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Cos’è la durrina del sorgo che ha ucciso 50 mucche in Piemonte

Si tratta di una sostanza tossica per gli animali, naturalmente presente nelle piante di sorgo più giovani, che nel prestomaco dei ruminanti viene idrolizzata, liberando acido cianidrico.
A cura di Valeria Aiello
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Un dei bovini avvelenati dalla durrina / IZSPLV
Un dei bovini avvelenati dalla durrina / IZSPLV

La morte improvvisa di una cinquantina di mucche di razza piemontese a Sommariva Bosco, in provincia di Cuneo, è stata causata da un’intossicazione acuta derivata dall’ingestione della durrina, una sostanza naturalmente presente nelle piante di sorgo più giovani che, in condizioni di forte siccità, come quella che sta colpendo il nostro Paese e in particolare il Nord Italia, può aumentare a livelli tali da provocare avvelenamenti fatali nei ruminanti al pascolo. A renderlo noto è stato l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZSPLV), le cui indagini hanno confermato quanto si sospettava fin dal principio, in quanto gli effetti della durrina, un glucoside cianogenico tossico per gli animali (e anche per l’uomo) sono ben noti agli allevatori e descritti in letteratura. Ma cos’è la durrina? E perché, nonostante il pericolo di avvelenamento, il bestiame è stato fatto pascolare in un’area dove le piante di sorgo erano in uno stadio giovanile?

Durrina, che cos’è la sostanza che ha ucciso 50 mucche in Piemonte

Come detto, la durrina è un glucoside cianogenico, una sostanza naturalmente presente nelle piante più giovani di sorgo e altamente tossica, la cui concentrazione varia a seconda delle condizioni di crescita e con l’età della pianta, diminuendo fino a scomparire nelle piante adulte. In particolare, essendo un glucoside cianogenico, la durrina è costituita da una porzione zuccherina e da una porzione non zuccherina, detta aglicone, che per idrolisi determina la generazione di acido cianidrico: questo acido, chiamato anche acido prussico, è un veleno in grado di uccidere in pochi secondi e che, nei capi di bestiame deceduti in Piemonte, è stato rilevato in concentrazioni di gran lunga superiori ai 730 ppm ritenute tossiche per i bovini, come rivelato dai risultati degli esami dell’IZSPLV in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna.

Gli erbivori ruminanti, nello specifico, sono  particolarmente soggetti ad avvelenamento da glucosidi cianogenici, in quanto la decomposizione di questo composto avviene già nel prestomaco da parte della flora batterica presente nello stesso, che permette un’idrolisi più efficace e la conseguente liberazione di maggiori quantità di acido cianidrico.

Perché la durrina è tossica per gli animali

L’azione tossica dell’acido cianidrico liberato dall’idrolisi della durrina è dovuta al fatto che questa sostanza si combina con l’emoglobina per formare la cianoglobina, che non trasporta ossigeno. Così, i tessuti vengono privati dell’ossigeno necessario e l’animale avvelenato mostra un aumento della frequenza respiratoria e della frequenza cardiaca, risultando ansimante, con contrazioni muscolari o nervosismo, tremore, schiuma alla bocca, colorazione blu del rivestimento della bocca, spasmi o convulsioni. La morte avviene per paralisi respiratoria.

Gli animali morti subito dopo il pascolo / IZSPLV
Gli animali morti subito dopo il pascolo / IZSPLV

Questi segni clinici, spiegano gli esperti della Oregon State University, si osservano raramente perché la maggior parte degli animali avvelenati da acido cianidrico muore nel giro di pochi minuti una volta che l’agente tossico è entrato nel flusso sanguigno, di solito entro 15-20 minuti dal consumo del foraggio.

La ricerca ha anche dimostrato che è sufficiente una quantità pari a circa di 1 grammo di acido cianidrico a causare la morte di una mucca di 450 kg, a seconda della capacità dell’animale disintossicarsi e della sua resistenza fisica .

Perché gli animali pascolavano dove può essere pericoloso?

Non è chiaro perché le mucche stessero pascolando in quell’area di Sommariva Bosco, dove nelle piante prelevate per le analisi è stata rinvenuta una concentrazione pari allo 0,1% (1.000 ppm – parti per milione) di durrina. È ad esempio possibile che l’allevatore abbia sottovalutato gli effetti della siccità che, come premesso, possono aumentare la concentrazione di questa sostanza nei germogli, oppure che gli animali stessi abbiano preferito le foglie più giovani, che possono contenere da 2 a 25 volte più acido cianidrico rispetto agli steli.

In tal senso, il pascolo a rotazione, ovvero aspettando che le piante siano sufficientemente adulte da ridurre la quantità di durrina, aiuta a ridurre il rischio di avvelenamento del bestiame. Un ulteriore accorgimento, durante i mesi estivi, può essere di dividere la superficie destinata al pascolo in due o più aree. "Ciò consente la rotazione del bestiame da un'area all'altra, ovviando così alla necessità di pascolare quando gran parte dell'erba è costituita da piccoli nuovi germogli, come spesso accade quando un campo relativamente grande viene lentamente pascolato" suggerisce il professor Lester Vough, agronomo presso la Oregon State University a Corvallis.

Ad ogni modo, per completezza, occorre ricordare che determinati livelli di acido cianidrico (HCN) sono comunque considerati sicuri per gli animali, e che questi non devono superare i 25 milligrammi (mg) su 100 grammi (g) di tessuto vegetale secco. Livelli compresi dai 50 ai 75 mg per 100 g di tessuto vegetale secco sono considerati come dubbi, mentre concentrazioni superiori a 100 mg/100 g come altamente pericolose.

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