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Chiamiamo il Machu Picchu col nome sbagliato, secondo una nuova ricerca

Analizzando antichi documenti come mappe, diari, note e atti di proprietà, due archeologi hanno determinato che chiamiamo il Machu Picchu col nome sbagliato.
A cura di Andrea Centini
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Il nome del Machu Picchu, celebre sito archeologico Inca sito in Perù, potrebbe essere sbagliato. In origine, infatti, questa antichissima città molto probabilmente in lingua quechua veniva chiamava Huayna Picchu o più semplicemente Picchu. A determinarlo sono stati i due scienziati Donato Amado Gonzales e Brian S. Bauer, rispettivamente del Ministero della Cultura del Perù e dell'Università dell'Illinois. I due archeologi sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato un gran numero di documenti secolari, tra mappe, atlanti, note e diari ottenuti da molteplici archivi.

Il Machu Picchu divenne famoso in tutto il mondo a seguito dell'esplorazione dello studioso americano Hiram Bingham, che visitò le rovine della città Inca per la prima volta oltre 100 anni fa, nel 1911. All'epoca il luogo non era particolarmente noto nemmeno fra gli abitanti della regione di Cusco. La ragione risiede nella quota elevata delle rovine nella valle dell'Urubamba, a quasi 2.500 metri sul livello del mare. Dopo la caduta dell'ultimo Regno Inca, attorno alla metà del XVI secolo, la città rimase infatti isolata, disabitata e infine dimenticata, anche da coloro che vivevano sotto le sue mura fortificate.

Parlando di alcune rovine con un contadino che viveva nella zona, Melchor Arteaga, Bingham segnò sul suo diario il nome di “Macho Pischo”, la cui pronuncia era più simile a “Picchu” quando espressa ad alta voce. Da allora quel nome è stato utilizzato per riferirsi al sito archeologico, visitato da centinaia di migliaia di turisti ogni anno. Machu Picchu (montagna vecchia) è anche il nome della vetta più alta della zona, a sud delle rovine, mentre Huayna Picchu è quello del monte più vicino alle rovine, ma più piccolo. Durante il suo viaggio altre persone indicarono a Bingham che Huayna Picchu era il nome che gli Inca utilizzavano per chiamare le rovine, ciò nonostante fu l'indicazione di Arteaga ad avere la meglio, anche se probabilmente si riferiva a rovine meno importanti site proprio sulla montagna più alta.

Analizzando i toponimi su mappe risalenti all'inizio del XIX secolo, atti di proprietà di terreni e altri documenti del XVII secolo e precedenti i due autori del nuovo studio sono giunti alla conclusione che Machi Picchu è frutto di un malinteso e che il vero nome del sito fosse proprio Huayna Picchu. “Ci sono dati significativi che suggeriscono che la città Inca fosse effettivamente chiamata Picchu o, più probabilmente, Huayna Picchu”, hanno indicato i due studiosi in un comunicato stampa dell'Università dell'Illinois. Tra i documenti scoperti più significativi vi sono un atlante datato 1904 (dunque 7 anni prima dell'arrivo di Bingham) in cui le rovine di una città Inca venivano menzionate come “Huayna Picchu” e i resoconti redatti dagli spagnoli dopo aver conquistato le terre degli indigeni. In uno “straordinario resoconto della fine del XVI secolo”, spiegano Gonzales e Bauer, è riportato che gli indigeni della regione conquistata “stavano pensando di tornare a rioccupare il sito che chiamavano Huayna Picchu”, con riferimento alle rovine divenuto patrimonio mondiale dell'umanità. In nessuno di questi documenti storici si fa riferimento al sito col nome di “Machu Picchu”.

Sebbene il nome reale del sito archeologico possa essere diverso da quello utilizzato, non tutti gli studiosi pensano abbia senso rinominarlo ora, dato che tutti lo conoscono come Machu Picchu. I dubbi sul nome del sito risalgono all'inizio degli anni '90, quando uno studioso locale, John Rowe, iniziò a ritenere che “Machu Picchu” fosse un nome improprio. I dettagli della ricerca “The Ancient Inca Town Named Huayna Picchu” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Ñawpa Pacha: Journal of the Institute of Andean Studies.

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