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Il Nord Italia del caporalato, oltre mille lavoratori irregolari e 21 milioni di fatture false

Maxi-operazione della Guardia di finanza tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. La manodopera, quasi tutta dell’Est Europa, figurava alle dipendenze di una società con sede in Sardegna.
A cura di Biagio Chiariello
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Oltre un migliaio di posizioni lavorative irregolari, 21 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti; una cinquantina di società coinvolte con sedi praticamente in ogni Italia, ma specialmente nel Settentrione (nelle provincie di Pordenone, Sassari, Venezia, Brescia, Padova, Treviso, Vicenza, Bergamo, Modena, Pavia e Milano), 59 persone indagate: 4 per associazione a delinquere, 48 per reati tributari e 7 per reati di riciclaggio, in relazione ad attività distrattive per circa 700mila euro effettuate su conti correnti societari e operate tramite carte prepagate e vaglia postali. Sono queste le cifre più importanti dell’operazione “Sardinia Job” messa a segno dalla Guardia di Finanza di Pordenone.

Le indagini hanno permesso di smantellare un giro di appalti illeciti a Nord. Nel mirino dei militari dell’Arma, l’intermediazione illecita di manodopera – il cosiddetto “caporalato” – nel settore manifatturiero e industriale con emissione “di fatture per operazioni inesistenti e di riciclaggio per la quale, riferisce la Guardia di finanza, è stata anche rilevata l’esistenza di un’associazione per delinquere la cui principale figura con funzione di promotore, coordinatore ed esecutore, era un soggetto nella provincia di Pordenone, attivo in ambito pluriennale in tali attività criminose nonché già destinatario di plurime condanne e denuncia per reati economici-finanziari”. L’attività illecita si basava “sulla dissimulazione di rapporti di appalto e subappalto– prosegue la nota- con società aventi minimo capitale sociale e intestate a prestanomi” con obblighi fiscali e contributivi nei riguardi della manodopera che appariva “sul piano formale” assunta e dipendente da tali imprese anziché da quelle realmente fruitrici.

I lavoratori erano perlopiù sloveni, rumeni, cechi, slovacchi o provenienti da regioni del Sud d'Italia e risultavano occupati senza alcuna copertura fiscale o previdenziale con le società – tutte con sede legale nel Sassarese nonostante, spiega la Finanza, "nessuno delle centinaia di lavoratori impiegati o delle decine di aziende utilizzatrici degli stessi manifestasse una concreta presenza o interessi economici in Sardegna” – che, dopo aver fornito la manodopera, venivano in breve periodo poste in liquidazione. Il Gip di Pordenone su richiesta della Procura ha anche disposto il sequestro per equivalente per un importo di quasi 4 milioni di euro nei confronti di un soggetto promotore di una società illecita (due immobili di pregio e due autovetture Porsche e Bmw), oltre a 55mila euro in contanti da questi occultati in un ripiano della scrivania.

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