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Il dramma del runner Roberto Zanda: amputati i piedi, i medici provano a salvare le mani

Il primario del reparto di chirurgia vascolare dell’Ospedale Partini di Aosta ha spiegato di aver effettuato un’amputazione sotto il ginocchio che consentirà una rapida applicazione delle protesi biomeccaniche. Zanda aveva riportato il congelamento degli arti in Canada, mentre partecipava alla Yukon Arctic Ultra.
A cura di Susanna Picone
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Alla fine l’intervento di amputazione di entrambi i piedi è stato inevitabile. Come da programma, lunedì presso l’ospedale Parini di Aosta è stato operato l’ultrarunner Roberto Zanda, sessantenne di Cagliari ricoverato dal 19 febbraio scorso a seguito del congelamento degli arti avvenuto mentre partecipava in Canada alla Yukon Artic Ultra. L’intervento di amputazione dei piedi, come ha spiegato all’Ansa Flavio Peinetti, primario del reparto di chirurgia vascolare dell'Ospedale Partini di Aosta, ha avuto un “esito soddisfacente”. “Abbiamo effettuato un'amputazione sotto il ginocchio che consentirà una rapida applicazione delle protesi biomeccaniche”, ha spiegato il primario aggiungendo di voler ancora attendere per le mani. “Per le mani – ha aggiunto Peinetti – stiamo valutando la situazione in raccordo con alcune equipe di chirurgia ricostruttiva per poter preservare il più possibile. Della mano sinistra probabilmente riusciremo a salvare il palmo e la falange del pollice, un risultato inimmaginabile all'inizio”.

Zanda rincuora i fan dopo l’intervento – Intanto da Aosta i parenti di Zanda rincuorano i fan: “Roberto sta molto bene, grazie a tutti per il sostegno”, hanno detto dopo l’intervento. Zanda, detto “Massiccione” per la sua stazza e la sua resistenza, è rimasto 17 ore tra i ghiacci canadesi. L’atleta sardo stava appunto partecipando alla Yukon Artic Ultra, una gara in solitaria che si svolge ai confini con l'Alaska e durante la quale si raggiungono anche i 50 gradi sottozero. Il runner sessantenne si era perso nei boschi passando la notte all'addiaccio. È entrato in ipotermia e ha rischiato di morire assiderato. Quando lo hanno trovato l’atleta è stato subito sottoposto a terapie per limitare i danni e poi trasferito all'ospedale di Aosta, centro di riferimento a livello europeo per la medicina di montagna.

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