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Approvato il primo test del sangue per la diagnosi di Alzheimer: come funziona

Negli Stati Uniti è stato approvato il primo test del sangue in grado di rilevare i segni associati al morbo di Alzheimer. L’efficacia diagnostica di queste analisi è paragonabile all’esame del liquido cefalorachidiano e alle scansioni del cervello.
A cura di Andrea Centini
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La Food And Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato il primo test del sangue in grado di rilevare le placche amiloidi associate all'Alzheimer, con potenziali e sostanziali benefici per i pazienti. È stato infatti dimostrato che gli anticorpi monoclonali alla stregua del donanemab e del lecanemab sono in grado di rallentare la progressione della malattia – fino al 35 percento – se somministrati nelle fasi iniziali della malattia, che rappresenta la principale forma di demenza al mondo. Ciò significa tempo prezioso in più in cui i pazienti possono restare indipendenti e automi. Con un simile test i pazienti potrebbero iniziare prima i trattamenti con tutti i vantaggi del caso. I benefici sarebbero significativi anche per i famigliari, considerando anche l'impatto sociale ed economico di questa condizione neurodegenerativa.

Il morbo di Alzheimer, lo ricordiamo, è una patologia incurabile che può essere diagnosticata efficacemente solo dopo la morte del paziente, attraverso l'esame necroscopico del cervello. I segnali associati della demenza, tuttavia, possono essere colti anche molti anni prima della manifestazione dei sintomi caratteristici legati al declino cognitivo, come perdita della memoria, difficoltà nel linguaggio e nell'orientamento e cambi repentini dell'umore. Il recente studio “Biomarker Changes during 20 Years Preceding Alzheimer’s Disease” pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The New England Journal of Medicine, ad esempio, ha rilevato che i biomarcatori dell'Alzheimer sono rilevabili nel liquido cerebrospinale (o cefalorachidiano) ben 18 anni prima della manifestazione clinica della malattia. Ma un prelievo lombare della cosiddetta “acqua di rocca” – la rachicentesi – è invasivo e chiaramente non applicabile alla popolazione generale, a differenza di un normale prelievo di sangue.

Il test approvato dalla FDA, messo a punto da Fujirebio Diagnostics, si basa sull'analisi di determinati biomarcatori – le “firme biologiche” della malattia – presenti nel flusso sanguigno. Più nello specifico, viene analizzato il rapporto di due proteine, pTau217 e β-amiloide 1-42, presenti nel plasma umano e associate all'accumulo di placche amiloidi e grovigli di tau nel cervello. In altri termini, se livelli elevati di queste proteine “appiccicose” – che sono un segno di neurodegenerazione – sono presenti nel sangue, significato sono in corso i processi della demenza conclamata. I ricercatori hanno evidenziato che il test chiamato Lumipulse G pTau217/ß-amiloide 1-42 nel rilevare i segni dell'Alzheimer ha un'efficacia paragonabile all'esame del liquido cerebrospinale e della tomografia a emissione di positroni (PET), che va a caccia dell'amiloide nel tessuto cerebrale.

I risultati di questo studio “indicano che il nuovo esame del sangue può predire in modo affidabile la presenza o l'assenza di patologia amiloide associata alla malattia di Alzheimer al momento del test in pazienti con deficit cognitivo”, spiega la FDA. “Il test è destinato ai pazienti che si presentano in un contesto di cura specialistica con segni e sintomi di declino cognitivo”, aggiunge l'FDA. “Quasi 7 milioni di americani convivono con il morbo di Alzheimer e si prevede che questo numero salirà a quasi 13 milioni. L'autorizzazione di oggi rappresenta un passo importante per la diagnosi del morbo di Alzheimer, rendendola più facile e potenzialmente più accessibile per i pazienti statunitensi nelle fasi iniziali della malattia”, ha chiosato la dottoressa Michelle Tarver, Direttrice del Center for Devices and Radiological Health. Non resta che attendere l'eventuale approvazione di questo testa anche dall'EMA e dalla FDA.

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