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Cambiamenti climatici

Cosa sappiamo degli alberi geneticamente modificati per catturare più anidride carbonica dall’aria

Sviluppati dalla californiana Living Carbon, sono pioppi potenziati per la fotosintesi, in grado di crescere più rapidamente e assorbire il 27% in più di CO2.
A cura di Valeria Aiello
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I primi esemplari sono già stati piantati all’inizio di questo mese in un bosco degli Stati Uniti sud-orientali, dove inizieranno a catturare più anidride carbonica (CO2) dei loro corrispettivi naturali: sono i nuovi alberi di pioppo geneticamente modificati, progettati dalla start-up californiana Living Carbon per crescere più rapidamente e assorbire più CO2 dall’atmosfera. Insieme alla Oregon State University di Corvallis, la società di biotecnologie ha recentemente pubblicato una ricerca non ancora sottoposta a revisione paritaria, in cui si rileva che questi ibridi accumulano il 53% in più di biomassa rispetto alle controparti standard, con il risultato che catturano fino al 27% di CO2 in più. La nuova frontiera delle biotecnologie vegetali si è dunque spinta nella direzione del miglioramento della fotosintesi nelle piante, che potranno così contribuire ad alleviare la crisi climatica.

Come funzionano gli alberi geneticamente modificati che catturano più CO2

Per arrivare a potenziare la fotosintesi, la Living Carbon ha progettato pioppi geneticamente modificati per evitare la cosiddetta fotorespirazione, un processo naturale che fa sì che le piante rilascino parte della CO2 assorbita nell’atmosfera, sprecando parte dell’energia prodotta nella fotosintesi. Al contempo, per crescere più rapidamente, gli alberi GM sono in grado di riciclare un sottoprodotto tossico della fotosintesi impiegando meno energia e catturando più CO2 nel tempo. In altre parole, questo percorso alternativo alla fotorespirazione consente alle piante di avere una maggiore quantità di energia da utilizzare nella crescita, aumentando così l’accumulo di biomassa e l’assimilazione del carbonio.

Di solito – ha recentemente spiegato la Linving Carbon – i prodotti di scarto della fotorespirazione vengono esportati dal cloroplasto a più organelli per il ciclo metabolico. La nostra biotecnologia consente al cloroplasto di abbattere internamente questi prodotti di scarto e di trasformarli in glucosio e cellulosa ricchi di energia”.

Questa capacità viene acquisita attraverso l’aggiunta di determinati geni di altre piante e alghe che possiedono naturalmente questi percorsi alternativi di bypass della fotorespirazione.

Nei test di laboratorio, condotti in serra e dettagliati nello studio in pre-print, le piante hanno mostrato un aumento visibile della crescita rispetto ai controlli non modificati, nonché un tasso più elevato di assimilazione del carbonio quando non limitate dalla luce o dall’anidride carbonica. La misurazione della biomassa, condotta alla settimana 21 dopo l’invasatura, ha indicato un aumento del 53% della stessa rispetto alle piantine di controllo, di cui circa la metà immagazzinata sotto forma di carbonio.

Le tecnologie di modificazione genetica sono spesso argomenti scottanti, che suscitano sospetti e timori, e questo nuovo progetto non fa eccezione. Il fatto che questi alberi ibridi siano stati recentemente piantati in un bosco della Georgia – si ritiene che si tratti della prima volta che degli OGM vengano immessi nell’ambiente al di fuori di uno studio scientifico o di una coltivazione commerciale negli Stati Uniti – ha suscitato la reazione delle organizzazioni ambientaliste che sostengono che i rischi a lungo termine degli “alberi geneticamente modificati, il loro polline o semi per le foreste, la fauna selvatica o la salute umana sono sconosciuti”.

La Living Carbon, d’altra parte, sostiene di aver adottato molte misure per ridurre il rischio di “conseguenze indesiderate” e ritiene che ci siano molte garanzie in atto. “Abbiamo superato il punto in cui la sola riduzione delle emissioni sarà sufficiente per riequilibrare i nostri ecosistemi e stabilizzare il nostro pianeta. Ora è il momento della rimozione del carbonio su larga scala. Il nostro obiettivo è abbattere il 2% delle emissioni globali entro il 2050 utilizzando circa 13 milioni di acri [5 milioni di ettari] di terra” ha affermato in una nota Maddie Hall, co-fondatrice e CEO di Living Carbon.

Oltre al sito in Georgia, la società afferma anche di aver già raggiunto accordi con alcuni proprietari terrieri privati per piantare i nuovi alberi GM in oltre 1.200 ettari (3.000 acri) di foresta nel sud-est degli Stati Uniti e negli Appalachi.

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