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Incidente Porto Recanati, un giovane: “Io picchiato da Farah nel 2017, doveva stare in carcere”

Ci sarebbe stato anche Marouane Farah, l’uomo che ha causato l’incidente di Porto Recanati, tra gli aggressori di tre giovani di Fermo inseguiti in auto e picchiati nel 2017 dopo una serata in una discoteca di San Benedetto. La famiglia di uno di quei ragazzi: “Se fossero stati presi provvedimenti tempestivi, non si sarebbe arrivati a questo, un incidente in cui hanno perso la vita due genitori”.
A cura di Susanna Picone
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Marouane Farah, l’uomo arrestato per aver causato il tragico incidente di Porto Recanati in cui hanno perso la vita Gianluca Carotti ed Elisa Del Vicario, mentre tornavano con i bambini da una festa di Carnevale, avrebbe partecipato anche a un’aggressione che si è consumata nel 2017, quando tre ragazzi e una ragazza di Fermo denunciarono di essere stati inseguiti dopo una serata trascorsa in una discoteca di San Benedetto e picchiati da un gruppo di nordafricani di cui avrebbe appunto fatto parte anche Farah. È il Resto del Carlino a riportare oggi la testimonianza di L. I., ventiseienne di Fermo, uno dei giovani aggrediti quella sera. Dopo il terribile incidente di Porto Recanati, la famiglia del giovane picchiato a Grottammare ha deciso di lanciare un appello perché sia fatta giustizia: il ventiseienne ha trascorso 25 giorni in ospedale dopo l’aggressione e deve ancora riprendersi da quella notte. “Farah ha causato un’immensa tragedia – così la mamma del ragazzo aggredito –, ma quelli che erano insieme a lui a picchiare mio figlio quella notte non sono da meno. Li hanno costretti a fermarsi, è stata un’aggressione violentissima. E mio figlio ancora ne paga le conseguenze”. “Nulla è stata fatto ancora, nonostante la denuncia sia scattata subito – sottolineano la madre e la sorella –, la giustizia faccia il suo corso, il più presto possibile, i responsabili vanno condannati. Se fossero stati presi provvedimenti tempestivi, non si sarebbe arrivati a questo, un incidente in cui hanno perso la vita due genitori”.

L'aggressione nel 2017: "Farah doveva stare in carcere per quella vicenda" – Il ragazzo aggredito ha ricordato col quotidiano quella notte: “Ero con due amici e un’amica in una discoteca di San Benedetto. A un certo punto ecco comparire attorno alla nostra amica tre nordafricani, la palpeggiavano e la invitavano ad andare con loro. Tra questi c’era Farah. Siamo intervenuti chiedendo loro di lasciarci stare. Sembravano accelerati, avevano gli occhi spalancati, cercavano guai. Ci hanno risposto ok e se ne se sono andati”. Poi però li hanno inseguiti in auto: “A Grottammare ci ha speronato e tagliato la strada, costringendoci a fermarci. Si trattava di un’Audi A6, da cui è sceso Farah. Erano in cinque o sei. Avevano in mano bottiglie e spranghe. Sono andati verso il finestrino del guidatore, ce l’avevano con la ragazza. Sono sceso dall’auto”. E allora hanno iniziato a colpirlo tanto che è stato costretto a restare una ventina di giorni in ospedale: “Mi hanno operato alla faccia. Dal cranio mi hanno estratto un pezzetto di ferro di un centimetro e mezzo. Ho perso 15 chili, e ho trascorso l’ultimo anno e mezzo tra psicologi, fisioterapisti e osteopati”. E ovviamente è rimasta la paura, anche quella di uscire con gli amici: “Non mi sento al sicuro. Perché quelli sono ancora là fuori. Liberi”, ha detto il ragazzo parlando della morte dei due genitori a Porto Recanati come di una tragedia che si poteva evitare: “Quella persona doveva stare in carcere perché aveva picchiato me, perché aveva spacciato. Non in giro su un’auto senza assicurazione e senza patente, ubriaco e drogato. E, dopo un anno e mezzo, tutti gli altri sono là fuori”.

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