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Il ministro Tria ammette: “Aumento Iva e accise su benzina per ora è confermato”

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ammette che l’aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina per ora, secondo quanto stabilito dal Def, è confermato e potrebbe scattare il primo gennaio 2020. L’aumento, comunque, è previsto “in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative” che potrebbero portare al disinnesco delle clausole di salvaguardia.
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A cura di Stefano Rizzuti
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L’aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina nel 2020 è confermato. Almeno dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Che in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sottolinea che “lo scenario tendenziale incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021”. Questo non vuol dire che alla fine l’aumento sarà inevitabile. Tanto che per il ministro dell’Economia la conferma è solo momentanea, “in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative”. Però, per il momento, l’aumento c’è. Con buona pace di Matteo Salvini e Luigi Di Maio che da giorni si prodigano per smentire l’aumento su Iva e accise. Se non arriva una misura alternativa, quindi, le clausole di salvaguardia non verranno disinnescate e l’aumento scatterà dal primo gennaio 2020.

Anche perché, allo stesso tempo, Tria conferma l’impegno per inserire la flat tax nella prossima legge di Bilancio: “La manovra continuerà il processo di riforma delle imposte sui redditi, la cosiddetta flat tax, e di generale semplificazione fiscale per alleviare, in particolare, il carico fiscale gravante sui ceti medi”. Per quanto riguarda la stima di crescita fornita dal Documento di economia e finanza approvato in Consiglio dei ministri, secondo il ministro dell’Economia si tratta di un dato “equilibrato”: “Le tendenze dei primi mesi di quest'anno mostrano segnali incoraggianti. Il governo non ha affatto peccato di eccessivo ottimismo come alcuni sostengono. La revisione al ribasso delle stime di crescita, se confrontata con le stime dei principali previsori, risulta pienamente coerente con l'evoluzione della situazione economica generale”.

La crescita stimata allo 0,2% viene quindi ritenuta plausibile da Tria, il quale spiega anche che “l’indebitamento netto dovrebbe attestarsi al 2,4% del Pil: tale livello risulta superiore a quello stabilito nell’accordo di fine anno con la Commissione europea, pari al 2% del Pil. Questo principalmente a causa della minor crescita nominale dell'economia. La stima comprende anche l’attivazione della clausola contenuta nella legge di Bilancio che prevedeva in caso di deviazione dall’obiettivo di indebitamento netto il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica”.

Per l’andamento dello spread, invece, il ministro valuta “importanti i piani del governo e l'incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti che il Parlamento avrà sul Bilancio”.  Secondo Tria, inoltre, lo scenario programmatico si basa su obiettivi coerenti con le regole comunitarie, il che “richiederà uno sforzo fiscale che attenua il ritmo di crescita dell’economia”. Infine, per il futuro Tria avverte: “L’aggiustamento di bilancio per consentire il raggiungimento degli obiettivi di bilancio del Def nel triennio 2020-22 è significativo”.

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