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Il governo rinuncia al decreto salva-Roma

Lo ha annunciato a sorpresa il ministro per i Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini, ai presidenti di Senato e Camera. La correzione della norma sugli affitti sarà nel Milleproroghe.
A cura di B. C.
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Il Governo ha rinunciato alla conversione del decreto Salva-Roma. E' stato il ministro del Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini a darne notizia ai Presidenti di Senato e Camera della decisione. Il testo, in scadenza il 30 dicembre, aveva attirato critiche bipartisan per la misura relativa agli affitti di immobili da parte della pubblica amministrazione, tanto da spingere l'esecutivo a porre ieri alla Camera la questione di fiducia. A questo punto nel decreto milleproroghe, che dovrebbe essere approvato dal consiglio dei ministri del 27 dicembre, dovrebbe essere contenuta la correzione, annunciata in Parlamento, alla suddetta norma. Il decreto regolamenterà, precisa una nota di Palazzo Chigi, "le sole situazioni indifferibili, a cominciare dalle norme sulla base delle quali il Comune di Roma ha approvato il proprio bilancio".

Un decreto assai contestato – Il salva-Roma era stato duramente contestato da Lega e Movimento 5 Stelle per via dell'articolo che impediva alle "amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito della propria autonomia, hanno facoltà di recedere, entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di locazione di immobili in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Il termine di preavviso per l’esercizio del diritto di recesso è stabilito in trenta giorni, anche in deroga a eventuali clausole difformi previste dal contratto". Critiche però erano arrivate anche da Forza Italia e Pd. "Non c'era francamente bisogno che, oltre alle tante norme del tutto estranee al testo iniziale del decreto 126/2013, venisse inserita anche una sanatoria indifferenziata per case in legno, cabine, bungalow, roulotte o altri manufatti non previsti dalle concessioni e realizzati in aree demaniali senza nessuna valutazione nel merito e a fronte di una aumento del canone francamente irrisorio", lamentava ad esempio ieri il presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, il democratico Ermete Realacci. E a far storcere il naso era stato anche il colpo di spugna sui riferimenti ai tagli ai Comuni e alle Regioni ‘contrarie' alle slot machine (in pratica, lo Stato avrebbe ‘punito', tagliando i trasferimenti, gli enti che con norme e direttive cercano di porre un freno al dilagare del gioco d'azzardo).

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