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Il drammatico racconto di Igor il russo: “Sparai perché dovevo stendere i poliziotti”

Collegato col Tribunale di Bologna in video conferenza dal carcere di Saragozza dove è detenuto, il killer di Budrio Norbert Feher, alias Igor ‘il russo’, ha ricostruito tutti i drammatici momenti che lo hanno portato a uccidere le sue vittime in Italia prima di scappare in Spagna dove poi è stato arrestato.
A cura di Antonio Palma
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"Ho sparato a Ravaglia perché aveva una pistola in mano. Poi ho sparato a Verri senza guardare se era armato perché per me era un poliziotto pure lui e dovevo sdraiare tutti e due.Dovevo schiacciare tutto quello che avevo davanti", così con freddezza Norbert Feher, alias Igor ‘il russo', ha raccontato durate il processo a suo carico il momento in cui ha sparato a sangue freddo all'agente della Polizia provinciale, rimasto ferito, e alla guardia ecologica volontaria disarmata Valerio Verri, ucciso mentre stava pattugliando il territorio. A riportare la testimonianza su Facebook è Francesca Verri, figlia di una delle vittime dell'uomo, presente nell'Aula del Tribunale di Bologna dove Norbert Feher è collegato in video conferenza dal carcere di Saragozza. I fatti ricostruiti dall'uomo, ora detenuto in Spagna, risalgono all'8 aprile del 2017 cioè nel periodo in cui Igor era  in fuga dopo aver ucciso il tabaccaio di Budrio e si aggirava per le campagne del Ferrarese. Al racconto oltre alla figlia di Verri erano presenti anche l'altro figlio della vittima, Emanuele, e lo steso Ravaglia, sopravvissuto ala sparatoria di Portomaggiore fingendosi morto e che è potuto tornare in piedi solo dopo mesi di ricovero in ospedale e riabilitazione psico-fisica.

Si tratta di un momento fondamentale per il processo a carico di Norbert Feher dopo il rinvio della seduta a fine novembre per un problema tecnico che aveva impedito il collegamento dal carcere di massima sicurezza. Durante l'udienza davanti al Gup di Bologna, l‘uomo accusato di due omicidi ha fatto riferimento anche all'altro efferato delitto, quello di Budrio dell' aprile 2017 i cui è stato ucciso il barista Davide Fabbri. "Andai da Fabbri alla Riccardina di Budrio perché mi doveva diecimila euro" ha spiegato infatti Feher nel suo interrogatori durato circa due ore. L'uomo ha ammesso le sue responsabilità nei due delitti dicendo però di aver sparato perché messo alle strette. Ha invece detto di non c'entrare nulla con la rapina alla guardia giurata Piero Di Marco né con l'omicidio del metronotte Salvatore Chianese, due cani di cui è ancora  sospettato dalla Procura della città' romagnola.

L'imputato però non ha voluto dare informazioni su chi lo ha aiutato nella fuga dall'Italia alla Spagna dove è stato arrestato nel dicembre 2017, dopo aver ucciso altre tre persone. "Non tradirò mai gli amici" ha sottolineato. Per lui Il Giudice per le indagini preliminari ha stabilito che non è necessaria una nuova perizia respingendo  la richiesta della difesa del serbo. Il processo con rito abbreviato semplice quindi proseguirà come previsto con una nuova udienza  a marzo

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