presenza di cisti follicolari in una o entrambe le ovaie).

Nella maggior parte dei casi, la sindrome dell’ovaio policistico si manifesta dopo il menarca, con impatti sull’ovulazione che incidono sulla regolarità del ciclo mestruale, con possibili conseguenze sulla fertilità, e un aumento del rischio di diverse possibili complicanze legate all’eccessiva produzione ovarica di androgeni, incluso il testosterone.

Quali sono i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico

I primi sintomi della sindrome dell’ovaio policistico si manifestano generalmente durante la pubertà e tendono a peggiorare nel tempo: la disfunzione ovulatoria che caratterizza questa condizione si presenta solitamente dopo il menarca, con cicli mestruali irregolari o assenti, mentre l’eccesso di peli (irsutismo) è solitamente precoce ed associato alla comparsa di acne.

Altri sintomi possono comprendere aumento di peso, affaticamento, scarsa energia, problemi correlati al sonno (apnea notturna), sbalzi di umore, depressione, ansia e mal di testa. Anche la pelle può apparire diversa, con aree più scure e ispessite, solitamente nella zona periascellare, sulla nuca, sulle pieghe cutanee, sulle nocche e sui gomiti, a causa degli alti livelli di insulina dovuti all’insulino-resistenza, che aumenta inoltre il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

Come incide la sindrome dell’ovaio policistico nelle prestazioni sportive

La sindrome dell’ovaio policistico è una condizione complessa che, come detto, comporta un’ampia gamma di sintomi e squilibri ormonali e metabolici che possono influenzare le energie quotidiane e la preparazione atletica.

In particolare, i livelli ormonali sostanzialmente alterati per l’aumento della produzione di androgeni, come il testosterone, sono responsabili di irregolarità mestruali e insulino-resistenza che incidono sul benessere generale, ma possono comportare anche cambiamenti nelle fibre muscolari, con risvolti non ancora completamente compresi ma che potrebbero tuttavia rappresentare un vantaggio per le atlete.

Recenti ricerche, tra cui uno studio dell’Università di Skövde, in Svezia, che ha coinvolto anche gli studiosi del Karolinska Institute di Stoccolma, ha infatti riscontrato che le donne con sindrome dell’ovaio polistico e livelli più elevati di ormoni maschili presentano un minor numero di fibre muscolari di tipo 1, caratterizzate da una bassa velocità di contrazione e una maggiore resistenza alla fatica. Al contrario, le fibre muscolari di tipo 2 sono quelle a contrazione rapida, che hanno una maggiore capacità di produrre forza rispetto alle fibre di tipo 1 ma si affaticano più rapidamente.

Nonostante la minore presenza fibre muscolari di tipo 1, l’aumento dei livelli di ormoni sessuali maschili e, in particolare, di testosterone, aumenta la massa muscolare e osseahanno evidenziato gli studiosi – . Pertanto, le donne con la sindrome dell’ovaio policistico ottengono risultati migliori in vari test fisici rispetto ad altre atlete, soprattutto in discipline esplosive come gli sprint, che richiedono molte fibre di tipo 2”.

Questo aspetto, anche nel caso di Benedetta Pilato, può essere di incoraggiamento a fronte delle preoccupazioni e i tanti problemi associati alla condizione, come indicato anche in una precedente ricerca sull’impatto della sindrome dell’ovaio policistico nei risultati agonistici delle atlete. “Le loro prestazioni sportive sono significativamente superiori a quelle delle atlete senza sindrome dell’ovaio policistico” hanno osservato gli autori di questo studio, ritenendo anche loro che la differenza nella performance sia legata all’aumento di massa e forza prodotto dal testosterone.

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