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Ilva di Taranto, Strasburgo processa l’Italia: “Non ha tutelato la salute dei cittadini”

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso di 182 cittadini tarantini giudicando in via preliminare sufficienti le loro prove per portare in aula lo Stato italiano.
A cura di Antonio Palma
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Lo Stato italiano è formalmente sotto processo davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo con l'accusa di non aver tutelato la salute dei cittadini di Taranto dagli effetti negativi delle emissioni del complesso siderurgico dell'Ilva. A sollevare la questione davanti alla Corte di Strasburgo sono stati 182 cittadini pugliesi residenti a Taranto e nei comuni limitrofi, vittime di svariate malattie o rappresentanti di congiunti deceduti o figli minori malati. Il gruppo sostiene che lo Stato italiano "non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l'ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri".

I giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo, analizzando le loro richieste e le loro prove, hanno stabilito che vi sono elementi sufficienti per il ricorso e così hanno avviato formalmente il procedimento contro lo Stato italiano per non averli difesi dall'inquinamento provocato dall'Ilva. Fonti della Corte infatti hanno specificato all’Ansa che la decisione di comunicare i ricorsi al governo significa che le prove presentate dai ricorrenti contro l’operato dello Stato sono molto forti. Del resto la stessa Corte l'anno scorso aveva dichiarato inammissibile il ricorso di una donna che sosteneva l’esistenza di un nesso tra la sua malattia e le emissioni dell’Ilva.

Per i citadini le autorità nazionali e locali non hanno predisposto un quadro normativo ed amministrativo idoneo a prevenire e ridurre gli effetti del grave e persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’Ilva. Agli atti del ricorso anche i cosiddetti decreti "salva Ilva" con cui i governi hanno autorizzato nel corso del tempo la continuazione delle attività del polo siderurgico tarantino nonostante ci fosse la consapevolezza dell'inquinamento. Per questo i ricorrenti sostengono che l'Italia ha violato il loro diritto alla vita, all’integrità psico-fisica e al benessere familiare e che in Italia non possono beneficiare di alcun rimedio contro queste violazioni.

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