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Il Nord Italia invaso dalla cimici asiatiche, è emergenza: “Fermarle è difficilissimo”

Le regioni dell’Italia settentrionale, con l’arrivo della stagione invernale, sono di nuovo alle prese con l’invasione di questi insetti, che dal 2012 sono responsabili del danneggiamento di numerosi frutteti. Il timore, però, è che possano cercare rifugio nelle case, per trascorrervi l’inverno in una sorta di letargo, dopo aver già attaccato i campi.
A cura di Ida Artiaco
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Negli ultimi cinque anni sono diventate il più grande incubo degli agricoltori del Nord Italia, dove è in atto una vera e propria invasione. Si tratta delle cimici asiatiche, conosciute anche come Halyomorpha halys, in grado di distruggere pere, mele e albicocche. Nel 2013 hanno colpito Piemonte e Lombardia, nel 2014 Liguria e Toscana, mentre nel 2015 Trentino e Marche. Ed anche quest'anno, con l'avvicinarsi della stagione invernale, complice il calo delle temperature, è di nuovo emergenza in questi territori, soprattutto nel Nord Est, tra Friuli e Veneto, dove già nei giorni scorsi c'era stata la denuncia di alcuni residenti circa la presenza sempre più significativa di questi insetti nelle loro case e nei campi. "Anche attraverso il dna – ha commentato al quotidiano La Repubblica Lara Maistrello, entomologa dell'Università di Modena e Reggio Emilia – abbiamo accertato che la H.halys presente in Italia è arrivata da zone diverse della Cina e dalla Corea. Bisogna studiarne la provenienza per capire in che modo si possono combattere, perché reagiscono in modo diverso al clima e agli insetticidi".

Le cimici, lunghe fra i 12 e i 17 millimetri, colori fra il grigio e il marrone, sono capaci di volare per 2,5/5 chilometri al giorno e attaccare ogni frutto. "Abbiamo accertato  – ha continuato l'esperta -, che una femmina riesce a deporre in media 285 uova all'anno, e dopo le madri, nella stessa stagione, depongono le figlie. Fermarle è difficilissimo. Trovi le cimici, prepari il trattamento, ne ammazzi una parte e le altre cambiano "banchetto". Il trattamento non dura in eterno, il giorno dopo l'albero è già accessibile. Anche con l'uso di neonicotinoidi, piretroidi e fosforganici non si sono raggiunti grandi risultati: non puoi insistere perché ammazzi anche gli insetti utili, come gli impollinatori".

Una situazione, dunque, che sta diventando sempre più difficile da gestire col passare del tempo. Inoltre, il timore è che col freddo che arriverà nei prossimi giorni questi insetti possano cercare rifugio nelle case, per trascorrervi l'inverno in una sorta di letargo, dopo aver già attaccato i campi. Secondo il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) di Firenze, soltanto nel 2016 in Italia è stato perso oltre il 40% di pere e kiwi, con danni pesanti anche a mele, pesche, uva, pomodoro, noci, nocciole, mais e soia. Le regioni interessate sono corse ai ripari con le cosiddette reti di protezione anti-insetto. L'Emilia Romagna nei giorni scorsi ha stanziato 10 milioni, la Lombardia ne ha destinati 2,5. "Potranno essere messe – ha spiegato l'entomologo Massimo Bariselli, del Servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna – soprattutto nei frutteti che hanno già le reti anti-grandine, come bande laterali. Facciamo di tutto, per salvare i frutteti. L'importante è fare rete, fra Regioni ed enti di ricerca (università, Crea, Cnr), con i tecnici sul territorio e gli agricoltori. Speriamo di farcela".

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