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Cade sulla pianta dei suicidi, la più pericolosa al mondo: “Dolore atroce, il peggiore di tutti”

Una donna ha raccontato la terribile esperienza dopo essere caduta sulla pianta dei suicidi o albero pungente, ritenuta la specie più pericolosa con cui entrare in contatto. Ecco cosa provoca e perché.
A cura di Andrea Centini
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La pianta dei suicidi. Credit: wikipedia
La pianta dei suicidi. Credit: wikipedia

Una donna di 42 anni è caduta rovinosamente sulla pianta più pericolosa al mondo – perlomeno dal punto di vista del dolore che può provocare – e a nove mesi dall'incidente soffre ancora per le conseguenze. La pianta responsabile è la famigerata gympie gympie (Dendrocnide moroides), dal nome della località in cui fu scoperta la prima volta attorno alla metà dell'800. È conosciuta anche con i nomi di pianta dei suicidi o albero pungente ed è una specie appartenente alla famiglia delle ortiche (Urticacee). Cresce nelle foreste pluviali lungo la costa orientale dell'Australia, tra Capo York e il Nuovo Galles del Sud, ma può essere trovata anche nell'arcipelago della Sonda e nello stato insulare Vanuatu. È nota per i suoi terribili peli urticanti lunghi 5 millimetri, al cui apice si trova un aculeo che rilascia una potentissima neurotossina.

La malcapitata, Naomi Lewis, ha raccontato la sua terribile esperienza alla ABC News, spiegando che non si è ancora ripresa dopo quasi un anno. “È stato orribile, assolutamente orribile. Il dolore era appena oltre l'insopportabile. Il corpo ha raggiunto una soglia e poi ho iniziato a vomitare”, ha affermato la donna, aggiungendo che ha avuto quattro figli (uno naturalmente, tre con cesareo) e che la sofferenza che ha sperimentato non è stata minimamente paragonabile. Del resto, come dichiarato da tutti coloro che hanno avuto a che fare con la gympie gympie, si tratta del dolore peggiore mai vissuto, con effetti che possono manifestarsi anche per due anni. “Non c'è niente di paragonabile, è dieci volte peggio di ogni altra cosa”, disse ad esempio Ernie Rider, un uomo che finì con faccia contro le foglie. La dottoressa Marina Hurley dell'Università del Nuovo Galles del Sud ha spiegato in un articolo su The Conversation che è “il peggior tipo di dolore che si possa immaginare, come essere ustionati con acido caldo e fulminati allo stesso tempo”. Anche la signora Lewis ha affermato che si è trattato del peggior dolore di sempre “al 100 percento”.

Credit: wikipedia
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La donna stava facendo un giro in mountain bike a Smithfield, nei pressi di Cairns, quando dopo essere scesa è inciampata ed è finita in un fosso, centrando in pieno la pianta con le gambe. Il dolore iniziale è stato descritto come l'esposizione al fuoco. Mentre aspettava l'ambulanza il marito ha comprato delle strisce per la ceretta in una farmacia limitrofa, per rimuovere gli aculei conficcati nella pelle. Si tratta di una delle strategie raccomandate in questi casi. Ma il sollievo è stato limitato, tanto che credeva di non resistere a tanta sofferenza. La donna è rimasta ricoverata in ospedale per una settimana ed è stata trattata con forti antidolorifici e coperte calde sulle gambe. Il freddo, infatti, è in grado di riacutizzare il dolore anche a mesi o anni di distanza dall'incidente, rendendo insopportabili docce e aria condizionata. Per molti mesi la signora Lewis ha vissuto con impacchi termici legati alle gambe e solo dopo 6 mesi ha smesso di prendere antidolorifici.

I frutti. Credit: wikipedia
I frutti. Credit: wikipedia

Gli scienziati hanno determinato che la neurotossina responsabile di questo dolore atroce è la moroidina, anche se non è ancora chiaro quali siano tutti i composti coinvolti. Si tratta di un peptide con un peculiare legame tra l'istidina e il triptofano. Gli aculei tossici sono presenti sulle foglie e soprattutto sugli steli, dove si presentano con un aspetto molto simile a una peluria. Come spiegato dalla professoressa Hurley, il dolore iniziale è “pungente e bruciante”, ma raggiunge il suo picco dopo 20 – 30 minuti dal contatto. Dopo l'esposizione alla tossina i linfonodi sotto le braccia iniziano a gonfiarsi e a pulsare dolorosamente. I peli possono rimanere conficcati sotto la pelle per sei mesi, mentre il dolore può proseguire molto più a lungo e riacutizzarsi in determinate circostanze. Il trattamento più efficace dopo l'esposizione è l'applicazione di acido cloridrico diluito e uso di cerotti per l'epilazione per rimuovere gli aculei, ma è fondamentale contattare sempre un medico.

Credit: wikipedia
Credit: wikipedia

La botanica ha descritto anche un dettaglio meno noto degli alberi pungenti, ovvero la capacità di causare “starnuti intensi, perdita di sangue dal naso e possibilmente gravi danni respiratori” se si resta vicini ad essi per più di 20 minuti senza protezioni (come le mascherine). Insomma, si tratta di una pianta micidiale dalla quale restare ampiamente alla larga, eppure i suoi frutti sono commestibili (una volta liberati dalla peluria) anche per l'uomo. Alcuni animali sono in grado di mangiarli senza problemi così come le micidiali foglie. Fra essi il pademelon dalle zampe rosse, alcuni coleotteri e uccelli. Nonostante il pericolo, un uomo ha deciso di coltivare alcuni esemplari a casa sua in una gabbia per pappagalli.

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