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Giulio Regeni, il prezzo troppo alto di una verità che non ci diranno mai

Dagli affari in comune all’alleanza anti Isis, dalla reticenza ai depistaggi, dalle versioni preconfezionate e inaccettabili agli interrogativi senza risposta: la verità sul caso Regeni ha un prezzo troppo alto. E non la sapremo mai.
A cura di Giorgio Scura
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Oggi è un mese dalla scomparsa di Giulio Regeni ed è giunto il momento di guardare in faccia la realtà: la verità su cosa sia successo a questo ragazzo non la sapremo mai. Nell'attesa di essere presto smentiti, possiamo tappezzare le città con gli striscioni gialli che chiedono verità, firmare petizioni, convocare sit in e conferenze: sapere chi e perché ha inflitto a Giulio una fine così orribile ha un prezzo troppo alto.

Assassini di Stato e torture all'ordine del giorno

Il regime di Al Sisi è uno dei più sanguinari del Nord Africa. Secondo il Nadeem Center, il centro di riabilitazione per le vittime di violenza, solo nel 2015 si sono registrate quasi 500 persone morte mentre erano nelle mani delle forze di sicurezza egiziane e più di 600 torturate. Trattamenti inumani, assassini e sangue sono le cifre comuni di questo governo. Fino all'assurdo che lo stesso incaricato di investigare sulla morte di Regeni, Khaled Shalaby, è stato condannato per la morte in seguito a torture di un cittadino egiziano.

Gli affari Italia Egitto

L'Eni ha fatto investimenti in Egitto per 14 miliardi di dollari ed estrae gas dal giacimento di Nooros, nel delta del Nilo e petrolio nella parte occidentale. La scorsa estate poi l'Ente nazionale idrocarburi ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento con riserve stimate di 850 miliardi di metri cubi di gas, il più grande del Mediterraneo. Le perforazioni sono appena cominciate, la produzione inizierà nel 2018, il picco nel 2024. E poi c’è Edison (con investimenti per due miliardi),  Banca Intesa San Paolo, che nel 2006 ha comprato Bank of Alexandria per 1,6 miliardi di dollari, Italcementi, Pirelli, Italgen, Danieli Techint, Gruppo Caltagirone, e molti altri.

Alleanza anti Isis in vista della guerra in Libia

L'Egitto pare essere l'unico vero alleato che abbiamo nel Nord Africa nella guerra contro l'Isis e dell'imminente azione militare interforze contro lo Stato islamico in Libia. L'unico Stato con la capacità militare e la determinazione politica su cui poter fare affidamento. Al Sisi infatti ha tutto l'interesse per muovere guerra contro l'Isis, sia perché è direttamente minacciato, sia ad est sia ad ovest, sia per compattare il fronte interno contro i Fratelli Musulmani.

Le posizioni del governo egiziano

Dall'incidente stradale alla criminalità comune, dalla vendetta personale ai Fratelli musulmani, le autorità del Cairo continuano a dire che tutte le ipotesi sono ancora sul tavolo. Tutte, tranne una: quella che dietro la morte del brillante ricercatore di Cambridge ci siano apparati di sicurezza o di polizia del regime militare di Al Sisi, salito al potere con un golpe militare. Infatti finora non risulta che nessun agente di polizia o funzionario dell'intelligence sia stato interrogato.

L'unica prova non è una prova

L'unico dato oggettivo su questa tremenda storia è lo stato in cui è stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni. Uno scempio descritto anche nel video di Saverio Tommasi che pubblichiamo qui sopra. Un corpo che "parla" e racconta di indicibili sofferenze e soprusi: tagli, bruciature, orecchi mozzati, unghie strappate e costole fratturate. Ma Ahmed Nagy, il capo della procura di Giza che indaga sul caso, ha fatto sapere che non considera il corpo di Regeni una possibile prova. Che di modi per uccidere una persona ce ne possono essere mille e che quei segni non dicono nulla.

I bastoni tra le ruote dei nostri investigatori

Abbiamo mandato al Cairo alcuni dei nostri migliori uomini dello Sco e del Ros per "collaborare" in un team congiunto con gli investigatori egiziani. Una collaborazione che si è subito arenata visto che ai nostri 007 è stato negato perfino l'accesso ai video della metropolitana che non sappiamo neanche se Regeni abbia preso o meno quella maledetta sera del 25 gennaio, o la possibilità di partecipare alla prima autopsia.

Giulio era "attenzionato" dalle forze sicurezza egiziane? Era un obiettivo? Lo ritenevano una spia? Quali sono i “motivi personali" di cui parla l’Egitto? Risposte che non arriveranno mai.

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